Orwell, 1984: Il Grande Fratello ti sta guardando
pubblichiamo stralci dell'articolo apparso su Avvenire dell'8 marzo 2005
Le evidenziazioni in grassetto sono nostre
Che cos’è davvero, anzi che cosa significa fecondazione medicalmente assistita? Ecco un caso classico, ma attuale, di manipolazione del linguaggio. Infatti, fecondazione medicalmente assistita non vuole dire quello che vorrebbe e sembra significare. Presa alla lettera, dovrebbe indicare un intervento curativo nel caso di difficoltà o di impossibilità di fecondazione. Invece le metodiche della «fecondazione medicalmente assistita» (o "Fma": le sigle sono sempre più innocue delle parole che sintetizzano) non sono affatto terapeutiche, giacché lasciano incapaci di generare l’uomo o la donna infertili: l’assistenza medica si risolve in qualche cosa che, assai più che a una cura, assomiglia a una protesi. Sarebbe più esatto chiamarla "fecondazione artificiale umana", eppure tal locuzione - forse brutale, ma veritiera - richiama l’idea di trattamenti da zootecnia e ciò non è politicamente corretto.
Questa locuzione, che ha fornito il titolo alla legge 40, è analoga a quella di "interruzione volontaria di gravidanza" (o "Ivg"), che ha dato il nome alla legge di legalizzazione dell’aborto. Anzi è "migliore" di Ivg, perché quello del 1978 fu il primo caso in cui si sperimentò la potenza di suggestione delle parole che nascondono la verità di cui si ha paura. Allora, per vincere i dubbi che mettevano in forse l’approvazione della legge (passata poi per soli due voti), un senatore ebbe la trovata di farla precedere da una rassicurante «tutela sociale della maternità». In quel caso si provò che la trasformazione di un nome quanto meno scostante in una sorta di formula sanitaria funzionava, perché raggiungeva l’effetto voluto di far cadere le barriere psicologiche
Anche Giovanni Paolo II ne trattò nell’enciclica Evangelium Vitæ: «Proprio nel caso dell’aborto - scrisse - si registra la diffusione di una terminologia come quella di "interruzione volontaria della gravidanza", che tende a nasconderne la vera natura e ad attenuarne la gravità nell’opinione pubblica» (n.58). E ancora: «Si tende a coprire alcuni delitti contro la vita nascente o terminale con locuzioni di tipo sanitario che distolgono lo sguardo dal fatto che è in gioco il diritto all’esistenza di una concreta persona umana» (n.11).
Come interruzione volontaria di gravidanza e come molti altri termini che riguardano la sessualità, la procreazione e la contraccezione, siamo anche con la fecondazione medicalmente assistita in piena "antilingua", come potremmo definirla. Questa parola fu usata per la prima volta, come definizione di un certo modo di scrivere e di parlare, da Italo Calvino su Il Giorno nel 1965, nel corso di un dibattito sulla lingua italiana avviato da Pier Paolo Pasolini su Rinascita e proseguito altrove. Individuata allora nell’uso tecnologico e burocratico, ovviamente diverso da quello anti-etico cui si presta ora, l’Antilingua ha come caratteristica principale, scrisse Pasolini, «il terrore semantico, cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato. […] Nell’Antilingua i significati sono costantemente allontanati, relegati in fondo a una prospettiva di vocaboli che di per se stessi non vogliono dire niente o vogliono dire qualcosa di vago e sfuggente». E aggiunse: «La motivazione psicologica dell’antilingua è la mancanza di un vero rapporto con la vita, ossia, in fondo, l’odio per se stessi. La lingua, invece, vive solo d’un rapporto con la vita che diventa comunicazione». Esatto: se la comunicazione s’intende tale perché veritiera, l’Antilingua è il contrario della comunicazione, in quanto non comunica la verità delle cose: semplice trasmissione di ideologia o, detto altrimenti, un modo per piegare la parola e la comunicazione a obiettivi ideologici. L’Antilingua può essere definita un insieme di parole dette per non dire quello che si ha paura di dire. La sua filosofia è assai vicina alla «political correctness» (correttezza politica, concetto allargatosi poi anche al modo di agire) da alcuni anni importata dagli Stati Uniti dove il linguaggio «politically correct» è nato (Umberto Eco sostiene nel 1793 in una sentenza della Corte Suprema), ma dove ha avuto un vero impiego "politico" quando una parte dell’intellighenzia militante e progressista americana riscoprì il segreto culturale di tutte le rivoluzioni: non si cambia una società se non si cambia il suo linguaggio. Come insegna, nella sua Appendice, il celebre "1984" di George Orwell (che illustra la "neolingua" imposta dalla dittatura del Grande Fratello, ndr).
