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Politica -
L'azione del Governo
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2001/2006: le pagelle al Governo (e all'opposizione)
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Guardare l'operato delle due coalizioni, per capire come potrebbero operare in futuro
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02/04/06
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Ultimo Aggiornamento: 25/03/13
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Il lavoro in Italia è aumentato Per giudicare correttamente i programmi delle coalizioni, per capire se hanno credibilità per realizzare le molte promesse, è utile vedere come hanno operato. Questo vale per la maggioranza uscente di centro-destra, su cui è incentrato questo articolo; ma vale anche per la coalizione di centro-sinistra - con la quale faremo alcuni raffronti - che si ripresenta con lo stesso leader e la stessa alleanza con cui ha vinto le elezioni del 1996. Daremo dunque un voto nelle singole materie al governo e alla maggioranza uscenti, per tirare alla fine le conclusioni. Proveremo a dare anche un voto anche al "centro-sinistra" (benché forse sarebbe preferibile parlare di “sinistra”, visto che il peso del centro è purtroppo esiguo), considerando sia l’operato del quinquennio precedente sia la qualità dell’opposizione fatta in questa legislatura (per la serie: cosa sarebbe successo se avessero messo in pratica le loro ricette). P.S.: i dati si possono interpretare in maniera diversa, ma vi garantiamo almeno che i nostri sono reali (in prevalenza fonte ISTAT). Non è una precisazione superflua, visto che la propaganda spinge molti a dare i numeri al lotto… Lavoro: voto (alla maggioranza di centro-destra) 8 Chi ricorda che otto-dieci anni fa la mancanza di lavoro era considerata una sorta di emergenza nazionale, in cima alle preoccupazioni degli Italiani? Oggi, per fortuna, non è più così; segno che molto è stato fatto su questo versante, con l’eccellente legge Biagi (ispirata dall’economista contestato dalla CGIL e ucciso dalle Brigate Rosse). La disoccupazione è scesa dal 9,2 al 7,1% come media nazionale, di quattro punti nel Mezzogiorno; il numero di occupati ha raggiunto il massimo storico di 22,5 milioni (1 milione e 100mila in più dal 2001 al settembre 2005, con la proiezione di arrivare a 1 milione e mezzo a fine legislatura). Molto meglio della media europea (anche al netto del saldo per la regolarizzazione degli immigrati), e per di più in un periodo di bassa crescita economica europea (cosa davvero difficile secondo gli economisti): "L'Italia è uno dei pochi Paesi OCSE che fin dall'inizio del nuovo millennio ha beneficiato di una robusta crescita dell'occupazione" "Molti più posti di lavoro sono stati creati negli anni di recessione 2001-2004 rispetto ai quattro anni precedenti caratterizzati da una frizzante crescita del PIL" (OECD - Organizzazione europea per la cooperazione Economica e lo Sviluppo -, Economic Surveys - Italy, maggio 2005). Naturalmente – e giustamente – non ci si accontenta mai, per cui la preoccupazione è adesso quella del lavoro “precario”; si tratta però, in larga parte, di una falsa impressione. Spieghiamo perché. È vero che si sono diffuse forme di lavoro (interinale, a tempo determinato, contratti a progetto, collaborazioni, ecc.) diverse dal tradizionale “posto fisso”. Ma i nuovi posti di lavoro flessibile ("precario" è una formula propagandistica) non hanno sostituito, bensì si sono aggiunti ai posti di lavoro a tempo indeterminato, che sono anch’essi aumentati, e in misura notevolmente superiore (oltre il 90% dei nuovi posti di lavoro creati nella legislatura è a tempo indeterminato) e la cui percentuale sul totale dell’impiego resta costante (quasi il 90%). Il lavoro flessibile, insomma, ha sostituito lavoro nero e disoccupazione, perché le imprese possono assumere più liberamente. Il lavoro flessibile, a volte, è una scelta di chi preferisce lavorare autonomamente; oppure è un modo delle imprese