Sabato 25 marzo 2006, Rai Tre (rete del servizio pubblico, pagata con i nostri soldi). Programma Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio. Ospite il regista Nanni Moretti, che promuove il suo ultimo film Il Caimano. La solita promozione commerciale? Mica tanto.
Anzitutto, a promuoversi è il “santone” Moretti, che aveva sempre rifiutato con sdegno le “marchette” televisive; benvenuto tra i mortali.
In secondo luogo, il film presentato è una vera e propria requisitoria – senza allusioni e metafore, ma con brutale immediatezza – contro il Presidente del Consiglio uscente, Silvio Berlusconi, e contro i suoi elettori, rappresentati come facinorosi antidemocratici e potenziali golpisti. Nulla da obiettare alla “libertà di satira” o di “denuncia sociale”. Anche se gli stessi critici cinematografici – che di solito osannano Moretti – hanno evidenziato come l’intento accusatorio sia così condizionante da compromettere la qualità artistica del film (sia detto per inciso: Moretti è un regista largamente sopravvalutato, proprio grazie alla sua militanza politica a sinistra; un po’ come accadde ad uno scrittore come Moravia, caduto nel dimenticatoio dopo la sua morte).
La nostra attenzione non è però diretta al contenuto del film, per il quale ci atteniamo alla nota massima di Flaiano: “Non l’ho visto e non mi piace”. Vorremmo piuttosto evidenziare che la promozione in televisione di un film-denuncia a carattere politico-elettorale è avvenuta in violazione della legge c.d. sulla par condicio: la quale prescrive che i programmi di intrattenimento (come Che tempo che fa) non possono affrontare temi politico-elettorali; e che, nei programmi di informazione, tali temi devono essere trattati offrendo condizioni di parità tra diversi schieramenti e diverse opinioni, senza che il conduttore lasci trasparire preferenze.
Ebbene, Fazio e Moretti hanno violato tutte queste regole. Ma il bello è che lo hanno fatto, duettando tra il serio e il faceto, con l’aria di chi sfidava coraggiosamente la censura, il “regime berlusconiano”! Fazio argomentava che era disposto a mettere a repentaglio la propria carriera per ospitare l’amico Moretti; il quale ammirava cotanto coraggio, ironizzava sulla liberatoria per la par condico che aveva firmato, spiegava che l’uscita del film prima delle elezioni era casuale (!), e che non si trattava di un film politico, bensì di “fantascienza politica” (sic!).
Anche il lettore più distratto ricorderà che la legge sulla par condicio è stata voluta dalla sinistra, e che è stato Berlusconi a definirla come “legge bavaglio”. Ora, comunque la si pensi su questa legge (giusta, ingiusta, necessaria, eccessiva, ecc.): come definireste persone che spingono per l’approvazione di regole, le violano, e per di più si atteggiano a vittime? … Facce di bronzo!
P.S. A sinistra, gli stessi che vedono dappertutto leggi ad personam applicano poi con disinvoltura la massima di Giolitti: “Le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano”.