(...) L’embrione, così, non sarà più la prima età dell’uomo, ma l’inizio di un processo di ominizzazione, un progetto di uomo; non più un vivente, come dice la Bibbia, o un uomo in atto come vogliono la logica e la filosofia, ma, come invece dice il filosofo Emanuele Severino, un uomo in potenza; un pre-embrione, secondo la fantasia creativa della famosa Commissione Warnock britannica che, per giustificare gli interventi di manipolazione del nuovo essere umano, fissò convenzionalmente l’umanizzazione del concepito al suo 14° giorno di età. Oppure ancora, secondo il delicato linguaggio dei radicali e delle estremiste del femminismo, un grumo di sangue o un mucchietto di cellule.
(...) L’Antilingua si arricchisce sempre di nuovi termini: l’embrione è una nuova entità bicellulare, sostiene Giuliano Amato; un «ootide», secondo la più recente trovata dei biologi progressisti (cioè un ovulo che già contiene uno spermatozoo, ma non sarebbe ancora un nuovo individuo); o un «oocita» impregnato (una sorta di ovulo incinto di uno spermatozoo), come si legge in alcuni testi di legge svizzeri; o un prodotto del concepimento come, con terminologia economicista, già da tempo lo definisce il linguaggio delle femministe.
(...) Per la scelta dell’embrione da impiantare in utero, scelta che i referendum vorrebbero nuovamente rendere consigliata, si evita di usare la giusta definizione di selezione eugenetica, che sa di nazismo e di razzismo e si fa ricorso alla analisi preimpianto, che si assimila facilmente alla "diagnosi prenatale" e sembra appartenere a una terminologia sanitaria nonostante che costituisca, in realtà, una condanna a morte di tutti gli altri embrioni scartati come prodotti difettosi e colpevoli di malformazione o di malattie genetiche oppure solamente perché soprannumerari, altrimenti e più onestamente definibili come rifiuti.
E perché non applicare anche alla riduzione embrionaria o fetale (eliminazione degli embrioni di troppo già impiantati e dei feti in pieno sviluppo) una terminologia più precisa e coerente con il titolo della legge? Per esempio, esecuzione capitale medicalmente assistita. Il fatto è che la coerenza non è il forte degli antilinguisti e che l’Antilingua è fatta per trasmettere impressioni, semplificazioni, fughe dalla verità (il terrore semantico), decolpevolizzazione e soprattutto anestesia etica.
(...) E allora anche il nome referendum come strumento illusoriamente democratico da usare in questo caso, appartiene all’antilingua. Si dice da molte parti che la questione riguardante l’umanità del concepito è inestricabile: come il celebre nodo con cui il re frigio Gordio aveva stretto il giogo al timone del suo carro. Alessandro Magno andò famoso perché, per scioglierlo e così ottenere il dominio sull’Asia, lo tagliò di netto con la spada. Il referendum, insomma, è come quella spada. Solo che il nodo, qui, è una persona.
P.S.: La riforma del diritto di famiglia voluta da Zapatero in Spagna, per introdurre il matrimonio tra omosessuali, ha comportato la cancellazione dal codice civile dei termini marito e moglie (sostituiti con coniuge) e padre e madre (sostituiti con genitore)!!! C.v.d.
P.P.S.: Altri termini dell'antilingua:
- eutanasia ("buona morte") ad indicare il suicidio assistito o l'omicidio del malato grave o del portatore di handicap;
- stato vegetativo persistente, ad indicare falsamente che quella persona non sarebbe più uomo, ma vegetale;
- diritti riproduttivi, ad indicare il controllo delle nascite realizzato mediante l'aborto e la sterilizzazione forzata (soprattutto nel Terzo Mondo); e, sulla stessa falsariga, "materiale per il pronto soccorso ostetrico" ad indicare i "kit abortivi";
- gender ("genere") invece che "sesso".
Riferimenti bibliografici
La società multicaotica, Con il Dizionario dell'Antilingua
di Pier Giorgio Liverani, Milano 2005, ed. Ares