per conoscere il personale da assumere: il 35% dei contratti di lavoro "somministrato" (o "interinale") e il 50% dei contratti a termine viene trasformato in contratti a tempo indeterminato. Ciò non significa, naturalmente, che il lavoro dei sogni (bello, ben pagato, vicino casa, fisso) sia sempre a portata di mano. Ma la situazione è senz’altro migliorata molto, e maggiori sono le possibilità di scelta per chi cura formazione e aggiornamento professionale. Un’ultima considerazione: alla sinistra che denuncia il male del lavoro "precario", bisognerebbe ricordare che… l’ha inventato lei! Il cosiddetto “pacchetto Treu”, voluto nel 1997 dall’allora ministro del Lavoro, introdusse nuove forme di lavoro flessibile: PIP, borse di lavoro, Co.co.co.; una riforma positiva, che iniziò già allora a invertire il trend della disoccupazione. La legge Biagi, anzi, ha dato maggiori garanzie a quei lavoratori (contributi più alti, misure per evitare che diventino forme per mascherare il lavoro dipendente, ecc.), e probabilmente ancora c'è da fare per evitare che il ricorso al lavoro flessibile sia eccessivo. Stendiamo invece un velo pietoso su un’altra forma di lavoro - davvero - precario introdotto dai governi di sinistra (su pressione di Rifondazione Comunista): i famigerati “lavori socialmente (in)utili”. Voto al centro-sinistra: 7
Scuola e Università: voto 7 Il ministro Moratti è stato (checché ne dicano operatori scolastici politicizzati) uno dei migliori della storia repubblicana. La spesa per l'istruzione è cresciuta, tra il 2001 e il 2005, del 13,70%. E' stata triplicata, portandola a 560.000 PC, la dotazione informatica delle scuole, superando la media europea PC/studente. Sono stati realizzati 41.000 laboratori tecnologici (incremento del 35%). Si è consentito ad 830.000 studenti di conseguire gratuitamente il patentino per la guida dei ciclomotori. È stata varata la storica riforma della scuola secondaria superiore, rendendola più moderna, innalzando l'obbligo scolastico a 18 anni, aumentando l’offerta formativa (più materie, più cicli di studi), avvicinando i percorsi professionali al mondo del lavoro, introducendo l’attenzione ai percorsi individuali (“portfolio” formativo) e la seconda lingua comunitaria, reintroducendo il voto di condotta (la sua abolizione era stata un atto di demagogia demenziale e diseducativa). L'abbandono scolastico è sceso dal 25 al 20%. È stata reintrodotta la figura dell’insegnante di riferimento nella scuola materna, figura psicologicamente fondamentale per i bambini (la moltiplicazione indiscriminata degli insegnanti non si curava affatto degli interessi dei bambini, ma mirava solo ad elargire qualche posto di lavoro in più). Le autorità europee dicono che "queste riforme vanno nettamente nella giusta direzione e dovranno essere monitorate per garantire il raggiungimento dei loro obiettivi" (OECD, cit.) Sono stati immessi in ruolo (uscendo da anni di precariato) ben 116.500 docenti (il governi di sinistra non ne avevano assunto neanche uno!), i cui stipendi sono notevolmente aumentati. Il tempo pieno è aumentato del 3,36%. È stata approvata un’importante riforma dell’Università, che premia i ricercatori validi e limita le baronìe locali nella scelta dei docenti. Tre pecche nel quadro d’insieme. La prima, l'eliminazione totale dei membri esterni all'esame di maturità, lasciando il solo presidente come pro forma, visto che aveva un numero enorme di sezioni da seguire. Si è voluta proseguire - anche se per motivi di risparmio - la pessima politica del Governo precedente di rendere gli esami un appuntamento poco serio e poco selettivo: il contrario di cui i giovani e il Paese hanno bisogno. La seconda pecca è il mancato sostegno economico alle famiglie che vogliono scegliere la scuola privata. La scuola privata, come riconosce la legge sulla parità approvata già nella precedente legislatura, concorre a pieno titolo al sistema della pubblica istruzione; ebbene, costringere i genitori che vi vogliano indirizzare i loro figli a pagare due volte (la prima volta con le imposte che finanziano l’istruzione, la seconda volta con le rette agli istituti privati) significa negare la libertà educativa delle famiglie, riservandola ai ricchi. Sappiamo che le resistenze sono fortissime (soprattutto da parte della sinistra e di chi è intollerante verso gli istituti religiosi), ma quella è la strada da percorrere. La terza pecca è di non aver bloccato il precariato, limitando l'accesso alle supplenze a coloro che hanno frequentato la SSIS (la nuova Scuola di specializzazione). Un conto è sanare il pregresso, altro è rischiare di perpetuare un eccesso di insegnanti rispetto al numero di alunni, che comporta enormi oneri economici e non ha nessuna incidenza sulla qualità dell'insegnamento: i giovani studenti italiani sono terz’ultimi nelle classifiche di rendimento OCSE, nonostante l’Italia sia quarta nella classifica degli investimenti (che sono soprattutto per il personale docente: abbiamo uno dei rapporti insegnanti-alunni più alti) fatti su ogni ragazzo nella sua carriera scolastica (60.000 $). Voto al centro-sinistra: 4
Famiglia: voto 6
L’azione del governo è stata più di “mantenimento” che di miglioramento. Sono state bloccate proposte esiziali della sinistra, come il divorzio brevissimo o l’equiparazione al matrimonio delle unioni civili (PACS, unioni tra omosessuali, ecc.). È stato introdotto il “bonus bebé”. Ma quello che serve è una vera riforma fiscale che elimini la discriminazione cui sono sottoposte oggi le famiglie: serve l’introduzione del quoziente familiare (sistema di tassazione che tiene conto della capacità contributiva, come chiede la Costituzione, e quindi del numero di componenti familiari). Il nuovo programma del centro-destra lo prevede, vedremo se sarà un obiettivo perseguito con la necessaria determinazione. Servono poi più servizi alle famiglie (asili nido, che però sono di competenza comunale) e orarî che aiutino le donne a conciliare compiti familiari e professione. Voto al centro-sinistra: 3
Solidarietà e servizi sociali: voto 6,5
La spesa sociale, anche in rapporto al PIL (Prodotto Interno Lordo), è aumentata, contraddicendo chi sostiene che lo schieramento dei moderati non abbia sensibilità sociale. E' aumentata in particolare - del 30% dal 2001 al 2006 - la spesa sanitaria (anche se questi soldi vengono materialmente spesi dalle Regioni, in gran parte amministrate dalla sinistra). Il numero di contribuenti che non pagano tasse (no tax area) è salito da 2,5 milioni a 12,5 milioni. È stato regolarizzato quasi un milione di immigrati (i 650.000 della sanatoria del 2002 più quelli dei flussi regolari). L'indice di povertà relativa è sceso dal 12,3% del 2000 all'11,7% del 2004 (mentre sotto i governi di centro-sinistra era aumentato); il numero delle famiglie povere è sceso di 30mila unità. Sono state notevolmente elevate le pensioni minime a 1.850.000 anziani, i più bisognosi (anche se servirà un ulteriore aumento, vista la parziale perdita di potere d’acquisto); troppo poco? Peccato che la sinistra non ci avesse pensato, lasciando pensioni minime da fame… Bisogna fare di più per le famiglie monoreddito: abbiamo visto che la frontiera della povertà, oggi, non riguarda tanto il livello dei salarî, quanto i carichi familiari. Un altro dato fortemente criticabile: è continuato il trend negativo (iniziato nella precedente legislatura) degli aiuti al Terzo mondo. Voto al centro-sinistra: 6 Salute: voto 7 La legge antifumo è una conquista importante, che è stata ben accolta dagli Italiani. La spesa sanitaria, come visto, è cresciuta (troppo? Questo è colpa delle Regioni). Voto al centro-sinistra: 7
