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Sinistra e potere
Il sistema di potere nelle Regioni "rosse" Stampa E-mail
Un convegno organizzato dall'UDC illustra in dettaglio i meccanismi di un sistema di potere ferreo
08/01/06

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Pubblichiamo di seguito gli interventi al convegno "Politica e affari, il sistema di potere della sinistra nelle Regioni rosse", organizzato dall'UDC e tenutosi a Modena il 7 gennaio 2006.

 

Ministro Carlo Giovanardi
Buongiorno a tutti. Siete molti, questa mattina c’è un pubblico numerosissimo, ma per la verità noi non vorremmo parlare a voi, perché probabilmente essendo qui a Modena, parlo anche per Radio Radicale che ci sta registrando, molti dei presenti ne sanno più di noi di quello di cui parleremo stamattina. Questo però è un argomento poco noto in Italia. Nell’invito che abbiamo spedito, non per iscritto, abbiamo fatto una convocazione a voce, lo abbiamo mandato soltanto per e-mail, abbiamo scritto: “Nell’incontro verranno illustrati i meccanismi della triangolazione partito, amministratori pubblici, strutture economiche della Lega e dell’Unipol che hanno consentito lo scambio continuo di favori tra economia e politica in queste regioni, un sistema che negli ultimi anni i Democratici di Sinistra hanno tentato di allargare anche ad altre regioni d’Italia, anche attraverso la conquista di posizioni nel sistema bancario.” Sembra una cosa scontata, ma se voi ci pensate il dibattito politico di questi giorni, basta accendere la televisione o guardare i giornali, verte su due tesi principali. Quella di Fassino e della sinistra è: “Ci sono due compagni che hanno sbagliato, li hanno trovati con 100/miliardi di lire sui loro conti correnti”, quei 100/miliardi di lire non si capisce da dove vengano e a che cosa servissero... “Sono indagati perché sembra che abbiano commesso dei reati nella loro attività. Tiriamo via quelle due mele marce e il nostro movimento politico e cooperativo è, come sempre, inattaccabile, morale, onesto, pulito. Il partito gli affari non sa neanche cosa siano, noi non ci siamo mai interessati di queste cose. Non siamo quelli del centrodestra, noi, siamo quelli che hanno una loro superiorità morale.” Questa è una rappresentazione della realtà del tutto falsa. Credo che noi lo possiamo dire, perché gli amici che parleranno dopo di me, quelli che sono in sala, sono stati per tanti anni impegnati politicamente a livello nazionale e in queste regioni in un partito che si chiamava Democrazia Cristiana, oggi siamo nell’UDC, quindi possiamo aver fatto degli errori, possiamo aver fatto delle cose, dal punto di vista politico, non sempre azzeccate, ma sicuramente abbiamo titolo a parlare perché non abbiamo interessi specifici di nessun tipo, non abbiamo potentati economici da coprire, non abbiamo interessi in campo per i quali lavorare, se non quelli del bene comune e dell’interesse pubblico. Allora vediamo un attimo di che cosa stiamo parlando. Parliamo di quattro regioni dove da sessant’anni, più di mezzo secolo, comandano sempre gli stessi, dove non c’è stato nessun ricambio di classe dirigente, dove, quando nel 1992/94 c’è stata una rivoluzione che ha travolto cinque partiti, quello che una volta si chiamava il sistema di potere della DC in Veneto è sparito in una giornata, in Campania oggi governa un certo Bassolino, a Napoli e in tutta la Campania c’è l’egemonia dei DS, è nata la Lega, è nata Forza Italia, intere regioni sono passate dal centrodestra al centrosinistra. Tutto è cambiato, salvo qualcosa che è rimasto immobile: la Toscana, l’Emilia, l’Umbria, la parte rossa delle Marche, queste province, tra cui Modena.
Evidentemente c’è qualcosa di strutturato in queste realtà.
Io vi illustrerò brevemente alcuni documenti, perché mi piace parlare per documenti, che poi sono a disposizione dei giornalisti qui presenti, delle televisioni e della carta stampata, per capire un attimo come funziona questo sistema. Guardate, parto dal 1989, comincio da lì perché quando intervenni in Consiglio Regionale c’era una delibera importantissima, “Indicazioni programmatiche di urbanistica commerciale per la revisione dei Piani comunali.” Allora si trattava di carta, oggi sono quelle cattedrali che sono la grande distribuzione, gli ipermercati e così via. Un po’ sfiduciato, alla fine dell’intervento ho detto: “Va beh, nell’interesse di chi viene fatto questo Piano? Il sospetto è che il motore dell’operazione non sia stato né il Consiglio Regionale, né gli interessi degli utenti, né il problema di razionalizzare la rete commerciale e distributiva, ma i tempi programmati, fissati e predeterminati di sviluppo economico della Lega delle Cooperative che evidentemente ha i suoi programmi, ha i suoi tempi da rispettare, ha i suoi investimenti da fare, ha delle tabelle da portare avanti, e che quindi, in collegamento con le Amministrazioni Comunali e in collegamento, a questo punto, anche con gli organismi legislativi (il Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna), deve arrivare a certi risultati economici in determinati tempi dati.”
Chi fa i Piani commerciali in Emilia Romagna? Io dissi in Consiglio Regionale: “C’è chi li detta”, ed è il potere economico della Lega delle Cooperative che arriva con le sue proposte da attuare sul territorio.
Ma allora che rapporto c’è fra la Lega delle Cooperative e il partito? Allego un altro piccolo documento che non deriva da me, ma deriva dall’INPS, quando, all’inizio degli anni Novanta, l’INPS si accorse che centinaia (qui c’è l’elenco di allora) di esponenti dei DS, dell’allora Partito Comunista,  sindaci ed amministratori di Modena, di Reggio, di realtà della Toscana, dell’Emilia e così via... Beh, di cosa si accorse l’INPS? Essendo vigente una legge che proibiva ai funzionari di partito che erano diventati sindaci ed assessori di andare in aspettativa e di raddoppiarsi l’indennità di carica, quindi di mettere a carico vostro, nostro, del pubblico, dell’INPS, i contributi da pagare, una bella mattina è arrivata una disposizione per cui tutti questi signori sono stati assunti fittiziamente da strutture della Lega delle Cooperative. Sono improvvisamente risultati non più dipendenti del partito, ma da una certa mattina sono risultati dipendenti di una cooperativa, come a Modena è accaduto per la Libreria cooperativa Rinascita che ha assunto il sindaco e sette assessori. Qui ci sono tutti i nomi. Li ha assunti alle nove del mattino, alle nove e un minuto li ha messi in aspettativa. Risultando dipendenti di queste strutture della Lega e non più del partito, hanno raddoppiato l’indennità di carica, i contributi quindi sono andati a carico dell’INPS. Il segretario amministrativo del PCI di allora non aveva più il problema di pagare gli stipendi, tanto ci pensava il pubblico.
Richiamo la vostra attenzione non tanto su questa questione penalmente rilevante, che è costata la testa a sindaci socialisti in altre città d’Italia, mentre invece da noi è costata l’archiviazione di un G.I.P. che ha definito “lodevole” questa iniziativa del partito, perché dice: “La gente vede male i sindaci e gli assessori funzionari di partito. In questa maniera invece il partito li ha fatti apparire come dipendenti di strutture economiche, quindi la situazione è migliorata.” Siamo anche all’umorismo, perché nel sistema di potere, e questo è dimostrato per tabulas, è così. In altre regioni d’Italia è reato ed è costato la testa ad esponenti democristiani e socialisti; in Emilia, Toscana ed Umbria diventa una cosa lodevole da parte dei magistrati.
Non voglio però richiamare la questione sulla vicenda penale. Voglio solo sottolineare il fatto incredibile che quando si è trattato di fare i Piani commerciali, i Piani urbanistici, di operare con interessi concreti, gli amministratori che decidevano erano funzionari di partito che erano diventati sindaci ed assessori, che erano falsi dipendenti della Lega delle Cooperative, la struttura per la quale decidevano gli interessi sul territorio. Se questo non è un gigantesco conflitto di interessi, sinceramente non so che cosa sia. Prodi dice però: “Non sapevo nulla.” Prodi dice: “Io non c’ero, se c’ero dormivo...” Ieri ha fatto un’epistola nella quale ha diviso il mondo in buoni e cattivi. Dice: “Quelli morali, i buoni, siamo noi, quelli della sinistra, non quelli sporchi, brutti e cattivi del centrodestra. Nella nostra legge costitutiva c’è la moralità.”
Poiché ho qualche memoria storica di quello che accadeva in questo Paese, ma il mio avvocato mi dice sempre, quando parlo, di stare attento a non prendere delle querele... allora sono andato a riprendermi Panorama del 1998. Io avevo presentato un’interrogazione, quando ero in minoranza nella scorsa legislatura, al Governo di centrosinistra in carica, in cui dicevo che io e Pierluigi Castagnetti, eravamo nel 1986/87, io come Capogruppo DC della Regione Emilia Romagna e Castagnetti come Segretario Regionale, preoccupati del fatto che la variante di valico Bologna-Firenze non partiva, i lavori non partivano, per la verità siamo nel 2006 e i lavori sono partiti ma quell’opera non è ancora stata fatta, andammo da tale Romano Prodi a Roma, nella sede dell’IRI, per chiedergli il perché di questi ritardi.
