Alle 17,44 del 19 aprile un boato in piazza San Pietro ha accolto la fumata bianca uscita dal comignolo della Cappella Sistina, e seguita dal suono delle campane di tutta Roma. Il nuovo Papa, Joseph Ratzinger, è stato eletto al quarto scrutinio e dopo solo un giorno e mezzo di conclave. Si è affacciato al balcone della basilica per un breve saluto, caratterizzato anche dall'evidente emozione (Ratzinger è normalmente un brillante oratore). L'ultimo Papa tedesco, Vittore II, era stato eletto il 16 aprile 1055, esattamente 950 anni fa: Gebeardo dei conti di Dollnstein-Hirschberg*.
Joseph Ratzinger è nato a Marktl am Inn (Passau), Germania, il 16 aprile 1927, in una famiglia poco facoltosa ma molto devota.
Il 29 giugno 1951 e' stato ordinato sacerdote. Ha studiato filosofia e teologia. Nel 1957 ha ottenuto la libera docenza. Nel 1969 e' divenuto professore ordinario di dogmatica e di storia dei dogmi nell'università di Ratisbona e vicepresidente della stessa università. Già nel 1962 aveva acquistato notorietà intervenendo come consulente teologico al Concilio Vaticano II. La scelta allora aveva provocato qualche polemica perché Ratzinger era considerato troppo 'progressista'.
Il 24 marzo 1977, a soli 50 anni, Paolo VI lo ha nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga e cardinale nel Concistoro del 27 giugno 1977, già del Titolo di S. Maria Consolatrice al Tiburtino, e in seguito dei titoli della Chiesa Suburbicaria di Velletri-Segni e della Chiesa Suburbicaria di Ostia.
Il 25 novembre 1981 è stato nominato da Giovanni Paolo II Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'organo che in pratica custodisce l'ortodossia cattolica, la fedeltà dell'insegnamento teologico alla dottrina della Chiesa. Dal 30 novembre 2002 era decano del Collegio cardinalizio. Ratzinger e Baum erano gli unici cardinali creati da Paolo VI presenti al Conclave.
Quali indirizzi avrà il suo pontificato?
Diciamo subito che la velocità dell'elezione testimonia anche l'unità d'intenti dei cardinali. E' il Papa che è stato concordemente ritenuto più adatto ad affrontare i problemi della Chiesa e del mondo, non il Papa di una fazione contro l'altra.
Che Papa sarà?
Il ruolo svolto per oltre vent'anni di "custode della Fede" ha fatto sì che molti cucissero addosso a Ratzinger un'immagine superficiale. L'immagine di "conservatore", ad esempio; qualcuno ha parlato anche, un po' sprezzantemente, di "inquisitore tedesco", ricorrendo al luogo comune di una presunta rigidità collegata alla nazionalità di provenienza. Ma abbiamo visto, nell'articolo Chi contesta il papato, che si tratta delle stesse critiche che ha ricevuto a lungo Giovanni Paolo II; critiche che - per mezzo di un poco elegante attacco alla persona - celano un fondo di contestazione all'essenza stessa della Chiesa cattolica.
In realtà, dal punto di vista dottrinale, Ratzinger è stato il collaboratore più fidato di Papa Wojtyla, cui era legato da grande amicizia (Wojtyla, nel libro autobiografico “Alzatevi, andiamo”, definì Ratzinger “l’amico fidato”). Entrambi avevano ben chiaro che la Chiesa deve essere attenta ai bisogni dell'uomo moderno, deve saper parlare al mondo che cambia, senza però disperdere il patrimonio del "deposito della Fede". Deve annunciare il suo messaggio al mondo, non conformarsi alla mentalità del mondo.
Benedetto XVI deve raccogliere le nuove e impegnative sfide intraprese da Giovanni Paolo II negli ultimi anni del suo pontificato. Non ci sono quasi più i totalitarismi che nel secolo passato volevano dominare il mondo, imponendo con la violenza una propria verità e costruendo un "uomo nuovo" senza radici religiose. Ora il pericolo è più subdolo. Il rischio che qualcuno possa imporre con la forza una sua verità ha portato all'eccesso opposto, a rifiutare anche l'idea che la verità possa essere ricercata con il dialogo e la libertà; ha portato a ritenere che il concetto stesso di "verità" sia intollerante, che la verità non esista. E' il cosiddetto relativismo.