Economia: voto 6- È uno degli argomenti che sta sempre al centro degli interessi dei cittadini. I risultati non sono stati eccellenti in tutti i settori, ma bisogna anche capire se ciò sia dovuto interamente a responsabilità del governo. Partiamo dal potere d’acquisto delle famiglie. Affermazioni catastrofiste del tipo “le famiglie non arrivano più alla fine del mese”, “c’è grossa crisi”, rientrano tra i luoghi comuni o la propaganda politica. Il reddito reale disponibile - secondo i dati ISTAT e le indagini campionarie della Banca d'Italia - non ha avuto flessioni, semmai una crescita più rallentata; i risparmi delle famiglie sono aumentati (le famiglie che non riescono a risparmiare, negli ultimi cinque anni, sono scese dal 45 al 27%, il reddito medio risparmiato da ogni famiglia è salito dall’8,7 al 12,8%); negli ultimi due anni i beni (mobili e immobili) posseduti dalle famiglie sono in media aumentati del 5%; le famiglie proprietarie di casa sono salite - dal 2001 al 2005 - dal 72 all'87,9%! Non si può ignorare che c'è stata una fiammata inflazionistica, seguita all’introduzione dell’euro, che ha avuto contraccolpi soprattutto su alcune categorie di beni e sul potere d’acquisto di alcune categorie di salariati, il cui reddito - fisso - è cresciuto in maniera inferiore (dando origine ad una percezione di impoverimento relativo) rispetto ai lavoratori autonomi (i quali in periodi di inflazione possono adeguare più facilmente il proprio reddito). Si noti però una cosa: il rallentamento della crescita (non diminuzione, ripetiamolo) del reddito da lavoro salariato è stato inferiore al rallentamento della crescita del PIL: il che significa che il lavoro salariato è stato più penalizzato negli anni del centro-sinistra che del centro-destra! Le cause? Sono dovute al tasso di cambio esagerato lira-euro contrattato dal governo Prodi; prive di senso sono le giustificazioni del tipo “bisognava controllare i prezzi”, cosa evidentemente impossibile in un’economia libera. L’unica via per recuperare il potere d'acquisto è con gli aumenti salariali (soprattutto, per non pesare sulla competitività delle imprese, mediante una riduzione del "cuneo fiscale", cioè delle imposte sul lavoro): ed infatti i recenti rinnovi contrattuali sono superiori all'inflazione. La crescita economica è stata fiacca. Precisiamo però che crescita c’è sempre stata, e non recessione. Inoltre, questa difficoltà è comune ai Paesi europei, ed è dovuta alla rigidità del sistema produttivo, che non ha saputo riprendersi con la stessa rapidità degli USA dallo shock dell’11 settembre 2001. Si noti che l’Italia degli ultimi anni di governo di centro-destra ha avuto un crescita del PIL inferiore dello 0,8% rispetto alla media dei Paesi OCSE. Ma negli anni precedenti, con il centro-sinistra, la crescita, benché più elevata in senso assoluto, è stata inferiore alla media OCSE dello 0,9%, non riuscendo a cavalcare la ripresa in quel momento esistente a livello mondiale. Le basi per il rilancio della crescita sono state in parte poste con la riforma del mercato del lavoro (legge Biagi), dell’Università (riforma Moratti dell’Università) e con il rilancio delle grandi opere infrastrutturali (tutte riforme contestate dalla sinistra); servono ancora, però, riforma della Pubblica Amministrazione, più investimenti nella ricerca, maggiore stimolo all’innovazione delle imprese, maggiore riduzione fiscale (proposte su cui la sinistra è vaga). Servono più liberalizzazioni e più concorrenza: la politica portata avanti dal centro-destra non è stata certo di "liberalismo selvaggio", ma anzi troppo timida su questo versante. Voto al centro-sinistra: 5
Tasse: voto 6 Le tasse sono diminuite per tutti gli Italiani. La pressione fiscale complessiva è scesa dal 42,4% del 2000 al 40,5% del 2005. Sono scese, è vero, in misura inferiore a quanto promesso. E in alcuni casi - deduzioni al posto di detrazioni - in maniera un po' iniqua... Bisogna però dire che il guadagno, per un lavoratore a basso reddito, è stato maggiore di quanto i sindacati ottengono ad ogni vertenza contrattuale... Gli ulteriori tagli non possono venire, a nostro avviso, da ulteriori diminuzioni delle aliquote, bensì dall'introduzione del quoziente familiare (unico modo per tassare la reale capacità contributiva) e dal taglio delle imposte sul lavoro e sugli utili reinvestiti. Le tasse, prima ancora che diminuire omogeneamente per stimolare i consumi, in Italia debbono diminuire miratamente per sanare alcune disuguaglianze sociali (che non sono tanto quelle tra redditi alti e bassi, ma quelle che attualmente privilegiano i singles e le famiglie plurireddito rispetto ai alle famiglie monoreddito e umerose). Non si è fatto abbastanza contro l'evasione fiscale: è vero che l'abbassamento della pressione dovrebbe scoraggiarla, e che l'azione della Guardia di Finanza si è fatta più incisiva; ma i condoni non hanno dato un buon segnale. Voto al centro-sinistra: 4,5