Nell’interrogazione scrivevo che Prodi disse: “Sai, la variante di valico non parte per il semplice fatto che la Regione Emilia Romagna non dà il disco verde, non dà l’autorizzazione a partire. Non dà l’autorizzazione a partire finché l’ITALSTAT e Bernabei non concordano la percentuale di appalti che andrà alla Lega delle Cooperative. Finché non ci sono gli appalti per la Lega delle Cooperative, l’opera non parte.”
Violante dichiarò l’interrogazione inammissibile, dicendo che non si poteva parlare di queste cose in Parlamento, ma Panorama l’ha pubblicata, la do per i giornalisti.
Quello che emerge voi capite che è qualcosa di assolutamente inquietante. Non solo Romano Prodi era Presidente dell’IRI, ma era perfettamente a conoscenza di quello che poi per certi aspetti, amici, è l’acqua calda. Ieri ho trovato un’intervista di Donigaglia, il Presidente della cooperativa di Argenta che è fallita, che dice, bello come il sole, Corriere della Sera 28 dicembre 2005, l’altro giorno: “C’era un accordo con le grandi società legate all’IRI per la spartizione delle opere pubbliche nel Paese. Alle cooperative veniva garantita una quota diversa da zona a zona, ognuno secondo le proprie amicizie politiche. Io avevo le mie.” “Ma lei al partito cosa dava in cambio?” “Garantivo il sostegno elettorale con i miei 3/mila soci, poi pagavo la pubblicità, le inserzioni e finanziavo interventi nei modi più diversi. Nei processi di Milano e Verona ho documentato di aver dato 1/miliardo in sponsorizzazioni per manifestazioni...”
Dice Fassino: “Noi!? Noi ci siamo mai interessati di affari, abbiamo mai avuto rapporti con le strutture della Lega delle Cooperative? Mai esistiti.” “Scusi, ma Donigaglia mi sembra stia dicendo una cosa diversa.” Se poi andate a vedere storicamente tutte le vicende di Greganti, ci porterebbero lontano, sul piano del finanziamento illecito ai partiti, qui riassumo la cosa in uno slogan che ho detto un milione di volte e che continuo a dire in questi giorni. Quando Occhetto ha fatto il primo della classe, quattro giorni fa, e ha detto, insieme a Di Pietro, attaccando Fassino: “Bisogna tornare ai tempi nei quali io come Segretario del partito...” ho ricordato che Di Pietro e Occhetto sono gli ultimi a poter parlare: Di Pietro perché ha graziato Occhetto quando ha trovato il miliardo dell’ENIMONT che era andato a Botteghe Oscure, si dimenticò di inviargli l’avviso di garanzia, poi a me ha detto che il reato era prescritto, ma non era prescritto, poi ha detto che era stato amnistiato e non era stato amnistiato, e non si è ancora capito perché non glielo abbia mandato; Occhetto perché era il Segretario in carica del partito che incassava dei finanziamenti illeciti ben di più di quanto incassavano la DC di Forlani o il Partito Socialista di Craxi, talché io continuo a dire stamattina che questa è una battaglia politica, amici, una battaglia politica e culturale. Se Craxi e Forlani sono stati due delinquenti, Fassino, D’Alema, Violante, insomma la classe dirigente del PCI, è una classe politica di delinquenti. Ma poiché io, lo ripeto, ho sempre pensato che Forlani e Craxi siano state persone perbene che in una determinata situazione e in un determinato periodo storico erano al vertice di questi partiti e fino alla caduta del Muro di Berlino la vita politica italiana avveniva in una certa maniera, ritengo anche che Fassino e D’Alema dal punto di vista personale siano due persone perbene. Quello che non potrò mai accettare, e che la sinistra continua a dire, è che Forlani e Craxi, i democristiani e i socialisti, erano delinquenti, mentre loro sono persone perbene, perché non è così! ... applausi in sala... Ieri il nostro candidato, perché è anche candidato in questo attacco a tre punte per le prossime elezioni, Pier Ferdinando Casini, ha detto benissimo: “E’ ora di finirla con questa impostazione manichea che ritiene che il bene e l’onestà ci siano solo da una parte dello schieramento politico mentre l’altra parte sia fatta di potenziali criminali.”
Per arrivare alla conclusione, qui mi sono segnato il tema dello strapotere coop in Emilia Romagna. Tutto quello che vi ho detto che cosa ha determinato? Ha determinato delle conseguenze dal punto di vista economico e sociale che sono sotto gli occhi di tutti. Vi do solo il dato di Modena. A Modena circa il 74% della grande distribuzione commerciale negli alimentari è monopolizzato dalle varie strutture della Lega delle Cooperative. Il 74% è una cosa che non esiste in nessun’altra parte del mondo. In Lombardia il massimo che può raggiungere un privato è il 7-8%, il 10%, ma è frazionato in tantissimi punti. In Emilia, in Toscana e in Umbria invece sono stati raggiunti risultati di monopolio di questo tipo. Si potrebbe dire: “Cosa c’entra con le vicende di cui stiamo parlando?” Leggete ieri: Unipol, Olmo, le società che poi sono espressioni dell’Unipol. Quali sono le società a valle, componenti di queste società che a loro volta controllano l’Unipol, che hanno avuto questa grande esplosione? Me lo diranno i colleghi. Questo è avvenuto con l’aiutino, dicevano una volta, di qualche Amministrazione Comunale che ha deciso di assicurarsi là, casualmente, e non da qualche altra parte. Da dove vengono queste società e queste cooperative? Sono quelle che sul territorio raccolgono e drenano risorse attraverso un sistema capillare di organizzazione commerciale, di libretti di risparmio, di raccolta di denaro fresco che naturalmente implica un condizionamento profondo dell’economia di queste regioni. Mi fanno dei calcoli. Fra euro e lire si fa sempre confusione, ma questo lo attribuisco ai giornalisti: stiamo parlando di migliaia di miliardi di giro d’affari, non stiamo parlando di noccioline. Se poi voi mettete in questo sistema il potere politico, il potere economico, il potere amministrativo, gli appalti, le consulenze, tutte le nomine che vengono fatte all’interno di un meccanismo nel quale, la storia la conoscete benissimo, c’è questo scambiarsi di posti fra amministratori pubblici, dirigenti della Lega, dirigenti di partito, in maniera circolare, voi capite quanto il sistema politico in queste regioni sia bloccato e quanto condizioni il livello nazionale, perché tutte le volte che andiamo a votare succede una cosa strana. In Lombardia, in Veneto, in Sicilia il voto è a rischio, nel senso che può vincere il centrodestra o può vincere il centrosinistra, c’è un’opinione pubblica mutevole e che si sposta, ma ci sono quattro regioni in cui si sa già chi vince, in cui il voto è bloccato. State attenti. Ci sono realtà come la Campania dove questo modello si tenta di esportarlo. La Campania una volta era democristiana. La Campania di Bassolino rischia di diventare una regione che ha delle caratteristiche di triangolazione di potere come quello che è avvenuto in Emilia Romagna.
Se il sistema si espande in questa maniera è evidente che da parte del centrodestra, cioè per forze politiche che una volta erano radicate sul territorio, quando c’era la Democrazia Cristiana, ma che dopo il 1992/94 sono state spazzate via, l’abbiamo detto l’altra volta con Socci nel convegno che abbiamo fatto, se non c’è la capacità di riorganizzarsi e di ricostruire sul territorio un radicamento che possa contrastare questo modo di fare politica, questa egemonia oggi in quattro regioni rischia di essere un’egemonia irreversibile a livello nazionale.
Credo che questo sia l’argomento di questa mattina. Penso di aver dato qualche spunto e qualche contributo per i giornali e le televisioni, oltreché per la discussione. Adesso continueremo con i colleghi per fare questa che deve diventare a livello nazionale una grande operazione verità.

Senatore Amedeo Ciccanti
Buongiorno a tutti. Un grande ringraziamento agli organizzatori di questa iniziativa perché ci consente di fare non solo un’operazione verità, ma, è il caso di dirlo, controinformazione.
Noi portiamo ancora le stigmate, caro Giovanardi, della persecuzione giudiziaria e il dolore della giustizia sommaria che non ha cancellato solo qualche mela marcia, ma ha cancellato tutto il cesto di mele per noi. Il clientelismo della sinistra, e quando parliamo di sinistra parliamo di ex PCI ora che si sono riuniti Rifondazione Comunista, DS e Partito Comunista Italiano, è sistemico. Quello degli altri, tutti gli altri, è individuale e finisce con il politico di turno.
Se c’era un sistema di potere DC, come ha ricordato il Ministro Giovanardi, tangentopoli lo ha disarticolato, però ha lasciato intatto quello dell’ex PCI che si è rafforzato ed esteso.
Il collateralismo di cui si parla in questi giorni è la forza organizzativa per il controllo sociale ed economico della società civile. Il collateralismo è la cinghia di trasmissione con il partito per esercitare l’egemonia sulla società, quindi l’intercambiabilità dei ruoli partito, sindacato, associazioni, quello che è stato definito “Stato parallelo.”
Sono stato Sindaco di Ascoli Piceno, per dieci anni consigliere regionale delle Marche, adesso parlamentare. Sono stato in trincea nella Prima Repubblica, testimone oculare della Prima Repubblica, con i suoi vizi e le sue virtù; sono oggi in trincea e testimone oculare della Seconda Repubblica, con tutti i suoi vizi, senza le virtù.
Le Marche rispettano questo schema che ho delineato e che prima di me il Ministro Giovanardi ha delineato. Le Marche sono una regione policentrica. Cinque province, da oltre vent’anni sono rosse quelle del nord (Pesaro e Ancona), ad Ascoli, Fermo e Macerata l’alternativa è ancora possibile. L’Ulivo ha il 35%, l’ex PCI (DS, Partito dei Comunisti Italiani e Rifondazione) ha il 35% se si sommano la varie componenti tra di loro. I DS soltanto il 20-25%, però sono la forza di gravità di tutto il sistema del centrosinistra.
