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Notizie - In Europa
Nella casbah di Rotterdam Stampa E-mail
La grande metropoli europea è ormai un pezzo di Medio Oriente
      Scritto da Giulio Meotti
14/05/09

donne islamiche manifestano in difesa del veloA Feyenoord si vedono ovunque donne velate che sfrecciano come lampi per le strade del quartiere. Evitano ogni contatto, soprattutto con gli uomini, perfino il contatto visivo. Feyenoord ha le dimensioni di una città e vi convivono settanta nazionalità. È una zona che vive di sussidi e di edilizia popolare, è qui che si capisce di più come l'Olanda – con tutte le sue norme antidiscriminazione e con tutta la sua indignazione morale – è una società completamente segregata. Rotterdam è nuova, venne bombardata due volte nella seconda guerra mondiale dalla Luftwaffe. Come Amsterdam è sotto il livello del mare, ma a differenza della capitale non ha fascino libertino. A Rotterdam sono i venditori arabi di cibo halal a dominare l'estetica urbana, non i neon delle prostitute. Ovunque si vedono casbah-caffè, agenzie di viaggio che offrono voli per Rabat e Casablanca, poster di solidarietà con Hamas e lezioni di olandese a buon prezzo.

È la seconda città del paese, una città povera, ma è anche il motore dell'economia con il suo grande porto, il più importante d'Europa. È una città a maggioranza immigrata, con la più alta e imponente moschea di tutta Europa. Il sessanta per cento degli stranieri che arrivano in Olanda vengono ad abitare qui. La cosa che più colpisce giungendo in città con il treno sono queste enormi affascinanti moschee su un paesaggio verdissimo, lussurreggiante, boschivo, acquoso, come corpi alieni rispetto al resto. La chiamano "Eurabia". È imponente la moschea Mevlana dei turchi. Ha i minareti più alti d'Europa, più alti persino dello stadio della squadra di calcio Feyenoord.

(...)

Nel centro di Rotterdam non molto tempo fa sono apparse foto mortuarie di Geert Wilders, poste sotto un albero, con una candela a lumeggiarne la morte prossima ventura. Oggi Wilders è il politico più popolare in città. È lui l'erede di Fortuyn, il professore omosessuale, cattolico, ex marxista che aveva lanciato un partito per salvare il paese dall'islamizzazione. Al suo funerale mancava soltanto la regina Beatrice, perché l'addio al "divino Pim" diventasse un funerale da re. Prima lo hanno mostrificato (un ministro olandese lo chiamò "untermensch", subuomo alla nazista), poi lo hanno idolatrato. Le prostitute di Amsterdam deposero una corona di fiori all'obelisco dei caduti in piazza Dam.

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A Rotterdam gli avvocati musulmani vogliono cambiare anche le regole del diritto, chiedendo di poter restare seduti quando entra il giudice. Riconoscono soltanto Allah. L'avvocato Mohammed Enait si è appena rifiutato di alzarsi in piedi quando in aula sono entrati i magistrati, ha detto che "l'islam insegna che tutti gli uomini sono uguali". La corte di Rotterdam ha riconosciuto il diritto di Enait di rimanere seduto: "Non esiste alcun obbligo giuridico che imponga agli avvocati musulmani di alzarsi in piedi di fronte alla corte, in quanto tale gesto è in contrasto con i dettami della fede islamica". Enait, a capo dello studio legale Jairam Advocaten, ha spiegato che "considera tutti gli uomini pari e non ammette alcuna forma di ossequio nei confronti di alcuno". Tutti gli uomini ma non tutte le donne. Enait è noto per il suo rifiuto di stringere la mano alle donne, che più volte ha dichiarato di preferire con il burqa. E di burqa se ne vedono tanti a Rotterdam.

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Un anno fa la città entrò in fibrillazione quando i giornali resero nota una lettera di Bouchra Ismaili, consigliere del comune di Rotterdam: "Ascoltate bene, pazzi freak, siamo qui per restarci. Siete voi gli stranieri qui, con Allah dalla mia parte non temo niente, lasciatevi dare un consiglio: convertitevi all'islam e trovate la pace". Basta un giro per le strade della città per capire che in molti quartieri non siamo più in Olanda. È un pezzo di Medio Oriente. In alcune scuole c'è una "stanza del silenzio" dove gli alunni musulmani, in maggioranza, possono pregare cinque volte al giorno, con un poster della Mecca, il Corano e un bagno rituale prima della preghiera. Un altro consigliere musulmano del comune, Brahim Bourzik, vuol far disegnare in diversi punti della città segnali in cui inginocchiarsi in direzione della Mecca.

Sylvain Ephimenco è un giornalista franco-olandese che vive a Rotterdam da dodici anni. È stato per vent'anni corrispondente di "Libération" dall'Olanda ed è fiero delle sue credenziali di sinistra. "Anche se ormai non ci credo più", dice accogliendoci nella sua casa che si affaccia su un piccolo canale di Rotterdam. Non lontano da qui si trova la moschea al Nasr dell'imam Khalil al Moumni, che in occasione della legalizzazione del matrimonio gay definì gli omosessuali "malati peggio dei maiali". Da fuori si vede che la moschea ha più di vent'anni, costruita dai primi immigrati marocchini. Moumni ha scritto un libercolo che gira nelle moschee olandesi, "Il cammino del musulmano", in cui spiega che agli omosessuali si deve staccare la testa e "farla penzolare dall'edificio più alto della città". Accanto alla moschea al Nasr ci sediamo in un caffè per soli uomini. Davanti a noi c'è un mattatoio halal, islamico. Ephimenco è autore di tre saggi sull'Olanda e l'islam, e oggi è un famoso columnist del quotidiano cristiano di sinistra "Trouw". Ha la miglior prospettiva per capire una città che, forse anche più di Amsterdam, incarna la tragedia olandese.

