Escort: modello di automobile o 'squillo'? (Nella foto, una modella promuove la Ford Escort Cosworth)
La vicenda delle feste presso le dimore di Berlusconi, ci dicono i giornali, coinvolge anche alcune “escort”. Chi sono costoro?
Escort è parola inglese che significa “scorta”, “accompagnatore, -trice”.
In Italia avevamo imparato ad associarla ad un popolare modello di berlina media prodotta dalla Ford. La casa americana, però, dovette infine rinunciare a conservare il nome per i nuovi modelli della stessa classe (come ha invece fatto per la più compatta Fiesta), e ne scelse uno nuovo: Focus.
La causa di quella rinuncia? Anche se l’ufficio stampa Ford illustrò le esigenze di rinnovamento dell’immagine, i veri motivi risiedevano nell’imbarazzo a veder diffondersi una nuova accezione del termine escort: “accompagnatrice particolare”, giovane e piacente ragazza pagata da uomini d’affari (e non) per essere affiancati in occasioni mondane e ‘rallegràti’ nei momenti di relax.
Il termine inglese da noi non si è mai diffuso, perché abbiamo già gli equivalenti nella nostra lingua: prostituta d’alto bordo, "squillo" (un pignolo potrebbe osservare che quest'ultimo è più esattamente l'equivalente di call-girl).
Eppure questi termini non sembrano più sufficienti nella vicenda Berlusconi.
Non vogliamo entrare nel merito dei fatti che vedono coinvolto il nostro Presidente del Consiglio. Se cioè questi siano o meno “fatti privati” (ne abbiamo già parlato). Se Berlusconi fosse realmente consapevole della professione di queste ragazze (come sostengono i giornali di opposizione), o se si trattasse di ragazze ingaggiate a sua insaputa da suoi conoscenti, per fare bella figura; ragazze delle cui prestazioni il Cavaliere, come dice il suo avvocato, sarebbe stato l’ “utilizzatore finale”.
Quel che ci preme sottolineare è che quasi tutti i media hanno iniziato a fare uso dell’eufemismo inglese escort (o di quello italiano “velina”, cui viene attribuito un significato forse un po’ troppo “estensivo”).
Come mai? Parte forse dalle prostitute la nuova frontiera del politicamente corretto, che pretende di cambiare la realtà – o di stendervi sopra un velo pietoso – cambiandole nome?
Innanzitutto, c’è un pizzico di acquiescenza verso il mondo del potere, un mondo cui i giornalisti dei grandi media sentono in una certa misura di appartenere.
Si sa: le prostitute che frequentano il bel mondo non sono uguali a quelle frequentate da operai, impiegati, artigiani o commercianti...
Ma c’è anche un sottile significato politico.
I media di opposizione chiamano escort queste ragazze per preservarne l’ “attendibilità” (!). Temono che, agli occhi dell’opinione pubblica, le rivelazioni di una “squillo” qualsiasi (anche se maliziosamente dotata di registratore) potrebbero avere scarso peso.
Per cui queste ragazze sarebbero – al tempo stesso – tanto squallide da compromettere con la loro frequentazione l’immagine del Presidente del Consiglio; e tanto nobili da denunciare pubblicamente quella frequentazione per consentire un pubblico lavacro di moralità!
I media che sostengono Berlusconi hanno l’esigenza esattamente opposta: quella di svalutare l’attendibilità delle persone che chiamano in causa il premier; ma anche quella di sfumare il disdoro associato alla loro professione, la quale – si suggerisce in maniera quasi subliminale – offrirebbe un’occasione di divertimento, o di consolazione per mariti maltrattati da mogli ingrate.
Insomma: laddove non si ha il coraggio della moralità (cioè di dire che la prostituzione resta attività disdicevole per tutte le parti coinvolte, in qualsiasi situazione, e a qualsiasi classe sociale appartengano), ci si rifugia nel moralismo (la denuncia dei peccati altrui).
P.S.: L'equilibrio di giudizi sulle "escort" da parte di destra e sinistra deriva anche dal fatto che, nell'utilizzazione di quelle prestazioni, i due schieramenti si sono dimostrati bipartisan: l'imprenditore Giampaolo Tarantini, infatti, forniva prostitute anche a due ex assessori della giunta di sinistra che governa la Regione Puglia... (la magistratura dovrà indagare se si tratta di vicende "private", o se questi favori erano concessi da Tarantini in cambio di appalti).