Qual è la peculiarità politica delle Marche? Mi diceva il Ministro Giovanardi: “Cerchiamo di capire qual è il sistema di potere più incisivo e quali caratteristiche ha nelle diverse regioni.” Nelle Marche posso dire che c’è il centralismo burocratico. C’è una cabina di regia che è la Regione Marche che è una grande holding. C’è la centralizzazione delle decisioni nei settori strategici da controllare: sanità, attività produttive, cultura, università, formazione professionale, tempo libero ed anziani.
La sanità. La sanità nelle Marche assorbe l’82% di tutto il bilancio della Regione, con 2,2/miliardi di euro rispetto ad un bilancio di 2,7/miliardi di euro. Bene. Per poter controllare strategicamente tutto il sistema sanitario hanno fatto un’unica Azienda Sanitaria regionale, unica in tutta Italia. Questo esiste soltanto in Trentino Alto Adige, ma sapete bene che con due Province autonome non potevano fare diversamente. E’ l’unica regione in Italia. Attraverso questa Azienda Sanitaria regionale unica, con tredici direttori nominati tutti dall’Assessore alla Sanità dei DS, controllano tutto il territorio regionale, tredici direttori di cui la metà presi tra Emilia Romagna e Toscana. Hanno un solo direttore regionale, il direttore sanitario, il quale controlla tutto il sistema riservandosi ogni decisione per spese sopra a 50/mila euro. Hanno un solo controllo di sindaci revisori. Prima ne avevano tredici, con le vecchie ASL, adesso ne hanno uno solo.
La minoranza è stata cancellata, perché il potere di indirizzo dei sindaci è sparito ovviamente con il Comitato dei Sindaci. Quindi la minoranza sostanzialmente non può esercitare nessun controllo, con l’aziendalizzazione è tutto più difficile.
Ma la minoranza nelle Marche è stata cancellata da qualunque presidenza di Commissione. Ai tempi del vecchio centrosinistra della Prima Repubblica questo non accadeva. Addirittura il Presidente del Consiglio Regionale delle Marche era della minoranza. E’ stata cancellata la minoranza in tutti i Consigli di Amministrazione, in tutti i Collegi di Revisione, dagli organi di garanzia, dal Difensore Civico alla Commissione Pari Opportunità, al Garante per l’Infanzia e via discorrendo.
L’altro controllo strategico è ovviamente sulle attività produttive. Tutto quello che non può avere la sinistra nelle Marche lo passa il gruppo Merloni, ex Margherita, ex Partito Popolare, il quale garantisce la Presidenza della Confindustria, c’è la figlia di Vittorio Merloni, Confindustria Marche, il sistema delle Casse di Risparmio, Banca Marche, i rapporti con la Conferenza Episcopale Marchigiana, diciamolo fino in fondo, c’è anche questo.
Merloni nelle Marche per la sinistra è la gallina dalle uova d’oro. La sinistra delle Marche trova un punto di appoggio, diciamo così, un bastone per questo percorso nuovo che sta compiendo politicamente.
Il Presidente della Regione Marche, Spacca, è un dipendente della Merloni. Mentre Merloni fa i suoi interessi economici, quelli politici li fa la sinistra.
Anche in questo settore, per controllare il sistema sono state costituite delle unità strategiche, delle cabine di regia. La SVIM per controllare tutto il sistema imprenditoriale con un solo amministratore delegato e un solo revisore, che controlla tutto il sistema degli incentivi al sistema produttivo. Questa SVIM ha assorbito anche l’unica Azienda di Promozione Turistica, unica nella regione, cancellando 200 pro loco che erano una realtà locale inserita e radicata sul territorio su 246 comuni. Ha sciolto l’Agenzia per il Lavoro che è stata assorbita in questa SVIM (Presidenza DS ovviamente) per poter meglio controllare il sistema. C’è poi un unico ente di promozione dell’agricoltura, un unico Ente Fiere per assorbire quello di Pesaro che era privato, un unico coordinamento degli IACP che erano 5 mentre adesso è uno solo, ad indirizzo regionale, un’unica società di garanzia fidi. Esiste adesso una proposta di legge per fare un unico Ambito Territoriale Ottimale per l’integrazione dei servizi idrici rispetto ai cinque che ci sono, perché siccome, ripeto, il sud delle Marche non lo possono controllare, facendo un’unica unità regionale controlleranno così tutto il sistema, anche la mia città che è l’unico capoluogo ancora in mano al centrodestra, ma è l’unico in tutte le Marche, grazie all’UDC che ha il 17% e che è determinante per far vincere il centrodestra.
Tutti questi accentramenti mortificano una democrazia che si ricostruisce dal basso.
Per costruire questa democrazia, ecco perché parlavo di centralismo burocratico, hanno avuto il parere favorevole dell’ANCI, Presidenza Sindaco di Ancona DS, dell’UPI, Presidenza Provincia di Pesaro DS, e dell’UNCEM, Presidente della Comunità Montana DS. Danno sempre parere favorevole quando si toglie potere agli Enti Locali, stranamente.
Altro punto strategico è la cultura. Abbiamo un unico ente, l’AMAT, per gestire tutte le attività teatrali. Costano meno, i Comuni sono portati ad usufruirne perché hanno i contributi regionali. Ovviamente lavorano soltanto gli artisti del circuito rosso, perché c’è anche un circuito nazionale che in qualche modo distribuisce queste attività teatrali.
Poi c’è l’ARCI. Non c’è un comune amministrato dal centrosinistra che non abbia il circolo ARCI. L’ARCI copre tutti i settori, lo sport, il tempo libero, gli anziani, i centri sociali per gli anziani e via discorrendo. Gli anziani nelle Marche sono il 20%, è la regione più longeva d’Italia, e l’Italia, si sa, è la nazione più longeva del mondo.
Questo sistema degli anziani e questi circoli sportivi servono a nutrire il circuito turistico e ricettivo, le gite sociali che fanno gli anziani, i circoli sportivi e via discorrendo, soprattutto nella Romagna, nel circuito rosso degli interessi della Confesercenti, dove ci sono tutti gli operatori turistici che aderiscono alla Confesercenti. Quindi anche lì il cerchio si chiude.
Potrei proseguire con la Presidenza del Rossini Opera Festival, dello Sferisterio, del Teatro delle Muse, del Teatro Stabile delle Marche, della Filarmonica, tutto in mano alla sinistra, ai DS. Quindi tutte le eccellenze.
Devo poi dire che le quattro Università sono agganciate attraverso le consulenze. Le Marche hanno dato 12/milioni di consulenze dal 2001 al 2004, 25/miliardi di vecchie lire, così ci capiamo, solo consulenze, oltre 400 consulenze, e non parlo di quelle sanitarie.
La formazione professionale. Ci sono gli enti di formazione professionale della CGIL, CNA, CIA, Confesercenti e Lega Coop che ricevono i finanziamenti per fare formazione professionale. E’ chiaro che la CISL, la UIL, la Coldiretti, la Confcommercio e la Confcooperative sono più numerose come iscritti, perché danno migliori servizi, però contano meno. Se si vuole avere il finanziamento di un corso professionale o una pratica finanziata si deve andare dalle loro organizzazioni.
Si fidelizza economicamente, quindi, attraverso le cooperative di consumo, le assicurazioni come l’Unipol, la rete turistica, i centri alimentari, il credito cooperativo, i consorzi di credito, le catene agroalimentari, tutto un sistema che, oltre ad essere fidelizzante economicamente, lo diventa anche politicamente, ed è l’esercizio dell’egemonia. Quindi si ha l’intellettuale organico, si ha l’imprenditore organico nel settore dell’agricoltura, del commercio, dell’artigianato, del turismo, dei servizi, dei trasporti, della cooperazione, il sistema insomma.
Vado alla conclusione. C’è, accanto a questo, il fenomeno dell’intercambiabilità tra guida del partito, e parlo del sistema ex PCI, e le organizzazioni collaterali. Tale fenomeno è stato vistoso. Molti ex dipendenti del PCI nel 1995 sono divenuti, come ricordava il Ministro Giovanardi, amministratori degli Enti Locali e si sono visti raddoppiare l’indennità perché fittiziamente assunti da tali organizzazioni collaterali.
Nelle Marche abbiamo un altro fenomeno non molto presente nelle altre regioni: i rapporti magistratura/ex PCI. Nelle Marche il PCI nel 1995 è andato al potere con un magistrato, leader delle correnti di sinistra della Procura di Ancona e del Consiglio Superiore della Magistratura, Vito D’Ambrosio.
La comunicazione chiude il cerchio. La ragnatela dei poteri forti, dell’economia, della finanza, della religione, della burocrazia si chiude con il mondo dell’informazione. Tre testate, parliamoci chiaro, qui ci sono i giornalisti, lo devono sapere: Messaggero e Corriere della Sera, gruppo Caltagirone, tutte le redazioni sono in mano alla sinistra. Il Carlino è indipendente e come tale è metà e metà. Due testate tv regionali, RAI 3 è in mano alla sinistra, tutto il comitato di redazione, Tv Centro Marche è del giro di Merloni. Le altre tv locali sono in mano ad imprenditori edili e del commercio che devono fare i conti con i Comuni che hanno in mano le chiavi dei Piani Regolatori Generali insieme alle Province, tutte governate dall’ex PCI.