"Non è affatto vero che Wilders raccoglie voti delle periferie, lo sanno tutti anche se non lo dicono", ci dice. "Oggi Wilders viene votato da gente colta, anche se all'inizio era l'Olanda bassa dei tatuaggi. Sono tanti accademici e gente di sinistra a votarlo. Il problema sono tutti questi veli islamici. Dietro casa mia c'è un supermercato. Quando arrivai non c'era un solo velo. Oggi alla cassa ci sono soltanto donne musulmane col chador. Wilders non è Haider. Ha una posizione di destra ma anche di sinistra, è un tipico olandese. Qui ci sono anche ore in piscina per sole donne musulmane. È questa l'origine del voto per Wilders. Si deve fermare l'islamizzazione, la follia del teatro. A Utrecht c'è una moschea dove si danno servizi municipali separati per uomini e donne. Gli olandesi hanno paura. Wilders è contro il Frankenstein del multiculturalismo. Io che ero di sinistra, ma che oggi non sono più niente, dico che abbiamo raggiunto il limite. Ho sentito traditi gli ideali dell'illuminismo con questo apartheid volontario, nel mio cuore sento morti gli ideali d'eguaglianza di uomo e donna e la libertà d'espressione. Qui c'è una sinistra conformista e la destra ha una migliore risposta al pazzo multiculturalismo".

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Incontriamo l'uomo che ha ereditato la rubrica di Fortuyn sul quotidiano "Elsevier", si chiama Bart Jan Spruyt, è un giovane e aitante intellettuale protestante, fondatore della Edmund Burke Society, ma soprattutto autore della "Dichiarazione di indipendenza" di Wilders, di cui è stato collaboratore dall'inizio. "Qui un immigrato non ha bisogno di lottare, studiare, lavorare, può vivere a spese dello Stato", ci dice Spruyt. "Abbiamo finito per creare una società parallela. I musulmani sono maggioranza in molti quartieri e chiedono la sharia. Non è più Olanda. Il nostro uso della libertà ha finito per ripercuotersi contro di noi, è un processo di autoislamizzazione".

Spruyt era grande amico di Fortuyn. "Pim disse ciò che la gente sapeva da decenni. Attaccò l'establishment e i giornalisti. Ci fu un grande sollievo popolare quando scese in politica, lo chiamavano il ‘cavaliere bianco'. L'ultima volta che parlai con lui, una settimana prima che fosse ucciso, mi disse di avere una missione. La sua uccisione non fu il gesto di un folle solitario. Nel febbraio 2001 Pim annunciò che avrebbe voluto cambiare il primo articolo  della costituzione olandese sulla discriminazione perché a suo dire, e aveva ragione, uccide la libertà di espressione. Il giorno dopo nelle chiese olandesi, perlopiù vuote e usate per incontri pubblici, venne letto il diario di Anna Frank come monito contro Fortuyn. Pim era veramente cattolico, più di quanto noi pensiamo, nei suoi libri parlava contro l'attuale società senza padre, senza valori, vuota, nichilista".

Chris Ripke è un'artista noto in città. Il suo studio è vicino a una moschea in Insuindestraat. Scioccato nel 2004 dall'omicidio del regista Theo Van Gogh per mano di un islamista olandese, Chris decise di dipingere un angelo sul muro del suo studio e il comandamento biblico "Gij zult niet doden", non uccidere. I vicini nella moschea trovarono il testo "offensivo" e chiamarono l'allora sindaco di Rotterdam, il liberale Ivo Opstelten. Il sindaco ordinò alla polizia di cancellare il dipinto perché "razzista". Wim Nottroth, un giornalista televisivo, si piazzò di fronte in segno di protesta. La polizia lo arrestò e il filmato venne distrutto. Ephimenco fece lo stesso nella sua finestra: "Ci misi un grande telo bianco con il comandamento biblico. Vennero i fotografi e la radio. Se non si può più scrivere ‘non uccidere' in questo paese, allora vuol dire che siamo tutti in prigione. È come l'apartheid, i bianchi vivono con i bianchi e i neri con i neri. C'è un grande freddo. L'islamismo vuole cambiare la struttura del paese". Per Ephimenco parte del problema è la decristianizzazione della società. "Quando arrivai qui, negli anni Sessanta, la religione stava morendo, un fatto unico in Europa, una collettiva decristianizzazione. Poi i musulmani hanno riportato la religione al centro della vita sociale. Aiutati dall'élite anticristiana".

Usciamo per un giro fra i quartieri islamizzati. A Oude Westen si vedono soltanto arabi, donne velate da capo a piedi, negozi di alimentari etnici, ristoranti islamici e shopping center di musica araba. "Dieci anni fa non c'erano tutti questi veli", dice Ephimenco. Dietro casa sua, una verdeggiante zona borghese con case a due piani, c'è un quartiere islamizzato. Ovunque insegne musulmane. "Guarda quante bandiere turche, lì c'è una chiesa importante, ma è vuota, non ci va più nessuno". Al centro di una piazza sorge una moschea con scritte in arabo. "Era una chiesa prima". Non lontano da qui c'è il più bel monumento di Rotterdam. È una piccola statua in granito di Pim Fortuyn. Sotto la testa lucente in bronzo, la bocca che accenna l'ultimo discorso a favore della libertà di parola, c'è scritto in latino: "Loquendi libertatem custodiamus", custodiamo la libertà di parlare. Ogni giorno qualcuno depone dei fiori.


Pubblicato su Il Foglio



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