Finanza pubblica: voto 5,5 I conti dello Stato sono sostanzialmente stabili. Il deficit è sceso dal 3,2% del PIL nel 2001 al 2,5% previsto per il 2006 (dati tendenziali a settembre 2006). Ben più basso del 4,1-4,6% che prevedeva la sinistra (si veda l'articolo Il gioco dello scaricabarile), e persino del 3,8% del piano di rientro varato dal Governo di centro-destra. Si confrontino questi dati con lo scostamento tra quanto dichiarato dal Governo Amato per il 2001 (0,8%) e il consuntivo, risultato al 3,2% (il famoso buco nascosto denunciato da Tremonti e poi certificato da Eurostat) a causa di una dissennata finanziaria elettorale. Il debito pubblico, d'altra parte, è sceso dal 110,9% nel 2001 al 108% previsto per il 2006 (anche se sta risalendo rispetto al minimo del 2004). Più rilevante la diminuzione dell'avanzo primario (il saldo attivo di bilancio al netto della spesa per interessi sul debito pregresso): dal 3,2% nel 2001 al 2% (dati tendenziali a settembre) nel 2006. Anche se, va detto, questo peggioramento ha le sue cause in un meccanismo espansivo della spesa pubblica che ha radici più lontane: sotto i governi della sinistra l'avanzo primario era sceso di più di 3 punti, dal 6,6% nel 1997 al 3,2% - appunto - nel 2001! A parziale giustificazione del Governo uscente, va detto che il peggioramento dei conti è poco significativo, se si mettono in conto la crisi economica mondiale, che ha rallentato la ripresa e la crescita del PIL (e, conseguentemente, la crescita delle entrate fiscali), e l’impennata dei prezzi petroliferi, che ha appesantito la bilancia commerciale con l’estero. L’Italia ha affrontato questa crisi meglio di Paesi come Francia e Germania, senza violare i parametri di Maastricht (quando è stato superato il 3% del deficit, dal 2003, lo si è fatto concordandolo con la Commissione europea). Per il 2006 si è resistito alla tentazione di fare una finanziaria “elettorale” (come fece la sinistra per il 2001); e, soprattutto, si è riusciti a mantenere un sostanziale equilibrio senza aumentare le tasse. La Commissione europea, il 19 gennaio scorso, ha rilevato che "la Finanziaria 2006 rappresenta, se completamente attuata, un passo ulteriore verso gli obiettivi di consolidamento delle finanze pubbliche". Una riforma coraggiosa, necessaria e lungimirante (inizierà ad avere effetti benefici sul bilancio tra due anni), approvata dalla maggioranza uscente, è la riforma previdenziale. Diamo un'insufficienza in presenza di conti che abbiamo definito "sostanzialmente stabili"? Il fatto è che, con un debito pubblico come il nostro, più che stabilità ci vorrebbe un miglioramento deciso. Va detto che nei primi tre anni di legislatura sono state rinviate troppo a lungo le riforme strutturali: si è ricorso a misure una tantum (come i condoni), confidando troppo in una ripresa economica che non arrivava (sulle una tantum va detto che anche il centro-sinistra le utilizzò: ricordate la vendita delle licenze per la telefonia UMTS?). Inoltre, non si è avuto il coraggio di tagliare la spesa pubblica, di snellire la pubblica amministrazione (anche qui, una politica poco di "destra"). La sinistra, forse, avrebbe avuto più facilità a mantenere l'equilibrio dei conti aumentando le tasse (come fece con l'Eurotassa e l'Irap); il che però, a medio termine, si rivela un boomerang, andando a detrimento della crescita economica. Voto al centro-sinistra: 6 Bioetica: voto 9 La legge 40/2004 che regolamenta la fecondazione artificiale, bloccando la tentazione dell’eugenetica e ponendo fine al precedente far west della provetta, è una legge importantissima (difesa dagli Italiani nei referendum), che da sola vale una legislatura. La difesa di questa legge, la resistenza ai tentativi di introdurre l’eutanasia, non sono semplici azioni di buon governo, ma imperativi di civiltà. Voto al centro-sinistra: 3