Nonostante tutto, per l’informazione nel 2005 hanno speso 500/mila euro, raddoppiando la cifra del 2001 che era di 250/mila euro. Secondo. La Regione Marche ha fatto una legge, udite udite!, per sostenere l’editoria locale, un fatto democratico, però con la seguente clausola: tutte le testate che ricevono il contributo regionale devono dimostrare di aver pubblicato tutte le informazioni ufficiali della Regione Marche. Diversamente, niente euro. Anche quelli che sono contrari devono pubblicare la loro propaganda.
Queste le chiamano le Marche rosa. Che sarà quando diventeranno rosse? A voi la risposta. Senatore Maurizio Ronconi
Io ringrazio il Ministro Giovanardi che ci ha dato l’opportunità oggi di poter affrontare brevemente un argomento che noi politici non di sinistra che viviamo in regioni rosse affrontiamo tutti i giorni.
Ho visto stamattina dalla stampa che D’Alema non vuole chiedere scusa a nessuno. Noi non chiediamo a D’Alema di chiedere scusa. Noi poniamo un problema politico serio, che a nostro avviso, oltre ad essere un problema politico, è sicuramente anche un problema morale per tutte le argomentazioni che ha detto il Ministro Giovanardi, che ha detto il senatore Ciccanti, oltre a tutte quelle che continueremo ad ascoltare questa mattina.
Probabilmente il problema, oltreché essere politico e morale, è anche giudiziario, diciamocelo chiaramente.
L’appuntamento di questa mattina è per sottolineare un’anomalia che c’è da tanto tempo, ma per una serie di questioni è venuta a galla ed è stata affrontata in modo massiccio dalla stampa e dai mezzi di comunicazione soltanto in queste ultime settimane.
Diciamo un’altra cosa. Dopo tangentopoli l’unico partito che è rimasto con solidi collegamenti con la finanza e gli affari è quello dei Democratici di Sinistra, perché sono soltanto i Democratici di Sinistra che, prove alla mano, sono riusciti a mantenere quei collegamenti con il movimento cooperativo che invece altri partiti non hanno, anche per il loro corredo genetico. La Democrazia Cristiana non c’è più, gli eredi della Democrazia Cristiana hanno dovuto pensare a ricostruire una presenza politica e un consenso, non hanno legami di questo tipo.
L’anomalia della vicenda politica italiana, dunque, è la presenza di un partito come quello dei Democratici di Sinistra che è l’unico a mantenere, oltre ad un ruolo strettamente politico, un forte collegamento con il mondo finanziario e degli affari.
A me tocca sottolineare alcune questioni che interessano la regione Umbria che, come voi sapete, ahimè, è diventata più rossa sia della Toscana che dell’Emilia Romagna.
E’ un sistema di potere a rete, sovrapponibile a quello della Toscana e a quello dell’Emilia Romagna, perché non è che gli ex comunisti o i Democratici di Sinistra dell’Umbria l’abbiano pensata diversamente rispetto a quelli dell’Emilia Romagna o della Toscana. E’ un modello identico che viene applicato a quelle regioni dove c’è da anni una supremazia politica della sinistra.
Dunque quello che verifichiamo in Umbria è sovrapponibile a quello che avviene in Emilia Romagna ed anche in Toscana: un sistema di potere a rete che determina un controllo sociale che facilita il controllo politico. Questo avviene in modo ancora più semplice ed è più facile ottenerlo in regioni piccole come l’Umbria, 850/mila abitanti, dove il controllo evidentemente può essere esercitato famiglia per famiglia.
Andiamo alle questioni particolari. Beh, anche in Umbria riscontriamo una clamorosa intercambiabilità tra ceto politico e ceto cooperativo rosso. Noi abbiamo consiglieri regionali e abbiamo avuto in passato anche parlamentari che hanno svolto la loro attività principale nelle cooperative rosse e poi hanno ottenuto una promozione politica come consiglieri regionali, assessori regionali ed anche parlamentari. Un’intercambiabilità davvero clamorosa che la dice lunga sull’indipendenza, come vorrebbe farci credere Fassino, fra il movimento politico dei Democratici di Sinistra e il movimento cooperativo delle coop rosse.
Le cooperative sociali, attenzione, amici. Oggi è diventato un tema di grande importanza perché, come diceva anche il senatore Ciccanti, soprattutto nelle regioni rosse il bilancio regionale viene in larga parte utilizzato per la sanità. Vi è stata una fioritura di utilizzazione di cooperative sociali per ogni tipo di servizio, sia ospedaliero che extra ospedaliero, tutto legato esclusivamente al mondo delle cooperative rosse. Voi sapete bene, quando una famiglia ha necessità di impegnare nel mondo del lavoro il proprio figlio, quanto sia difficile per noi dare risposte positive e quanto sia facile invece dare risposte positive per la sinistra. Noi abbiamo dei casi clamorosi di figli di assessori regionali, di assessori comunali, di consiglieri comunali dei Democratici di Sinistra. Oggi la novità è che in questo circuito poco virtuoso si è inserita anche La Margherita. Questo è un dato politico nuovo che pure bisogna sottolineare. Dicevo che i figli degli esponenti di questi partiti sono utilizzati in queste cooperative, sono impiegati in queste cooperative.
Quando Prodi dice di non saperne nulla io vorrei sottolineare che o gli amici di partito di Prodi, che vivono la politica in Emilia Romagna, in Toscana, nelle Marche, in Umbria, sono assolutamente disattenti e poco intelligenti, oppure stanno al gioco, perché è evidente che Prodi sa bene, o almeno dovrebbe sapere, che La Margherita, che governa in queste Amministrazioni Regionali insieme ai Democratici di Sinistra, ormai fa parte del gioco a tutti gli effetti, magari in posizioni di subalternità in questa particolare situazione, ma comunque partecipa a pieno titolo al gioco delle cooperative rosse.
Altra questione. In Umbria è stato appaltato qualche anno fa un grande lavoro, il raddoppio ferroviario della Orte-Falconara. Guarda caso, questo lavoro è stato affidato ad una cooperativa di Argenta. Questa cooperativa di Argenta ha bucato, letteralmente bucato, mezza piana di Spoleto per fare questo raddoppio ferroviario e questo buco è rimasto così com’è da qualche anno, perché la cooperativa di Argenta ha fatto la fine che tutti sappiamo. Decine di fornitori umbri sul lastrico perché non hanno avuto una lira. Oggi c’è un’amministrazione controllata, ma ad oggi non hanno avuto una lira, sono sul lastrico. Nessuno degli amministratori di sinistra dell’Umbria ha alzato un dito per cercare di sanare questa situazione e per cercare di andare incontro a questi fornitori umbri che pure farebbero economia nella nostra regione. Nessuno sa che quella è una cooperativa rossa, che quella è la cooperativa di Argenta.
Cooperative di consumo, gli ipercoop. Io in questa legislatura ho svolto il ruolo di Presidente della Commissione Agricoltura e voi che siete emiliano-romagnoli sapete bene che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo una stagione difficilissima per alcune produzioni agricole, per l’ortofrutta in modo particolare. Insieme al Ministro Alemanno, insieme ai Sottosegretari, insieme al Presidente della Commissione Agricoltura della Camera abbiamo immaginato una soluzione che costruisse una filiera dall’agricoltore alla grande distribuzione per facilitare la commercializzazione delle produzioni italiane. Lo sapete dove abbiamo trovato l’intoppo per definire questa filiera? Nella grande distribuzione commerciale, perché è evidente che non possiamo rivolgerci alle grandi catene internazionali che pure sono in Italia, quindi abbiamo pensato di rivolgerci alle grandi cooperative. Le grandi cooperative oggi immaginano il loro ruolo più come una speculazione commerciale che non in senso solidaristico nella definizione complessiva di un sistema Italia.
Questo è un altro dato politico che io più volte ho cercato di manifestare e di evidenziare anche nei lavori della Commissione Agricoltura del Senato, ma la sinistra è sempre stata assolutamente disattenta, sorda e disinteressata rispetto a questa argomentazione.
Le cooperative di consumo, i cosiddetti ipercoop, hanno strutturato, come d’altra parte in tutte le nostre regioni, dei grandi centri commerciali nelle periferie, grazie soprattutto a dei grandi Piani del Commercio compiacenti, in Umbria sono assolutamente compiacenti per i grandi centri commerciali, facendo morire in modo drammatico i piccoli dettaglianti e soprattutto i centri storici che nelle nostre regioni erano quelli che pulsavano di socialità per le nostre comunità. Quindi un’altra grave condanna di natura politica.
Infine, io da tempo ho fatto un approfondimento sulle polizze assicurative che sottoscrivono le Amministrazioni Comunali e tutte le derivazioni delle Amministrazioni Comunali, in modo particolare le municipalizzate, le società miste pubblico-privato e così via. Una miriade di enti che muovono decine e decine di miliardi. Bene, io posso dire con assoluta sicurezza, perché ho rispolverato questa inchiesta in questi giorni, che nelle Amministrazioni Comunali dell’Umbria, e mi riferisco non soltanto alle Amministrazioni Comunali, Provinciali e Regionale, ma mi riferisco anche alle municipalizzate e alle società miste pubblico-privato, le polizze assicurative sono monopolio assoluto dell’Unipol, monopolio assoluto dell’Unipol. Allora sono andato a vedere perché e percome. Bene. Fino a sette o otto anni fa, queste Amministrazioni Comunali affidavano queste polizze assicurative con trattativa privata. Guarda caso, la trattativa privata andava a favorire sempre ed esclusivamente l’Unipol. Poi la minoranza (la minoranza democratico-cristiana perché le altre minoranze vanno e vengono) ha iniziato a promuovere e a sollecitare con interrogazioni questa questione e quindi hanno iniziato a fare delle gare. Caso strano, ma fino ad un certo punto, queste gare continuano ad essere vinte sempre ed esclusivamente dall’Unipol che fa l’offerta sempre più vantaggiosa.
