Sappiamo che la raccomandazione esiste, ed è purtroppo un’abitudine diffusa (praticata spesso anche da coloro che la criticano…). Ma questo significa che i concorsi sono solo una messa in scena senza alcuna garanzia? Non sarà che qualche volta, convinti che "tanto il vincitore è già deciso", non si studia abbastanza?
Vogliamo qui riportare la testimonianza di una persona che “ce l’ha fatta”, e che ha voluto rendere pubblica la sua esperienza - firmandosi con nome e cognome – in una lettera del 20-12-2004 alla rubrica di Severgnini sul Corriere della Sera on line.
Caro Beppe,
scrivo per raccontare la mia esperienza di concorsista ad oltranza, di concorsista per scelta e per passione! E' vero che molti concorsi pubblici sono guidati con destrezza dai responsabili, ed è altrettanto vero che molte selezioni si potrebbero evitare con sistemi di chiamata diretta. Ma non bisogna accettare questa realtà come fosse un dogma. Io ho partecipato a circa 20 concorsi pubblici: magistratura, agenzie fiscali, ministeri, enti pubblici. Appena leggevo "requisiti: laurea in giurisprudenza" presentavo la domanda e studiavo, tantissimo. Sono riuscito a vincerne alcuni, ho cambiato "posto" da poco e ho respinto in poche settimane due proposte. Non mi ha aiutato nessuno, solo le mie conoscenze tecniche e un po' di distacco da ciò che stavo facendo. Non mi sono mai illuso che tutto fosse in regola, ma non mi sono rassegnato, mi dicevo "quanto meno saranno costretti a fare i conti con me e con le mie prove, dovranno motivare le loro scelte e i loro giudizi; non sono a casa propria". L'anno scorso ho vinto un concorso "ad un posto" bandito da uno degli enti pubblici più grandi d'Italia, ancora mi sembra impossibile eppure c'erano tanti concorrenti interni... Ho avuto modo in questi anni di far parte anche di alcune commissioni giudicanti, come dire, sono passato dall'altra parte della barricata. Una volta un candidato mi ha ringraziato per come avevo condotto il concorso. In quel momento il cerchio si è chiuso, almeno per me. Dobbiamo continuare a partecipare ai concorsi che ci interessano, con disinvoltura, preparazione, determinazione. Ci sarà sempre qualcuno che ci valuterà con imparzialità. Bisogna crederci.
Pietro Ferlito