Conflitto d’interessi e leggi ad personam: voto 4 Il conflitto d’interessi che investe Silvio Berlusconi esiste, è inutile nascondersi. Tale conflitto riguarda soprattutto il sistema dell’informazione. La legge Gasparri è insufficiente perché congela il sistema attuale (sostanziale duopolio Rai-Mediaset), rimandando la soluzione a tra qualche anno, all’avvento dei canali digitali. È vero che il duopolio attuale è stato un progresso di libertà rispetto al precedente, e che è stato sancito dal referendum popolare del 1995. E' vero anche che la conduzione della campagna elettorale da parte della Rai, sotto questo governo, è stata molto più rispettosa verso l'opposizione di quella della Rai di Zaccaria ai tempi della sinistra (ricordate le aggressioni contro Berlusconi da parte di Luttazzi, Biagi, Santoro?). Ed è vero infine che il sistema televisivo ospita numerosi personaggi e programmi che non nascondono le loro preferenze per la sinistra, sia sulla Rai (Ballarò, Primo Piano, Report, Che tempo che fa, gli spettacoli della Dandini), sia su Mediaset (Gialappa's, Zelig, Jene)... Ma è anche vero che bisogna guardare avanti, ad un allargamento del pluralismo (strada - si badi bene - opposta a quella immaginata dalla sinistra: indebolimento degli attori privati e ritorno ad un sostanziale monopolio della Rai, controllata dalla sinistra stessa). Al conflitto d’interessi bisogna però dare la giusta dimensione, perché non è, di per sé, fonte di cattivo governo. È come una pistola carica, che può essere o non essere usata. L’accusa rivolta al Governo di aver approvato molte leggi ad personam (per favorire Berlusconi) era spesso infondata: la legge sulle rogatorie internazionali - che ratificava una convenzione del 1998 - non ha bloccato nessuna inchiesta, non ha portato alla scarcerazione di nessun terrorista o mafioso (come paventato dalla sinistra), ed è stata indicata ad esempio dall’OCSE; la legge Cirami sul legittimo sospetto non ha influenzato i processi a Previti e Berlusconi (come riconosciuto da Rutelli in una dichiarazione all'Ansa del 28-4-2003), reintroducendo un elementare - e antichissimo - principio di equità giuridica; la legge ex-Cirielli sui termini di prescrizione esclude i procedimenti pendenti; la legge sul falso in bilancio non lo ha depenalizzato, ma ha rimodulato le pene (e, in ogni caso, non ha nessuna attinenza con aziende di Berlusconi). Si tratta di leggi per le quali sono stati respinti tutti i dubbi di costituzionalità; leggi utilizzate da molti cittadini, ma non da Berlusconi e Previti. Va detto che la tentazione di formularle in modo che ricomprendessero alcuni di quei processi c'è stata; tentazione respinta dagli alleati di governo (soprattutto UDC e AN), e che però ha rallentato - come vedremo oltre - una coerente riforma della giustizia. La sinistra, poi, ritiene insufficiente la legge sul conflitto d’interessi approvata in questa legislatura; e su questo siamo d’accordo. Però ricordiamo che si tratta della stessa legge che era stata approvata alla Camera in prima lettura – con il voto favorevole della sinistra! – nella precedente legislatura. Poi si era arenata, perché alla sinistra faceva comodo non sciogliere il nodo, per poterlo scatenare contro Berlusconi al momento opportuno ed eludere il dibattito sui problemi concreti. Inoltre, bisogna purtroppo rilevare che la critica al potere di Berlusconi non è fatta in nome di un sistema più liberale, bensì per far prevalere un sistema di potere – quello della sinistra e dei DS - anche più pervasivo: finanza e cooperazione rossa, RAI e grandi quotidiani, sindacato. Voto al centro-sinistra: 4 Giustizia e sicurezza: voto 6,5 Le vicende personali del Presidente del Consiglio hanno influito