Francesco Alberoni, il più noto studioso italiano dei fenomeni dell'innamoramento e dell'amore, lunedì scorso ha spezzato una lancia a favore delle ragazze, insinuando il sospetto che, in questo clima di libertà sessuale a tutti i costi, esse siano esposte a un nuovo tipo di oppressione, quello di sentirsi costrette a comportarsi in modo contrario alla loro natura profonda. L'età dei rapporti sessuali, negli ultimi vent'anni, grazie alla diffusione di ogni tipo di anticoncezionale, si è abbassata arrivando spesso anche ai dodici anni, e il sesso adolescenziale è diventato abituale. Ma questa è vera libertà? È un vero cambiamento positivo nei rapporti fra maschi e femmine? Alberoni sostiene di no: «Il maschio prova piacere sessuale con qualsiasi partner, mentre la ragazza cerca sempre uno che le piaccia. Inoltre per lei il sesso è solo l'inizio, poi vuole qualcosa di più, un'emozione, un amore».
Dobbiamo riconoscergli un certo coraggio: in un'epoca in cui viene considerato normale e auspicabile che anche le ragazzine di dodici anni abbiano libero accesso alla pillola del giorno dopo, in cui la libertà sessuale è diventato uno dei diritti più rigorosamente difesi e tutelati dalla nostra società, scrivere che forse tutta questa libertà non va a favore delle giovani e giovanissime donne può sembrare veramente audace. Invece, Alberoni ha detto una semplice verità: la sessualità femminile è diversa da quella maschile, anche se la diffusione dei contraccettivi oggi libera entrambi allo stesso modo dalla responsabilità e dal peso di un eventuale concepimento, o almeno dovrebbe. Sappiamo tutti come siano in aumento gli aborti delle adolescenti, quindi è lecito dubitarne, e di conseguenza la condizione delle ragazze è di fatto ancora più precaria e difficile.
Mentre nelle società tradizionali, quelle che hanno preceduto la nostra, la morale dominante, di fatto in vigore fino agli anni Settanta, costruiva una protezione intorno alle ragazze, in genere impedendo loro di correre il rischio di rimanere incinte al di fuori di un legame matrimoniale, obbligando i ragazzi a controllare il loro desiderio prima del matrimonio e spingendoli quindi a vivere rapporti d'amore duraturi, oggi la libertà sessuale ha decretato la diffusione di un tipo di comportamento opposto, in sostanza favorevole alla natura maschile. La sessualità libera da ogni rapporto o vincolo, che è quella sempre sognata dalla metà maschile del mondo, obbliga le ragazze a soffocare i loro desideri di amore e di affetto, di rapporto stabile, e alla fine anche di famiglia. La situazione attuale di "liberi tutti" corrisponde in realtà solo a una esaltazione della libertà maschile, a scapito dei sentimenti delle donne.
Le ragazze pagano questa situazione - a cui si sentono obbligate dallo spirito del tempo: non è facile comportarsi in modo diverso dalle altre, specialmente in una questione simile - con la sofferenza emotiva: per loro, ogni incontro è vissuto come una possibilità di amore, e ogni fine quindi è una ferita dolorosa. Per loro, quella che all'esterno sembra una gioventù passata in una spensierata libertà, in un piacere allegro e senza problemi, è in realtà molto più spesso una serie di anni in cui è sempre più difficile rimarginare le ferite, superare le delusioni.
Per i ragazzi, quello che può sembrare un paese del bengodi si trasforma, in breve, in un ostacolo alla loro maturazione. È difficile per loro, infatti, rinunciare a questa allegra e irresponsabile libertà per affrontare le responsabilità di un rapporto serio e duraturo, non parliamo poi di fondare una famiglia. Sembra che nessuno di loro si ponga come obiettivo quello di diventare padre, di allevare ed educare dei figli. Anche perché favoriti dalla natura - per loro non ticchetta l'orologio biologico - pensano di poter sempre rimandare la questione, e intanto continuare a divertirsi, con l'approvazione del mondo intero. La soddisfazione sessuale non è forse diventato un "diritto" addirittura tutelato dalle Nazioni Unite? L'Organizzazione mondiale della sanità, infatti, ha accolto, trasformandolo in un mito alla portata di tutti, il concetto di salute sessuale, considerata «uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale in tutte le questioni relative al sistema riproduttivo».
Ma siamo sicuri che questo paradiso di benessere sia lo stesso per le donne e per gli uomini?
Certo sarebbe compito delle femministe, se ancora esistessero, sfatare questo mito. Ma anche loro ne sono vittime se non addirittura, in parte non secondaria, direttamente responsabili della sua costruzione.
Pubblicato su Il Riformista (le evidenziazioni in grassetto sono nostre).
Pier Paolo Pasolini, in un suo celebre articolo, aveva già denunciato che "oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un'ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore".
Sottolineare i pericoli di una falsa "libertà" sessuale non significa - ovviamente - invocare una "repressione", bensì una libertà consapevole e responsabile.