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Politica - L'azione del Governo
Quando un Governo aggira le leggi... Stampa E-mail
I provvedimenti amministrativi dei ministri Turco, Mussi, Fioroni in barba alla sovranità popolare
      Scritto da Giovanni Martino
23/03/07
Ultimo Aggiornamento: 10/05/08

turco_livia.jpgIl Governo di centro-sinistra guidato nel 2006/2008 da Romano Prodi aveva in Parlamento (e soprattutto in Senato) una maggioranza risicatissima, e per di più molto divisa al suo interno. Il che rendeva difficile approvare alcune leggi che stavano a cuore ai settori più radicali della maggioranza, e che quindi non trovavano sponda nell'opposizione di centro-destra.

Qual è stata, allora, la bella pensata dei nostri governanti?
Emanare provvedimenti amministrativi che aggirano le leggi! E che hanno suscitato un vespaio di polemiche nella stessa maggioranza, visto che spesso si trattava di iniziative personali dei ministri…

I casi che si sono verificati sono numerosi.

1) Il 21 marzo2007 è stato proprio il TAR del Lazio a sancire formalmente che il ministro della Salute, Livia Turco, aveva forzato l'applicazione di una legge (quella sulle droghe).
Infatti, il 13-11-2006 un decreto emanato dal ministro Turco aveva elevato il "valore soglia" nel possesso di cannabis oltre il quale si è considerati spacciatori, e scattano le sanzioni penali. Il ministro aveva calcolato il nuovo valore moltiplicando per 40 (anziché per 20 come previsto dalla vecchia tabella varata dal precedente Governo) la "dose media singola" (che è pari a 25 milligrammi). In sostanza, secondo la Turco è possibile che chi viene pizzicato con 40 spinelli (la scorta di un paio di mesi…) li possegga per... uso personale!
E' evidente la falsità di chi ha sostenuto che si trattava di un provvedimento fatto per "impedire che chi fuma uno spinello vada in galera". Innanzitutto, perché non si tratta di consumare spinelli, ma di spacciarli (solo per questo scopo se ne possono avere quaranta); in secondo luogo, perché quando parla di sanzioni penali la legge non intende necessariamente la prigione.
Si trattava, al di là di ogni ipocrisia, di un provvedimento mirato ad abbattere ogni ostacolo alla diffusione delle droghe cosiddette "leggere" (che fanno male come quelle pesanti). Ma non è assolutamente ciò che prevede la legge in vigore (n.49/2006).
Infatti, il TAR del Lazio (accogliendo le richieste presentate dall'associazione di consumatori Codacons e da una cooperativa sociale-comunità terapeutica di Taranto) ha sospeso (il 15 marzo) e poi annullato il decreto Turco. I giudici amministrativi hanno ritenuto - come si legge nella sospensiva - che la legge "non conferisca al decreto un potere politico di scelta", ma solo "un potere di scelta di discrezionalità tecnica". Insomma, il ministro deve applicare la legge, non cambiarne il senso!

Ma alla Turco non bastava: l'11 aprile 2008, nella veste di ministro della Salute di un Governo sfiduciato dalle Camere ed in carica per l'ordinaria amministrazione, due giorni prima della preannunciata sconfitta elettorale, firmava le nuove "Linee guida" per l'attuazione della legge 40/2004, quella sulla fecondazione artificiale. Linee guida con le quali, clamorosamente, viene autorizzata la diagnosi preimpianto (che consente di "selezionare" l'embrione da impiantare in utero), pratica vietata dalla legge 40. Infatti, l'art. 13 comma 2 vieta la "selezione a scopo eugenetico degli embrioni", e l'art. 14 comma 2 obbliga ad un "unico e contemporaneo impianto" di tutti gli embrioni creati con un ciclo di fecondazione assistita. Insomma, con un atto amministrativo si va addirittura esplicitamente contro il dettato legislativo! (L'appiglio di una sentenza del TAR del Lazio dell'ottobre 2007, che autorizzava una coppia alla diagnosi preimpianto, non ha nessun senso giuridico: sia perché è discutibile la sentenza stessa; sia, soprattutto, perché la sentenza si applica al caso concreto: casomai il giudice avrebbe dovuto porre la questione di legittimità costituzionale della norma).

2) Il 31 maggio 2006 il ministro dell'Università e Ricerca, Fabio Mussi, ha ritirato l'adesione italiana alla dichiarazione etica con la quale Italia, Austria, Germania, Polonia, Slovacchia e Malta avevano bloccato i finanziamenti dell'Unione europea alla ricerca sulle cellule staminali attraverso la coltivazione di embrioni umani.  Senza la firma italiana, i restanti Paesi non sono stati più sufficienti a bloccare i finanziamenti. In questo modo, il ministro Mussi ha indirettamente autorizzato esperimenti, finanziati dall'Unione Europea (e quindi anche con i nostri soldi), che portano alla distruzione di embrioni e sono quindi vietati dalla legislazione italiana, in particolare dalla legge 40/2004 sulla fecondazione assistita. Il ministro ha così 'aggirato' una legge dello Stato, per di più sancita da un recente referendum popolare, il quale a larghissima maggioranza ha respinto la richiesta di abrogarla. "Non mi sembrava giusto (…) impedire il finanziamento della ricerca in altri Paesi", ha detto il ministro. E ha detto il falso, perché ogni Paese può fare la ricerca - discutibile - che crede; ma a spese proprie, e non - grazie al ministro Mussi - a spese nostre.

3) Un accordo del 17-7-2006 tra l'amministrazione scolastica (in rappresentanza del ministero della Pubblica Istruzione) e i sindacati ha "disapplicato" (sì, proprio così!) parte dell'art.7 e dell'art.10 del d.lgs. 59/2004 (riforma Moratti). Cade quindi uno dei pilastri della riforma Moratti: il tutor, cioè l'insegnante che doveva interessarsi del rendimento complessivo di uno studente e redigere il suo portfolio (una sorta di curriculum, comprendente anche le attività integrative, capace di individuare le aree di miglioramento e le esigenze di sostegno). Viene anche meno, di conseguenza, l' "insegnante di riferimento" nelle elementari: i bambini tornano ad essere 'sballottati' tra tanti insegnanti. Insomma, si privano famiglie e studenti di riforme importanti per accontentare i sindacati (che non vedono di buon occhio differenze di funzioni tra docenti). Il tutto… in barba alla legge! ("Disapplicata"…)

Fermiamoci qui, con i casi più eclatanti. Che dire?

La legge esprime la volontà del popolo sovrano. E' un principio - non vorremmo essere costretti a ricordarlo con enfasi - posto alla base dello Stato di diritto.

Certamente le leggi non sono un feticcio, si possono cambiare. Ma finché sono in vigore, finché in Parlamento non si forma una maggioranza favorevole al cambiamento, continuano ad esprimere la volontà popolare.

Sentiamo da più parti il continuo - e condivisibile - richiamo all'importanza della "legalità". Vediamo spesso puntare l'indice severo contro il cittadino sorpreso a non rispettare una delle migliaia di leggi e leggine tra cui dobbiamo districarci.
Ma come mai quegli stessi soloni non si stracciano le vesti se la violazione - formale o sostanziale - viene proprio da una delle massime istituzioni, il Governo della Repubblica?



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