(articolo di riferimento: Si può dire "Buon Natale"? )
Che cos'è il Natale? Il presepe nelle scuole, le recite dei bambini, l’albero nei palazzi, le luminarie per strada, i regali, le cene. E poi ci sono i crocefissi nelle aule. Argomenti quanto mai discussi. In nome della "laicità". Via il cristianesimo dalle feste, via ciò che indica una specificità, e come tale rischia di apparire come prevaricazione di chi non si riconosce in quelle realtà. Un ragionamento che sembra non fare una piega. Quindi sarebbe giusto portarlo fino in fondo.
Il Natale esiste perché ricorda la nascita duemila anni fa nella cittadina di Betlemme di un preciso bambino, che secondo moltissime persone è Dio che si è fatto uomo. Per questo il Natale è importante. Lecito non crederlo, essere coerenti significa non festeggiarlo. Niente più feste di Natale, quindi, ma giorni di lavoro come tutti gli altri. E lo stesso per le altre feste religiose. L’Epifania, ad esempio, la Pasqua, senza dubbio, l’Immacolata, Ferragosto-Assunzione, i santi patroni.
E non si tirino in ballo presunti precedenti pagani, celtici o chissà che altro. Perché vale lo stesso discorso: se non si festeggiano le feste cristiane, nessuna vacanza neanche per quelle di qualsiasi altro culto o realtà, anche civile, se è per questo. Come, ovviamente, basta con il contare gli anni a partire, guarda caso, dal Natale. Niente più Capodanno, che rispecchia comunque una specifica cultura, niente più anni contati a partire da una data. Da una qualsiasi data: non basterebbe sostituire l’anno 0 con un altro anno 0, comunque arbitrario e quindi sospetto di prevaricazione. E per essere davvero seri, basta con l'alzarsi tardi la domenica, il giorno del Signore. Retaggio cristiano all’interno della settimana, che è di origine giudaico-cristiana ma con molti giorni dai nomi pagani, come anche i mesi. Si lavori anche la domenica, e basta contare il tempo in questo modo. Niente più feste, solo qualche giorno di ferie.
E se questo senso di laicismo è davvero serio e coerente, non deve temere di guardare in faccia a nessuno. Non ci può essere identità specifica che non evochi una differenza dalle altre identità. Quindi un mondo davvero "rispettoso" non darebbe un nome alle città, per non evocare ricordi che a qualcuno spiacciano o per non offendere magari alcuni cittadini che non apprezzano quel nome. E quanto più vale il discorso per il nome delle strade, intitolate a luoghi, eventi o persone che qualcuno ha stabilito essere importanti per qualcuno. Più onesto non turbare la sensibilità di nessuno. Si potrebbe pensare di dire ad esempio «la strada sotto la quercia», ma poi siamo sicuri che alla quercia piaccia essere chiamata così?
E già, perché l’attribuzione di nomi è un bel problema. Soprattutto nelle scienze. Chi dà il diritto, che so, di denominare le stelle? E se ci fossero mondi abitati i cui residenti non gradiscono? Un bel problema, lo studio. Si pensi all’arte. Forse per essere davvero rispettosi bisognerebbe abolire dai programmi di arte ciò che riguarda il cristianesimo, e non solo. Qualche Michelangelo, qualche Giotto, qualche cattedrale da far sparire. Ma anche le piramidi e i templi e tutto il resto. E poi la storia: la Resistenza, il Risorgimento, Roma e tutto il resto. Perché studiarli? È una scelta, e come tale va a discapito di altre, impone una linea rispetto alle infinite sensibilità possibili. Un’offesa non solo per chi non è nato in Italia (perché Italia?) ma anche per chi vi è radicato da generazioni, ma magari non apprezza questo o quello. E sì, perché poi questo è il nocciolo del problema della scuola: la scuola insegna, quindi impone. E consegna una tradizione, trasmette una cultura ricevuta. Somma ingiuria. Coerenza lo impone: basta con i pesi offensivi del passato, la cultura, la tradizione.
Un bel foglio bianco, vuoto. Ecco il mondo perfetto.
Buon Natale.
Osvaldo Baldacci