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Politica - Notizie e Commenti
Ai referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento ha prevalso un voto emotivo Stampa E-mail
Un vuoto di riformismo anche nei cattolici. Le analisi di De Rita, Ricolfi, Diotallevi
      Scritto da Sandro Magister
24/06/11
Una vignetta di Vauro che invita a votare 'Sì'
Una vignetta di Vauro che invita a votare 'Sì'
Tre dei più acuti analisti della società italiana, il laico Luca Ricolfi e i cattolici Giuseppe De Rita e Luca Diotallevi, hanno fornito dell’esito dei referendum sull’acqua un giudizio molto critico.

Per primo è intervenuto De Rita, sul Corriere della Sera del 20 giugno, con un commento intitolato: La trappola della semplicità. Una semplicità ingannevole, ha spiegato, perché “la dimensione quasi totalitaria di ‘sì’ sta a dimostrare che non c’è stata dialettica di pensieri, ma solo globale e unidirezionale vento d’opinione”.

Secondo De Rita, al posto della “cultura di sistema” che animò negli anni Cinquanta e Sessanta il grande riformismo cattolico dei Saraceno, Sebregondi, Paronetto, questa volta ha invaso il campo senza incontrare resistenze una semplice ondata emotiva: “la convinzione quasi teologica che l’acqua è dono divino e bene di tutti”.

Il 22 giugno, su La Stampa, Ricolfi è partito anche lui da una critica della dose schiacciante dei “sì”:

“Quando un tema è complesso e ci sono molti argomenti pro e molti contro, gli esiti sono del tipo 60-40, oppure 70-30, al limite 80-20. Ma mai 95-5. Se succede così, vuol dire che – per un complesso più o meno evidente di cause – il contesto della discussione è stato poco democratico: i media latitavano, i partiti non hanno saputo fare il loro mestiere, le informazioni erano insufficienti o unilaterali, la gente non aveva tempo o voglia di documentarsi, le pressioni di gruppo a conformarsi all’opinione della maggioranza erano soverchianti. Sulle questioni importanti, sui problemi veri, le percentuali bulgare non sono mai un bel segnale, un segnale di vitalità della democrazia. E anche ammesso che le percentuali bulgare (95 a 5) si spieghino con il fatto che chi era per Berlusconi è stato a casa, resta il fatto che la maggioranza democratica che è andata a votare ha mostrato una sorprendente incapacità di distinguere, ragionare sulle cose, valutare i pro e i contro delle varie opzioni. Tutte capacità che, a mio parere, costituiscono il nucleo portante di una opinione pubblica democratica, informata, esigente con la politica e con sé stessa”.

Di conseguenza, secondo Ricolfi, non è vero che la società italiana “improvvisamente si sia trasformata in una comunità virtuosa di cittadini preoccupati del bene comune”. Invece che un risveglio, si è in presenza di “un nuovo sonno, quello di un’opposizione neo-romantica, in cui la gente esprime umori, sentimenti, emozioni, stati d’animo, credenze, convinzioni morali, ma non si preoccupa di valutare le conseguenze delle proprie scelte”.

Infine, su Avvenire del 23 giugno, nella pagina degli editoriali, è intervenuto Diotallevi, tessitore delle ultime settimane sociali dei cattolici italiani e sociologo numero uno della CEI.

La valanga dei “sì”, ha scritto, non contrastata né dalla maggioranza di governo né dai partiti d’opposizione, ha rivelato che “in un momento di acutissimo bisogno di scelte strategiche per il paese, sembra proprio che non ci siano in campo orientamenti riformisti dotati del necessario consenso”, in settori come la distribuzione dell’acqua, i servizi pubblici locali, la produzione di energia.

Non è vero – ha proseguito Diotallevi – che gli italiani siano tutti diventati di colpo dei massimalisti. I recenti referendum nelle fabbriche della Fiat hanno mostrato che “c’è spazio per proposte riformiste anche costose, anche avanzate in condizioni difficili”.

Questa volta, però, sull’acqua le proposte riformiste sono mancate quasi del tutto. E sono mancate – ha osservato Diotallevi – anche per colpa dei cattolici, che pure in passato “sono stati protagonisti delle più incisive stagioni riformiste che la storia repubblicana ha conosciuto”.

La conclusione: “Non c’è alcuna ragione per ritenere che, in una democrazia governante e bipolare, un riformismo nuovo e di ispirazione cristiana non possa giocare di nuovo un ruolo da protagonista. Anzi, forse è vero proprio il contrario. L’elaborazione e la organizzazione di un nuovo riformismo è uno dei compiti di una generazione nuova di cattolici italiani impegnati nella competizione politica”.

Come dire che questa nuova generazione tanto invocata dal papa e dalla presidenza della CEI è ancora di là da venire, vista la prova di questo referendum.

 

Pubblicato sul blog Settimo cielo con il titolo  Cattolici e referendum. Le analisi di De Rita, Ricolfi, Diotallevi.
Sul nostro sito avevamo cercato di effettuare una riflessione non emotiva sui referendum in generale, e sui temi della distribuzione dell’acqua e delle questioni giudiziarie (che coinvolgono non solo Berlusconi) in particolare.



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