Da Zadig News - Agenzia di giornalismo scientifico - agosto 2005.
fonte: Wolf S M. Assessing Physician Compliance With the Rules for Euthanasia and Assisted Suicide. Arch Intern Med 2005; 165:1677
L'Olanda, primo paese al mondo, dal 2002 si è dotato di una legge che norma le procedure per condurre l'eutanasia su malati terminali. In Europa solo il Belgio ha seguito l'Olanda. Negli Stati Uniti l'Oregon ha emanato una legge che legalizza l'eutanasia ma deve ancora essere vagliata dalla Corte suprema, con la possibilità che sia rigettata.
Sui Paesi Bassi sono quindi puntati i riflettori di chi vuol capire la reale portata di una legge simile e contrari e favorevoli sono in cerca di dati che confermino la propria posizione. In particolare il dibattito si è infervorato da quando le autorità competenti hanno ammesso che negli ospedali olandesi era permessa l'eutanasia su bambini minori di 12 anni.
I dati di una recente ricerca, pubblicata sugli Archives of Internal Medicine, non rispondono a questi interrogativi ma fotografano la situazione, da cui si ricava una piccola certezza: l'eutanasia non viene accettata d'ufficio, molte domande non superano il percorso di valutazione.
Lo studio ha preso in considerazione circa 2.500 richieste di eutanasia. Di queste: il 40 per cento sono state esaudite; il 13 per cento sono state accettate ma il malato è morto anzitempo; il 13 per cento non ha percorso tutte le fasi del procedimento perché i malati sono morti; il 13 per cento sono state accettate ma il malato ha cambiato idea (il medico deve verificare le reali intenzioni del richiedente più volte fino all'ultimo istante prima della somministrazione); il 12 percento sono state rigettate dal medico.
Dalla ricerca è emerso il dato sorprendente che i malati spesso chiedono l'eutanasia spinti da ragioni che hanno poco a che vedere con la medicina.
I medici hanno accettato la richiesta solo quando motivata da inaudite sofferenze o estrema debolezza fisica e perdita della dignità. Spesso però si sono trovati di fronte a richieste di morte spinte dalla depressione o dalla volontà di non essere un peso per la famiglia.
Questi risultati allarmano chi teme che l'eutanasia per i malati terminali sia il primo passo verso la concessione della morte anche per altri motivi esistenziali di cui la società non vuole farsi carico.
Nell'editoriale a commento dell'articolo Susan Wolfe, contraria alla legge, esprime dubbi sulla possibilità di emanare linee guida che stabiliscano i confini entro cui deve muoversi l'intero procedimento terapeutico, dalla prima domanda alla effettiva somministrazione dell'eutanasia, e sulla reale possibilità di controllare l'aderenza alle linee guida dei medici e dell'equipe di esperti che lo affianca, soprattutto nei casi in cui il malato richiede il suicidio assistito spinto da sovrapposte, e poco discernibili, ragioni mediche e psicologiche.
(questi dati dovrebbero indurre ad attenta riflessione, e spingere in direzione opposta a quella presa in Olanda di ulteriori facilitazioni nell'accesso all'eutanasia, anche sui minori... - Ndr)