negativamente sull’iter delle riforme. È vero che le inchieste martellanti partite soprattutto dalla procura di Milano hanno una chiara matrice politica (pericolosissima per la democrazia), come dimostrano anche le successive ripetute assoluzioni dei magistrati giudicanti. E' anche vero, tuttavia, che l’esigenza di ‘tamponare’ quegli attacchi ha dettato i tempi delle iniziative in maniera di giustizia (come visto nel capitolo sul conflitto d'interessi); sono state prodotte sì buone leggi, che però hanno rallentato l’approvazione dell’importante riforma del sistema giudiziario, giunta al traguardo proprio a fine legislatura. Positiva l’azione sul versante sicurezza: sono diminuiti quasi tutti i reati (omicidi, rapine, furti, scippi, con l'unica eccezione delle truffe, in particolare quelle telematiche); cominciano a vedersi (con troppa lentezza) i poliziotti di quartiere; sono dimezzati gli arrivi di immigrati clandestini. Migliorata notevolmente la sicurezza sulle strade, e diminuiti morti e feriti, con la patente a punti. Voto al centro-sinistra: 5 Esteri: voto 7 L’Italia è il Paese più impegnato in operazioni militari a difesa della pace. Ha assunto una linea politica chiara e coerente: prima eravamo oggetto di facili ironie sulla nostra pavidità. Ha rinsaldato il legame atlantico con USA e Gran Bretagna, senza però partecipare ad operazioni di guerra (come fece il governo D'Alema bombardando la Serbia sotto l'egida della NATO - e non dell'ONU), bensì ad operazioni di peace keeping approvate dall'ONU (anche in Iraq: risoluzione n.1511 del 16-10-2003). Ha cercato di non appiattirsi, a livello europeo, sull’asse Parigi-Bonn, che aveva scelto una linea di opposizione agli USA (per tutelare interessi commerciali in Iraq) rivelatasi sterile e poi lasciata cadere. L’accresciuta autorevolezza dell’Italia in Europa è dimostrata dal fatto che Roma è stata scelta come sede per la firma della nuova Costituzione europea. L’autorevolezza a livello mondiale è dimostrata dal fatto che l’Italia è stata la capofila dello schieramento che ha impedito una pessima riforma del Consiglio di Sicurezza ONU, la quale avrebbe consolidato un’oligarchia anziché allargare la democrazia. Di contro, la politica estera del centro-sinistra è semplicemente inesistente, visto che su questi temi è spaccato più che su ogni altro. Ricordiamo che nella precedente legislatura, la maggioranza di sinistra poté rispettare gli impegni internazionali (Kossovo, allargamento della Nato, Albania, ecc.) solo grazie al sostegno responsabile del centro-destra. Voto al centro-sinistra: 4 Riforme istituzionali: voto 6,5
Alla riforma costituzionale e alla riforma elettorale abbiamo dedicato in passato due articoli specifici. La prima è una riforma equilibrata, che non sovverte la costituzione e non tocca la prima parte (principi fondamentali). Avrà bisogno di correzioni, ma pone rimedio ad alcuni pasticci creati dal "federalismo" voluto dal centro-sinistra e soddisfa un'esigenza di modernità non rinviabile. La riforma elettorale è ottima, aumenta il potere di scelta dei cittadini, con l'unica lacuna della mancanza delle preferenze. Sono state approvate a maggioranza, e non con l'ampio consenso auspicabile. Purtroppo, però, la sinistra (che aveva a sua volta approvato a maggioranza la sua riforma) ha rifiutato ogni dialogo, sostenendo l'immobilismo. Voto al centro-sinistra: 5 Compattezza della coalizione: voto 6,5 La Lega Nord ha bisogno di visibilità presso i suoi elettori "arrabbiati", e i suoi esponenti si lasciano andare spesso a dichiarazioni improvvide. La sostanza dell'azione della maggioranza ha però rivelato compattezza, anche se forse al prezzo pagato da Berlusconi di un'accondiscendenza eccessiva verso le uscite leghiste. La mancanza di compattezza, invece, è il vero tallone di Achille del centro-sinistra: sui temi economici, su famiglia e bioetica, sugli Esteri, ecc. Voto al centro-sinistra: 4 Media voto centro-destra: 6,5 Media voto centro-sinistra: 5 -
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