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Franco Monaco | Luigi Bobba |
Pubblichiamo stralci dell'articolo apparso su Avvenire del 13-6-2006.
«Regresso», «clericalismo moderato» di ritorno, arretramento «rispetto ai paradigmi dello stesso cattolicesimo democratico». Addirittura un balzo indietro di quasi un secolo, «a prima di Sturzo, a quando i cattolici democratici non avevano ancora maturato il valore dell'autonomia della politica e della laicità delle istituzioni». Franco Monaco, deputato della Margherita, presidente dell'Azione Cattolica Ambrosiana dal 1986 al 1992, non è andato giù tenero, su Repubblica di ieri, verso i colleghi di partito che hanno creato con parlamentari della CdL un intergruppo sui temi etici. La cosa proprio non gli va giù. Perché sulle questioni eticamente sensibili, dice l'esponente prodiano, il luogo di elaborazione dei cattolici di centro-sinistra deve essere la "Schengen" dell'Ulivo, zona di libero scambio di laici e cattolici. Punto. (...)
Per Lucetta Scaraffia, ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma e che legge «un grande nervosismo» nelle parole di Monaco, un'alleanza trasversale dei cattolici in politica non è solo legittima, ma «doverosa». Spiega la storica: «Nessuno pensa ad un'omologazione dei parlamentari credenti all'interno dei due schieramenti». Semplicemente, «la diversità legittima di posizioni ha un limite, non può riguardare, per esempio, un tema come quello della vita. Tutto è mediabile? E allora perché non si pensa di mediare su temi come la pena di morte?». «È curioso - sottolinea poi la Scaraffia - come il problema nasce quando si crea una collaborazione tra cattolici, mentre esiste, e pare la cosa più pacifica del mondo, un'alleanza trasversale dei cosiddetti "laici"». Qui il ricordo va ad un anno fa: «Quando prima del referendum Fini o la Prestigiacomo hanno fatto fronte comune con i fautori del Sì, della modifica della legge 40, nessuno nel centro-sinistra si è stracciato le vesti. Nessuno ha accusato costoro e molti altri di intorbidire le acque della politica. Anzi, sono stati applauditi come spiriti aperti e liberi». La realtà, insiste la Scaraffia, è che «ancora una volta si usano due pesi e due misure per "laici" e cattolici. In più, mentre la bioetica tende a diventare il centro delle questioni politiche, non solo in Italia ma in tutto l 'Occidente, si continuano ad usare, per una prospettiva del tutto inedita, schemi politici del tutto usurati. È qui che sta, semmai, il regresso». Non manca un affondo finale: «Mi lasci dire, poi, che di fronte ad un magistero chiarissimo su questi temi, fino alle parole che ha speso in questo anno Benedetto XVI, è davvero sorprendente che si possa pensare di mettersi attorno a un tavolo a discutere di principî che sono stati definiti dal Papa "non negoziabili". Mi pare che cattolici coerenti come Bobba e Binetti stiano facendo emergere le contraddizioni di chi esibisce l'identità cattolica prima delle elezioni, ma poi in fase legislativa non è disposto a "pagare" il prezzo di tale identità». (...)
P.S.: Noi ci permettiamo di aggiungere un'unica annotazione: per Monaco (come per Franceschini, per la Bindi, per molti cattolici schierati a sinistra) il vero 'dogma' indiscutibile è la salvaguardia della coalizione politica di cui fanno parte (e salvaguardare quella coalizione si traduce in sudditanza culturale alle sinistre). I valori, la ricerca di soluzioni ai problemi concreti, il confronto con tutti senza pregiudizi... purtroppo vengono in secondo piano.