Ed allora ho cercato di saperne di più. In qualche caso si è determinato un vero e proprio cartello, questo è ancora più grave, che favorisce tacitamente nelle regioni rosse l’Unipol, e questo è un altro tassello che va ad indicare il fatto che evidentemente c’è una connessione forte tra Amministrazioni di sinistra e mondo cooperativo e suoi derivati. In altre questioni mi è stato detto: l’Amministrazione Comunale tal dei tali e l’Amministrazione Provinciale tal dei tali evidentemente hanno dei funzionari che preparano le gare, e le gole profonde sono sparse dappertutto.
Questa è la realtà dei fatti, questa è la realtà di una regione piccola come l’Umbria ma sempre più rossa, appunto perché questo controllo sociale è sempre più opprimente.

Senatore Francesco Bosi – Sottosegretario Ministero della Difesa
Saluto tutti. Ringrazio gli amici, in modo particolare Carlo Giovanardi, di aver promosso l’incontro di stamani.
Devo anche dare atto che l’incontro di stamani non è il primo che noi facciamo con le regioni rosse, quindi la nostra non è un’azione puramente strumentale del momento, perché più volte anche nel passato noi ci siamo interrogati, abbiamo promosso incontri e convegni per esaminare la situazione delle regioni rosse ed individuare, attraverso tratti comuni di modalità di comportamento del sistema politico locale, come mai si confermava questa staticità nell’egemonia della sinistra in queste regioni e come questa, al di là degli aspetti storici, culturali e tradizionali, incideva nella conservazione del potere in maniera così stabile e così opprimente, se non fosse questo il portato di un sistema economico creato da un partito il quale occupa la società e realizza un’egemonia, rendendo inamovibile il blocco di potere che si instaura e che governa queste regioni.
Allora, prima di entrare nelle singole specifiche, io vorrei ricordare, siccome si è parlato di un partito diverso, quello della sinistra, volendo dire che la sinistra in Italia (si è evocato Berlinguer) ha una diversità nel senso che ha un’etica, una morale, una moralità nel fare politica, qui starebbe la diversità rispetto all’altro sistema di partiti che invece evidentemente è più furbacchione o più contaminato, allora io voglio ricordare, perché anch’io come altri colleghi, Ronconi, Ciccanti, Giovanardi, vengo dalla Prima Repubblica, vengo dalla Democrazia Cristiana, come Barbieri, che non è vero questo discorso della diversità. Ha fatto bene Pier Ferdinando Casini ieri a dirlo in maniera molto netta: qui non c’è nessuna diversità. Addirittura io ricordo, poi lo dirà meglio Emerenzio Barbieri come erede di quella tradizione e di quella storia, quando all’epoca il Ministro Carlo Donat Cattin fece il giro dell’Italia per spiegare questo sistema di finanziamento della politica a sinistra, dando indicazioni concrete e cifre che descrivevano una mega organizzazione finanziaria ed economica in grado di mantenere delle strutture organizzative di straordinaria dimensione.
Io sono fiorentino. A Firenze in via Alamanni c’era la sede del Partito Comunista di Firenze, una delle federazioni più importanti d’Italia, con 126 funzionari e un palazzo di cinque piani. Al piano terreno c’era la stamperia per tutte le necessità della propaganda. Dopo tangentopoli hanno venduto velocemente il palazzo e sono in una sede con otto dipendenti. Quando si passa da 126 a 8 dipendenti e si è costretti a vendere la sede, vuol dire che è intervenuta un’apocalisse nel sistema di finanziamento.
Questa diversità dove sta? Io penso ad un uomo di grande rigore e di grande moralità come Berlinguer, per carità, che ha lanciato l’allarme sul sistema, però mi domando: non si erano accorti? Come facevano a mantenere questa organizzazione e a pagare tutti questi stipendi, a mantenere tutti questi canali di propaganda?
Noi oggi facciamo un discorso diverso, vogliamo sgombrare il campo dalla questione della diversità, perché la strutturazione della sinistra in termini di finanziamento è sempre stata un fatto incontrovertibile e dimostrabile, è sotto gli occhi di tutti: quando i palazzi si vendono, si sbaracca e si va via in quattro e quattr’otto, quando tutta questa massa di funzionari viene assorbita dalle cooperative o dalle municipalizzate, io credo che noi dobbiamo fare un discorso un po’ diverso, ricordandoci ed agganciandoci al dato storico per poi dire che cosa vogliamo, perché siamo qui stamani a parlare, cosa vogliamo.
Io credo che noi vogliamo porre una questione importantissima nel mondo di oggi che è quella sui conflitti di interesse fra la politica e gli affari, quando questi affari sono camuffati sotto la denominazione di cooperativismo, quando il cooperativismo non è il vero cooperativismo della mutualità, per la quale alcuni si collegano per associarsi e per lavorare insieme. Questo è un grande valore, nel quale crediamo anche noi come cattolici, ma quando il cooperativismo diventa una forma industriale dove l’aspetto della mutualità non c’è più e dove rimane solamente il vantaggio di avere il sistema politico del governo locale, della Regione, delle Province e dei Comuni, che ti aiuta ad una concorrenza impropria, quello non ha nulla a che fare con la mutualità del cooperativismo... applausi in sala... Quello è un conflitto di interessi grosso come una casa, un conflitto di interessi bello e buono che nasconde fatalmente anche con le migliori intenzioni il malcostume, che nasconde fatalmente un finanziamento della politica non trasparente, non denunciato, che nasconde fatalmente quello che è l’inquinamento della vita pubblica.
Quando il mio amico Ciccanti o il mio amico Ronconi parlano di una società occupata, io vivo in Toscana, ho fatto l’Assessore in Comune all’epoca a Firenze, fortunatamente non era così rosso, ho fatto il Consigliere regionale, se da quando si nasce a quando si muore si è accompagnati dalla coop, se si ha bisogno di comprare la culla al bambino si va alla coop, se si ha bisogno di comprarsi la casa perché ci si deve sposare allora si va alla coop, se si ha bisogno di un prestito danno il libretto della coop... Insomma, quando tutto viene gestito in questo modo, se accanto a questo ci sommiamo le aziende municipalizzate, e segnalo un’altra cosa che vale anche per l’Emilia Romagna, qualcuno ne ha fatto menzione, i gestori unici dei servizi, acqua, rifiuti, sono soggetti che rimettono in conto, quando non incorrono in rischio di impresa, di assumere in base alle necessità clientelari dei partiti, bypassano le regole per l’assegnazione degli appalti, per gli acquisti, e poi quando si accorgono che hanno speso di più cosa fanno? Semplicissimo, aumentano le tariffe. Aumentano le tariffe dell’acqua, aumentano le tariffe dei rifiuti e via dicendo.
Quindi si descrive complessivamente un sistema che nutre la società, che mette da una parte la concorrenza, che non si occupa più del tessuto produttivo.
Si è parlato del Monte dei Paschi di Siena, concludo con questo. Il Monte dei Paschi di Siena è questo gigante che viene governato, per legge e per statuto, dai Consigli Comunale e Provinciale, quindi dalla maggioranza DS dei Consigli Comunale e Provinciale, di una città, Siena, bellissima, gioiello dell’architettura e della storia dell’arte, ma una cittadina di 60-70/mila abitanti. Mi domando: può una città di 60-70/mila abitanti avere in mano il governo di una banca così grossa? Guarda caso è stata acquistata la BAM dalla Monte dei Paschi di Siena, Gnutti. Attraverso la BAM è entrata all’Unipol, Consorte.
Se voi ricostruite i nomi, non ci sono i furbetti di quartiere, diciamo la verità. Fa comodo dire che ci sono i furbetti di quartiere. Diciamo che ci sono i furboni di un sistema enorme, gigantesco, che tende capillarmente ad occupare la società infischiandosene dei problemi del conflitto di interessi, ammazzando la concorrenza, rimettendo il conto ai cittadini... applausi in sala...
Allora io concludo dicendo che noi non siamo venuti qui, credo, ci conosciamo ormai da tantissimi anni, per fare dello scandalismo, non ne abbiamo nessuna voglia e non l’abbiamo mai fatto. Noi siamo venuti qui per fare una battaglia di libertà ed una battaglia di verità, perché se dobbiamo misurarci su come governare questo Paese non possiamo prescindere dalla verità e non possiamo prescindere dalla ricerca di una liberalizzazione della società, laddove la società non sia libera perché occupata, vessata ed oppressa da chi lo fa per interessi di parte. Che lo faccia per mettersi i soldi in tasca o per interessi di parte, poco importa. Sicuramente non lo fa per l’interesse generale, e per questo noi siamo qui. Grazie.

Onorevole Emerenzio Barbieri
Anch’io credo che bene abbia fatto il Ministro Giovanardi a promuovere questo incontro. Mi pare che la sintonia sia assoluta.
Andiamo allora a continuare ad elencare una serie di questioni che non stanno né in cielo né in terra, che coloro che vivono, abitano e fanno politica in Emilia Romagna conoscono molto bene.
