Ulisse (e Polifemo): da Omero, a Dante, a Joyce...
Un "classico" è un'opera dell'ingegno e della creatività umana (letteraria, saggistica, teatrale, musicale, cinematografica, ...) che ha lasciato il segno nella cultura e nell'immaginario di una società. Non usiamo quindi il termine in un'accezione troppo ristretta, riferendolo solo alle opere ereditate dall'antichità greco-romana. E neanche vogliamo svilirlo in senso opposto, distribuendo la patente di "classico" al completino d'abbigliamento che ha resistito a due stagioni, o al locale alla moda che si trova in centro.
Il classico è un'opera con la quale l'autore non ha solo espresso un proprio sentimento o un proprio messaggio, ma è riuscito anche a intercettare una sensibilità e un pensiero universali. Il classico parla al cuore e alla mente di un'intera generazione, ed anche alle generazioni successive. Il classico ci dice qualcosa di indispensabile per capire un'epoca e una cultura; ci fornisce una chiave di lettura dell'animo umano. Chi legge (o vede, o ascolta) un classico può riconoscersi in esso, o può contestarlo; ma non può restarvi indifferente, non può dire che avvicinarsi a quell'opera non lo abbia aiutato a crescere. Il classico fornisce le categorie (artistiche e concettuali) su cui si basa il dibattito culturale futuro, costruisce lo scenario del nostro immaginario, ci aiuta a spiegarci e comprenderci con i nostri simili.
Il classico non è contemporaneo, ma esprime un messaggio che è sempre attuale. Anzi, la resistenza al trascorrere del tempo ci dà garanzia che quell'opera non sia stata espressione di una moda effimera.
Ricordare il valore dei classici ci ricorda l'importanza di distinguere ciò che vale di più (e che merita davvero il nostro impegno, le nostre risorse, il nostro tempo) da ciò che vale meno.
In un'ipotetica scala di valori dell'arte, al livello più basso troviamo 'opere' di cui potremmo fare a meno, cui possiamo accostarci con curiosità, con leggerezza, ma anche con la consapevolezza che il tempo dedicato ad esse è sottratto a qualcosa di ben più importante; talora si tratta persino di tempo impiegato in maniera nociva ("l'arte di non leggere" un brutto libro, o di non guardare un pessimo film, di districarsi nel mare di produzioni editoriali inutili e velleitarie che ci sommergono, è un'arte che merita di essere coltivata).
Salendo al gradino successivo, troviamo opere che hanno dignità artistica e letteraria: per Nicolás Gómez Dávila “appartengono alla letteratura tutti i libri che si possono leggere due volte”.
Infine, ovviamente, il classico: qualcosa la cui mancanza ci impoverisce.
Il valore dei classici è stato sino a ieri indiscusso. Tutt'al più poteva sbuffare, a sentirne parlare, l'adolescente insofferente delle imposizioni della scuola, dove non sempre è facile trovare insegnanti che aiutino ad accostarsi ai capolavori immortali nella maniera giusta, assaporandoli sino in fondo.
Oggi, invece, in epoca di relativismo diffuso, di "decostruzionismo" (di cui è stato alfiere il filosofo francese Darrida, recentemente scomparso), si sente dire che non esisterebbero più il Bello, la qualità, l'eccellenza; che una realizzazione ha significato solo nel suo contesto, solo perché esprime la prospettiva soggettiva del suo autore, e perché è interpretata in maniera altrettanto soggettiva dal fruitore. In quest'ottica, tutto potrebbe essere ugualmente valido: Dante sarebbe uguale a un Pessoa, Kubrik a un Almodovar. Anzi, secondo il "politicamente corretto", tutto deve essere considerato ugualmente valido. Piuttosto, sosteniamo noi, tutto diviene ugualmente Mediocre, annega nel nichilismo.
Il Bello, il Vero, il Giusto esistono. Certo, nessun classico può pretendere di incarnarli in pieno, di aver detto la parola ultima sull'uomo. Ma tali opere sono quelle che hanno qualcosa di significativo da dire all'animo umano, allorché si interroga su se stesso e sulla realtà che lo circonda. Harold Bloom, il maggior critico letterario americano, ha recentemente scritto il Canone Occidentale, un saggio che ha scatenato un grande dibattito a livello internazionale, nel quale illustra quali opere e quali autori sono indispensabili alla comprensione della nostra civiltà.
Un "canone" non può essere chiuso, non comprende solo e tutte le opere suggerite da critici come Bloom, naturalmente. Ma quella di accostarsi ai testi "fondanti" resta un'esigenza che non può essere rifiutata.
La creatività umana procede per mille vie, anche per tentativi. Sarebbe stucchevole, dunque, fermarsi ai classici, rinunciare a esplorare - anche individualmente - nuovi autori e nuovi percorsi. Anche noi ci permetteremo di suggerirvi la scoperta di qualche autore nascosto, di qualche novità stimolante, di qualche opera ingiustamente trascurata.
Riconosciuto ciò, sarebbe delittuoso ignorare ciò che è sicuramente prezioso, che può aiutarci a percorrere le nuove vie senza smarrirci.
Una piccola guida ai classici vogliamo offrirla con le nostre classifiche (sono già pronte quelle sui Film, su Fumetti e Cartoni e sulle Serie televisive; in futuro quella sui Libri).
Mettiamo le mani avanti: si tratta di classifiche inevitabilmente incomplete, con una componente - com'è ovvio - soggettiva: un conto è individuare la qualità (ed è sforzo su cui si può convergere), altro è fissare graduatorie precise. Aggiungiamo che il termine "classico", per i prodotti di intrattenimento, lo abbiamo utilizzato naturalmente in senso lato, aggiungendo opere che semplicemente - a nostro avviso - sono godibili o vale la pena rivedere.
Si tratta quindi di classifiche discutibili; ma proprio perché fatte per suscitare discussione. Il nostro scopo è difendere l'idea che esista una qualità, che la nostra vocazione sia di guardare in alto.