Nella sua omelia durante la messa pro eligendo Romano Pontifice, in apertura di Conclave, Ratzinger ha affermato che "il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. È lui la misura del vero umanesimo. Adulta non è una Fede che segue le onde della moda e l'ultima novitį; adulta e matura è una Fede profondamente radicata nell'amicizia con Cristo. (...) Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come un cembalo che tintinna". Si tratta di una posizione che ha importanti riflessi culturali e politici, perché significa chiedere al mondo (e in particolare all'Occidente secolarizzato) di mettersi in discussione, di riflettere sulla propria cultura, di interrogarsi sul fondamento dei diritti umani, di trovare le basi autentiche per una pace duratura. La lucidità di Ratzinger su questi temi ne ha fatto l'intellettuale più ascoltato e rispettato (anche da chi lo ha criticato) nel mondo dei non credenti.
Un altro punto su cui probabilmente si concentrerà Benedetto XVI è la 'purificazione' della Chiesa: nelle meditazioni per l'ultima Via Crucis ha chiesto perdono a Dio per la "sporcizia" che troppo spesso macchia membri della comunità ecclesiale.
Qualche indizio sul suo programma si può forse ricavare proprio dal nome, Benedetto. Il suo predecessore, Benedetto XV, esercitò il pontificato durante la prima guerra mondiale, che bollò come "inutile strage". Fu anche un Papa critico del modernismo, ricercando però toni concilianti; fautore del dialogo con le Chiese d'Oriente, incentivò le missioni, ebbe a cuore la formazione del clero. Si chiamava Benedetto anche il primo patrono d'Europa e il fondatore dell'ordine religioso, i benedettini, che ha contribuito a salvare nei suoi monasteri e conventi la tradizione culturale europea e quella classica. Scegliere il nome Benedetto può dunque significare un richiamo alle radici della cultura europea, l'indicazione della necessità di rievangelizzare il vecchio continente. La cultura che s’è imposta in Europa “costituisce la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose dell’umanità”, ha argomentato il 1 aprile a Subiaco, nell’ultima sua conferenza regnante Giovanni Paolo II. E quindi la Chiesa deve reagire col massimo del coraggio, non conformandosi al secolo, non inginocchiandosi al mondo, ma “con la santa inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo”. Del resto, la mancata indicazione delle radici cristiane nella Costituzione europea (v. il nostro articolo su questo argomento, con in calce i riferimenti al libro scritto da Ratzinger insieme con Marcello Pera) costituì uno dei motivi di maggiore rammarico per Giovanni Paolo II.
Dal lato umano, dal punto di vista del carattere del nuovo Papa, emergeranno probabilmente le differenze con Wojtyla. Quest'ultimo aveva una personalità aperta, una grande forza comunicativa. Chi conosce Ratzinger, invece, parla di una persona mite, dolce, "umile lavoratore nella vigna del Signore", caratterizzato da quella timidezza che qualcuno scambia per freddezza. In questo, forse, l'eredità di Giovanni Paolo II è un'eredità che sarebbe stata pesante per chiunque: bisognerà abituarsi a non fare confronti, perché ogni uomo ha il suo carattere. E forse la scelta di un nome diverso (anziché Giovanni Paolo III) si spiega anche col desiderio di evitare l'idea di una mera 'prosecuzione' del papato precedente.
Conoscendo meglio Benedetto XVI, avremo modo di farcene un'idea diretta, senza il filtro di pregiudizi. Pensiamo che il precedente Papa sia stato amato soprattutto per il contenuto del suo pontificato, per le cose che diceva, non per come le diceva; se così è, i fedeli sapranno guardare al contenuto del nuovo pontificato, sapranno apprezzare una persona diversa che annuncia un Vangelo uguale.
* Per amor di precisione storica: dopo Vittore II, altri due Papi provenivano da territori che all'epoca erano possedimenti tedeschi - Stefano IX (1057-1058) dalla Lorena, Adriano VI (1522-1523) dall'Olanda - anche se non avevano mai esercitato il mandato episcopale in diocesi tedesche.