Non c’è solo la dichiarazione di D’Alema stamattina a cui si riferiva il senatore Ronconi, c’è una cosa più grave. Chi di voi ha visto ieri l’altro l’intervista dell’onorevole Filippo Cavazzuti, che a noi dovrebbe dire qualcosa, che spiega che per meriti suoi, non per meriti del Partito Comunista, fu senatore pidiessino, Sottosegretario al Tesoro nel Governo Ciampi, sempre per meriti suoi membro della Consob, che non è una delle cose più irrilevanti, dal 1999 al 2003, dal maggio 2005 è Presidente della CARISBO, bene, fa un’intervista a “La Stampa” il cui titolo è: “La politica: giù le mani dalle banche.”
Mi sono permesso di fare una dichiarazione con la quale ho chiesto al senatore Cavazzuti, che ovviamente si è ben guardato dal rispondermi, se lui riteneva che la sua nomina alla Presidenza della CARISBO fosse avvenuta prescindendo dalla politica e prescindendo dal fatto che lui era un esponente del PDS.
In questa regione da questo punto di vista noi siamo all’ipocrisia, cioè si tenta di negare sui giornali e nelle dichiarazioni pubbliche quello che invece è evidente e palmare, è sotto gli occhi di tutti.
Guardate, noi siamo a Modena, lo dicevo sottovoce prima al Ministro Giovanardi. Noi dovremmo conoscere bene come agiva il Partito Comunista quando si chiamava ancora PCI a Modena e a Reggio, perché c’è un libretto di cui qualcuno di noi ha mantenuto una copia, fatto da un amico della DC modenese purtroppo oggi deceduto, il dottor ((Bortolotti)), e da un amico della DC reggiana ancora in vita, oggi ne La Margherita, l’onorevole ((Morini)), in cui già nel 1975 spiegavano come fossero falsi i bilanci, non c’era l’obbligo, in base alla legge, di presentare i bilanci delle federazioni provinciali né del PCI, né della DC, né degli altri partiti, perché, Bosi, Firenze hai detto che aveva 126 dipendenti, ma Firenze è una città che con la provincia è il doppio di Reggio e di Modena. Bene, lo stesso numero di dipendenti avevano le federazioni provinciali del PCI di Reggio Emilia e di Modena. Non solo, ma stando ai bilanci di quelle federazioni provinciali i dipendenti del Partito Comunista avrebbero dovuto vivere, parlo del 1975, con stipendi che non superavano le 60/mila lire al mese.
Il libretto fu scritto, fu depositato, fu mandato in giro. I comunisti, che da questo punto di vista sono molto furbi, lo erano quando erano comunisti, lo sono adesso che sono diessini, si sono ben guardati dal querelare ((Bortolotti)) e ((Morini)) perché hanno scritto queste cose.
Noi quindi viviamo in una regione nella quale queste vicende le conosciamo da tempo. Se voi andate a vedere nelle cose che sono state prodotte in questo convegno, il Resto del Carlino del 18 ottobre del 1994, ne faceva cenno all’inizio Giovanardi, pubblica un elenco di quei dirigenti del PCI che avevano fatto il trucchetto di farsi assumere da una qualche società cooperativa per poi farsi mettere in aspettativa dopo due ore.
Per quanto riguarda la provincia di Reggio, pensate, sono ancora tutti in attività, ma ci sono tre cose incredibili. La prima, Gasparini Giordano. Siccome nel PCI funziona molto la famiglia, è stato ed è ancora marito dell’Assessore regionale alla Cultura reggiana, Loretta Davoli, poi fu assunto dal Comune di Bologna prima dell’avvento di Guazzaloca, oggi è stato ripescato dal Sindaco di Reggio Delrio a livello apicale, hanno inventato un’area per lui. Un’area in un Comune si sa bene che cosa vuol dire. Sono stipendi che non sono inferiori ai 100/mila euro all’anno, tanto per intenderci. E’ vero che pecunia non olet, ma è anche vero che uno come Gasparini credo che potesse anche essere assunto a molto meno.
Maino Marchi era dipendente della società cooperativa a responsabilità limitata BREDIL nel 1994, oggi è Segretario Provinciale dei DS.
Sandra Piccinini, in aspettativa dalla società a responsabilità limitata “Nuova Rinascita”, oggi Presidente della Fondazione delle Scuole e Nidi dell’Infanzia del Comune di Reggio Emilia.
Non c’è stato per questi amici il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, sono rimasti gli stessi. Hanno cambiato nome, ma non la sostanza. Continuano ad esercitare posizioni di forte controllo nel partito, negli Enti Locali, nelle cooperative, perché è questo il meccanismo vero.
E’ stato detto giustamente che noi viviamo in una regione nella quale manca, grazie a questo intervento forte delle cooperative, la concorrenzialità, ma io faccio una domanda a me stesso e a voi: perché manca? In che modo manca la concorrenzialità? Perché c’è l’informazione preventiva, questo è il nodo vero della questione, lo sanno tutti coloro che fanno i consiglieri comunali o circoscrizionali. C’è l’informazione preventiva nel triangolo partito/Enti Locali/cooperazione rossa. Questo consente tutta una serie di operazioni.
Guardatevi oggi “Il Giornale.” Pubblica a pagina 7, lo definisce “fiume di denaro”, non mi pare, i 470/mila euro che nel 2005 una serie di cooperative hanno dato a uomini e a partiti della sinistra. Bene. Se voi vedete, io parlo di Reggio Emilia, tra quelli che contribuiscono c’è la Cooperativa Muratori di Reggiolo che per chi è reggiano è una delle cose più mostruose... nel senso che è diventata un agglomerato di potere formidabile.
Nel Piano Regolatore di Reggio era previsto, in una zona meravigliosa della città, il Parco Terrachini tanto per intenderci, un insediamento di un certo tipo. L’insediamento è stato ampliato, le previsioni sono state maggiorate del 10%, da 1.500 a 1.800 appartamenti. L’area di chi è? E’ della Cooperativa Muratori di Reggiolo che l’ha pagata 70/miliardi di vecchie lire, non noccioline, 70/miliardi di vecchie lire.
Tra coloro che danno quattrini, lo vedete, c’è una cooperativa che si chiama Coopselios. Che cos’è la Coopselios? La Coopselios a Reggio Emilia è una cooperativa che nella sostanza ha egemonizzato tutta l’assistenza sociale. Oggi tutte le attività che vengono svolte, dall’assistenza agli anziani ai nidi e scuole materne gestite dagli Enti Locali, vengono prese dalla Coopselios.
Tenete conto che da quindici anni gli Enti Locali appaltano alla Coopselios un importo che sfiora i 40/miliardi di vecchie lire all’anno, non parliamo di noccioline.
A me non interessa quale sia lo stipendio di Consorte, di Sacchetti o del Presidente della Lega Provinciale delle Cooperative di Modena o di Reggio Emilia, perché se io non riesco a comprendere attraverso quali meccanismi si arriva a garantire alle cooperative la possibilità di plusvalenze così forti, noi non saremo mai in grado di aggredire il nodo della questione.
Bene. Coopselios da quindici anni prende appalti per questi importi, è il partner pressoché esclusivo, di riferimento, a Reggio hanno inventato una cosa che si chiama RETE, Reggio Terza Età, che gestisce residenze sanitarie assistite e case protette. Adesso gli Enti Locali a cosa stanno pensando? Credo che non accada solo a Reggio, ma in tutta la regione, e non solo nella regione Emilia Romagna. Stanno pensando all’esternalizzazione dei servizi domiciliari di assistenza agli anziani. Questo a vostro giudizio che cosa vuol dire dal punto di vista della sostanza? Si metteranno in moto altre cooperative che solo per un problema di decenza non dovrebbero essere definite sociali, perché che senso ha definire sociali cooperative di questo tipo le quali ovviamente parteciperanno a gare di appalto di questo genere?
Si diceva dell’Unipol. Da una ricerca molto rapida, da quando Ghelfi e Giovanardi hanno pensato di fare questo convegno, io ho verificato che in provincia di Reggio la gran parte delle polizze assicurative degli Enti Locali, e non solo degli Enti Locali, ma di gran parte delle società miste di riferimento di cui parlavamo prima, vengono nella sostanza affidate all’Unipol, la quale ovviamente poi si perita di distribuire. Tenete conto che in questo i comunisti sono sempre stati molto bravi e i diessini hanno ereditato in toto la bravura dei comunisti, perché è difficile, lo sappiamo tutti noi che abbiamo fatto gli amministratori locali, che i comunisti tengano il 100%. Prima distribuiscono 66 a 34, poi l’anno dopo diventa 70 e 30, e quelli che da questa parte invece di imboccare la strada della lotta e della contrapposizione imboccano la strada del compromesso arrivano dopo dieci anni, quindici anni o vent’anni, come qualche Presidente di cooperativa cattolica della mia provincia ha dimostrato, a gestire sì e no il 5%, perché questa è la marcia da rullo compressore che la cooperazione rossa è in grado di sviluppare.
Vedete, questo è un problema serio che non si pone da oggi. Ha ragione il Ministro Giovanardi, questa deve essere un’operazione verità.
Bosi accennava ad una cosa, l’ha detta lui e non la ripeto. Quando Donat Cattin, parlo del 1983/84, si mise in giro per l’Italia a raccontare queste cose fu invitato a smetterla perché aveva un problema un po’ più serio di cui occuparsi, un figlio terrorista ed assassino. Siccome per fare queste cose bisogna avere un minimo di serenità... Però Donat Cattin conservò tutto agli atti, sono ancora pubblicati, basta prendersi i congressi della Democrazia Cristiana, edizioni Cinque Lune. Al congresso del 1986, quello in cui c’era un candidato unico, Ciriaco De Mita, dimostrò, allora c’era ancora il finanziamento pubblico dei partiti che assommava a 93/miliardi, che la politica in Italia formalmente riceveva 93/miliardi dal finanziamento pubblico, ma di fatto costava 900/miliardi, dieci volte di più. Accusò, dalla tribuna del congresso della Democrazia Cristiana, gran parte di questi soldi essere il frutto di tangenti che venivano erogate a partiti di sinistra, è tutto agli atti. Non si mosse nulla. Non si mosse nulla per le cose che sono ricordate nel materiale datoci dal Ministro Giovanardi, perché c’è stato un periodo nella vita e nella storia di questo Paese in cui quando le cose venivano commesse da qualcuno questo veniva immediatamente braccato, da altri ci si dimenticava.
Voglio dire all’onorevole D’Alema, che ovviamente non ascolta me, che la sua reazione oggi sui giornali mi fa venire in mente la reazione del Segretario del PSI di allora, Craxi, secondo me un grande uomo politico, quando arrestarono Mario Chiesa. La sua prima dichiarazione fu: “E’ un mariolo.” Poi sappiamo com’è finita.
Io credo che non sia facile per D’Alema svincolarsi dal sospetto di una stretta colleganza tra corporazione rossa e partito.
Io non so che fine abbiano fatto i 100/miliardi di consulenze. Devo dire che se è vero che Consorte e Sacchetti hanno preso 100/miliardi di consulenze, bisogna che li contattiamo, vuol dire che sono di una bravura mostruosa... applausi in sala... Guardate che prendere 100/miliardi di vecchie lire di consulenze vuol dire avere una capacità di produzione intellettuale, ma anche di altro tipo, che credo sfugga ai comuni mortali, perché chi di noi ha avuto consulenze sa che sono cose molto più modeste di cifre di questo genere. Adesso vedremo se i magistrati che indagano sono in grado di capire attraverso quali giri e dove sono finiti questi soldi.
Finisco con una considerazione finale. Noi viviamo in una regione difficile, come gli amici umbri, toscani e marchigiani, però sono anche convinto che se un merito ha avuto il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica è che sono cessati una serie di condizionamenti che obiettivamente nella Prima Repubblica esistevano anche rispetto a chi, come tu dicevi, faceva l’opposizione negli Enti Locali, che non sempre era libero. Se io penso che ancora oggi la gran parte delle aree di proprietà della Curia di Reggio Emilia vengono rilevate da due cooperative, faccio i nomi perché tanto le conoscete, l’Unieco e la Orion, vuol dire che c’è una pesante cappa di condizionamento che le cooperative rosse sono in grado di esercitare sulla società civile e non solo civile delle città in cui operano.
Credo però che siamo nella condizione oggi di avviare una grande battaglia che io sintetizzerei con uno slogan: la mutazione genetica della sinistra è arrivata al punto di confondere l’etica con l’etichetta delle cooperative. Noi vogliamo che questo cessi.

Gian Luca Galletti – Consigliere UDC Regione Emilia Romagna Leggendo i giornali in questi giorni sono rimasto stupito in particolare da una cosa, venendo da Bologna forse l’ho colta in misura maggiore di altri: dalla condanna del professor Prodi al sistema di interferenza fra affari e politica. Questo richiamo lui l’ha fatto in particolare agli esponenti del centrodestra, forse dimenticando tutto ciò che sta capitando all’interno del sistema delle cooperative.
Chi conosce la storia di Prodi, come noi bolognesi in particolare, non accetta questo richiamo da lui. Prodi è stato Presidente dell’IRI che è stato il sistema più forte di interferenza fra politica ed affari... applausi in sala... Prodi è stato Presidente di una società di consulenza che si chiama NOMISMA, che ha sede a Bologna, che negli anni Settanta e Ottanta ha avuto molto a che fare con gli Enti Locali, e non dico altro. Quindi noi non accettiamo lezioni da nessuno, in particolare dal professor Prodi... applausi in sala...
Seconda cosa. Molti di noi, anche dalla nostra parte, in questi giorni stanno dicendo: “Alla fine siamo tutti uguali.” Io non accetto neanche questo. Chi vive in Emilia Romagna, chi vive in Umbria, chi vive in Toscana, cioè in particolare quelli di noi che vivono nelle regioni rosse, ha rifiutato quel sistema di potere. Guardate, l’ha rifiutato sulla propria pelle, perché essere diversi in questa regione, come ci hanno detto gli intervenuti prima di me, è difficile. Quindi noi non siamo uguali a loro, noi non siamo uguali al sistema di potere di gestione economica delle cooperative e dell’Unipol. Noi siamo stati quelli che hanno condannato quel sistema da anni, prima quando eravamo nella Democrazia Cristiana e dopo con la scelta dell’UDC, quando alcuni nostri amici invece hanno aderito, secondo me per comodità, a quel sistema di potere... applausi in sala... Quindi io non ci sto in questo “siamo tutti uguali.” Noi siamo diversi, e lo dimostra la nostra storia.
Oggi il problema delle cooperative sembra quello della governance. Si tende a ridurre il tutto a questa parola che sembra la panacea di tutti mali, dicendo: “Non è successo niente. E’ un problema di governance.”
Ricordo solo che alla Festa dell’Unità dello scorso anno, non mi attiro certo la simpatia dei presenti, io denunciai che le cooperative hanno una società di revisione che è di proprietà delle stesse cooperative. Il Consiglio di Amministrazione di quella società vede membri che sono Consiglieri di Amministrazione delle stesse cooperative.
Allora il problema non è un problema di governance, è un problema di trasparenza, soprattutto per le cooperative, perché non esiste che una società privata abbia una società di revisione che certifica i bilanci. Questa è mancanza di trasparenza, ed è più grave proprio per le cooperative per due ragioni: innanzitutto per i valori mutualistici ai quali si richiamano, in secondo luogo perché bene o male quelle cooperative gestiscono soldi pubblici, perché con il risparmio fiscale che hanno si tengono delle risorse che le società private pagano per investirle nel sociale, nella mutualità, non nelle banche. Quindi non diamo neanche per scontato che una cooperativa che si compra una banca entri nel mercato. Entra nel mercato con regole diverse dalle altre società.
Quindi io dico che anche quando andremo a fare la legge sulle cooperative, che è in discussione in Emilia Romagna, di queste cose dovremo tener conto. Alcune regole, se compatibili con la legge nazionale, dovremo dettarle in quella legge.
Dico anche che mi pare, visto le nuove nomine che si stanno facendo ai vertici di Unipol e nelle società controllate di Unipol, che, al di là di dire che il problema della governance esiste, poi non si ponga rimedio, perché io non ho nulla da dire sugli uomini che sono stati scelti dal punto di vista personale, ma noto che il sistema è sempre lo stesso: vengono scelti uomini delle cooperative che hanno una fortissima osmosi con il partito e con gli Enti Locali dell’Emilia Romagna, della Toscana e dell’Umbria. Quindi, al di là di quello che si predica, si continua a razzolare male.
Voglio rispondere ad una domanda che viene fatta spesso a chi come noi amministratori locali delle regioni rosse gira per il resto dell’Italia. Si dice: “Sì, è vero, voi dite tutte queste cose del sistema cooperativo, però, guarda caso, alla fine le vostre sono le regioni che funzionano meglio”, quasi che quel sistema fosse quello che ha fatto funzionare bene l’economia della nostra regione.
Prima di tutto devo rilevare una cosa: il comparto che traina di più la nostra regione, in particolare l’Emilia Romagna, è quello del settore meccanico dove le cooperative non c’entrano niente. Quindi il nostro sistema funziona grazie ad un sistema di piccole e medie imprese che ha tenuto meglio degli altri sistemi rispetto alle crisi economiche che si sono ripetute in Italia e che ha saputo meglio sfruttare la ripresa.
Il sistema di servizi degli Enti Locali, invece, che è un servizio quantitativamente elevato, è un altro film. Questo deriva, è chiaro a tutti, ce lo siamo detti migliaia di volte ai nostri convegni, da un patto che io definisco scellerato, ma sarebbe da riportare in quel momento storico, fatto negli anni Settanta e Ottanta tra PCI e DC, per cui i nostri Comuni, le nostre Province e le nostre Regioni godevano di maggiori trasferimenti statali rispetto agli altri.
Quindi sia chiaro che la nostra quantità di servizi è dovuta a risorse che non sono andate ad altre Regioni che ne avrebbero avuto più bisogno di noi in un momento storico preciso. Questi sono i dati. Noi a Bologna, ma anche a Modena, andavamo in autobus gratis quando gli altri lo pagavano. Poi vedo che il vizio è rimasto, perché oggi, nonostante la denuncia di tutti i presunti tagli, che non esistono, dello Stato verso gli Enti Locali, il Sindaco Cofferati si alza una mattina ed annuncia che tutti i musei di Bologna da non si sa quando saranno gratuiti. Quindi la mania populista e demagogica dei servizi pubblici gratis ai DS non la toglierà nessuno.
Sia chiaro però che quel sistema di servizi è stato fatto a scapito di altre regioni che, ripeto, probabilmente ne avrebbero avuto più bisogno di noi, tant’è vero che se voi andate a vedere ancora oggi il dato della spesa pro capite nelle nostre province e nei nostri comuni vi renderete conto che noi siamo molto più alti degli altri. Ad esempio, la nuova legge finanziaria identifica come Comuni virtuosi quelli che hanno una spesa pro capite media per i Comuni di classe demografica omogenea. I nostri Comuni per la spesa pro capite media non sono virtuosi, perché hanno una spesa pro capite più alta, proprio perché hanno goduto nel tempo, così come ora, di maggiori trasferimenti dallo Stato.
Allora la morale è molto semplice: con più soldi si riesce sicuramente a fare meglio di altri. Questo non grazie alle cooperative, ma grazie ad un sistema di trasferimenti che è quello che vi ho indicato adesso.
Concludo. Io condivido moltissimo quello che stiamo facendo questa mattina, un’operazione definita dal Ministro Giovanardi operazione verità. Dobbiamo farla capillarmente sul territorio. Come Gruppo regionale per l’Emilia Romagna mi prendo l’onere di coordinarla sui territori dei nostri comuni perché abbiamo un obiettivo. Noi, senatore Ciccanti, siamo sempre stati una regione rossa, non siamo mai stati definiti rosa. Vogliamo però diventare rosa in queste elezioni politiche che ci attendono.

(...)

Luca Ghelfi – Segretario Provinciale UDC di Modena
Bene. Ora i relatori sono disponibili per le domande dei giornalisti. Giornalista (Libero)
[fuori microfono] Le chiedo se può chiarire meglio la vicenda dei funzionari diessini rispetto all’INPS. Potrebbe spiegarla un po’ più compiutamente? Non l’ho capita bene.

Ministro Carlo Giovanardi
Nella cartella troverà la genesi di questo problema che non è scaturito da un partito o da una denuncia, ma dall’INPS. L’INPS si è accorto, c’è il documento nella cartella, un documento mandato all’allora Ministro del Lavoro, che improvvisamente spontaneamente in tutta Italia, ma è evidente che qualcuno l’ha detto da Roma, i funzionari del partito, particolarmente di queste regioni, che erano stati eletti alla carica di sindaco o di assessore anche di grandi città come Modena, Bologna, Reggio, o di città della Toscana, delle Marche e dell’Umbria, sono stati sostanzialmente contemporaneamente tutti assunti, parliamo di centinaia di persone, da strutture della Lega delle Cooperative. A Modena, 7 persone al mattino alle otto sono diventate dipendenti della Libreria cooperativa Rinascita, poi alle otto e un minuto sono state messe in aspettativa, quindi non hanno mai svolto nessuna attività lavorativa reale per quelle strutture.
Si potrebbe dire: perché è stata fatta questa cosa? Perché non hanno continuato a fare i funzionari di partito? Perché la legge in vigore allora, per un emendamento che aveva presentato Pannella e che era stato approvato dal Parlamento, estendeva il beneficio di raddoppiare l’indennità di carica e di mettere a carico dell’INPS, cioè del pubblico, il pagamento dei contributi ai lavoratori dipendenti eletti alla carica di sindaco o di assessore che si fossero messi in aspettativa, ma in aspettativa dal loro vero lavoro. Questo emendamento diceva che questo beneficio non poteva essere esteso ai funzionari di partito. I funzionari di partito eletti alla carica di sindaco o di assessore non potevano avere questo beneficio.
Allora che cosa hanno fatto? Li hanno fatti dimettere da funzionari di partito, li hanno fatti assumere fittiziamente da strutture della Lega delle Cooperative, li hanno messi in aspettativa, e questi hanno cominciato a lucrare sul raddoppio.
I due effetti che ho detto prima sono eclatanti. Il primo è che mentre Citaristi, fino al 1992/93/94, ogni fine mese doveva tirare fuori i soldini per pagare i pochi funzionari della DC, con questa operazione tutto il loro apparato funzionariale se lo sono fatti pagare dallo Stato. La seconda cosa: purtroppo, con la legislazione allora in vigore, questa era una truffa, tant’è vero che il Sindaco di Vercelli, Bodo, è stato condannato fino in Cassazione. Se voi andate a vedere come sono finite le storie giudiziarie di tutte le persone indicate in quel documento vi divertirete: Pierani a Riccione è stato assolto perché i giudici hanno detto: “Se fosse emerso davvero che è stato assunto alle nove e alle nove e un minuto... e non ha mai lavorato, sarebbe una truffa, ma non abbiamo le prove che effettivamente non abbia lavorato.” A Modena hanno detto: “E’ lodevole”, pur avendo dimostrato che non hanno mai lavorato, “che il partito abbia loro trovato una falsa occupazione, perché la gente vede male i funzionari che fanno i sindaci.”
O per una ragione o per l’altra, quindi, archiviazioni.
Devo ricordare un’altra cosa, perché è importante. Avete presente il colpo di spugna, la sanatoria, tutta la polemica della sinistra contro Berlusconi, contro le leggi ad personam? Ebbene, questa è anche colpa nostra, dei miei colleghi del 1993/94. Noi ci accorgemmo che quando era stato messo in moto questo meccanismo, le denunce, tutte queste inchieste e i procedimenti penali, nel 1993, senza che nessuno se ne accorgesse i DS sono riusciti ad infilare una norma interpretativa in una legge, una delle tante che passano in Parlamento, in cui si diceva che, diversamente da come era stata interpretata la legge precedente, anche ai funzionari di partito poteva essere riconosciuto... e via discorrendo. Questa è stata una cosa del tutto ininfluente dal punto di vista giuridico, perché il reato era già stato commesso, e poi nel 1994 in un Ordine del Giorno della Camera, presentato da me, approvato alla Camera dei Deputati, si disse che questa interpretazione voluta dai diessini non esisteva, che il reato era stato consumato eccetera, eccetera, quindi dal punto di vista giuridico non ha avuto nessuna influenza, ma dal punto di vista morale, amici, quelli che condannano gli altri si sono autovotati in Parlamento, o hanno tentato di farlo, il colpo di spugna per cancellare il reato che avevano commesso. Addirittura volevano cancellare il reato, a proposito di moralità.
Detto tutto questo, il vero dramma, la vera cosa incredibile è che andando a scorrere i nomi (l’ha fatto anche Emerenzio Barbieri) cosa viene fuori? Viene fuori che questo procedimento che è arrivato al monopolio... Io ho scritto anche mattoni tipo questo “La coop sei tu. Chi può fare di più?”, non vi invito a leggerlo perché sono 100 pagine di documenti, ma è chiaro che non sarebbe stato possibile costruire tutti questi ipermercati se non fossero stati pilotati i Piani commerciali. C’erano già scritti il nome e il cognome del vincitore, perché erano predeterminate delle condizioni per cui poteva vincere solo un determinato soggetto, non potevano vincere altri.
Tutti quelli che hanno pilotato queste cose chi erano? Erano funzionari di partito che sono diventati sindaci ed assessori, che si sono fatti assumere fittiziamente in un rapporto di scambio di favori dalla Lega delle Cooperative e che in questa situazione hanno operato con scelte amministrative che hanno favorito la stessa Lega delle Cooperative.
Turci è un amico, ma quando Turci pontifica, come in questi giorni, mi riferisco all’onorevole Lanfranco Turci, devo dire che l’onorevole Lanfranco Turci era il Presidente della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna ai tempi in cui Prodi diceva: “Non parte la variante di valico.” Cos’ha fatto Turci dopo aver fatto il Presidente della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna? Il Presidente nazionale della Lega delle Cooperative. Oggi cosa fa? E’ il responsabile economico parlamentare dei DS. Sono forse tre fratelli? No, è sempre lui... applausi in sala... Dopodiché viene a dire che forse Consorte e gli altri hanno fatto troppa confusione tra politica ed affari. Beh, la confusione l’ha fatta anche lui nella sua vita, se ci riferiamo a questo intreccio.

Ministro Carlo Giovanardi
Direi che a questo punto possiamo chiudere, perché è stata una mattina di lavoro proficuo.
Due risposte. Una per quanto riguarda la cooperazione. La risposta è molto semplice, l’abbiamo data in questo Governo con i provvedimenti che questo Parlamento ha assunto. La cooperativa vera, quella che nasce per volontà dei soci, dove i soci contano, e ce ne sono tantissime (cooperative agricole, cooperative di consumo, cooperative di produttori), ci sta benissimo se svolge la sua funzione sociale e se dà peso alla volontà e all’indirizzo dei soci stessi che molte volte sono anche soci lavoratori della cooperativa. La cooperativa che devia, che diventa un qualcosa che tradisce lo spirito mutualistico originario e che inquina il mercato non ci sta assolutamente bene. Credo che dopo le esperienze che abbiamo vissuto in queste settimane anche la legislazione debba farsi carico di queste deviazioni per evitarle.
Per quanto riguarda invece i casi particolari, io ed anche i colleghi siamo in difficoltà nel momento in cui le vicende politiche diventano vicende giudiziarie che spesso sono intricate, che riguardano parti e controparti. Naturalmente interviene la magistratura, sulla quale si può sempre esercitare il diritto di critica, ma specialmente quando le questioni sono particolarmente controverse... io personalmente non faccio questa professione, faccio il parlamentare.
Stamattina negli interventi abbiamo parlato di quello che la politica può fare. La politica può rimuovere le condizioni, e qui ne sono state denunciate tante, che danno poi come frutti avvelenati le situazioni come quella in cui ci si trova ad operare. La politica deve rimuovere questo tipo di realtà per evitare che si arrivi a delle conclusioni così negative.
Credo che da questo punto di vista, quindi dal punto di vista del ruolo della politica, questa mattina abbiamo fatto una cosa importante che credo avrà rilevanza nel dibattito politico nazionale. Grazie a tutti.

e inoltre:
I legami tra Ds e Legacoop in Emilia Romagna



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