articolo di riferimento: E’ il Parlamento o il mercato delle vacche?
Caro direttore,
periodicamente si ripropone la questione del finanziamento pubblico dei partiti.
I costi della politica, la necessità di renderli riconoscibili e trasparenti sono una continua occasione di dibattito a cui tutti, spinti dai più diversi interessi, partecipano spesso riempiendo la questione di giudizi morali.
Rinviando le mie osservazioni sull’argomento ad un prossimo scritto che spero di inviarLe, vorrei attirare la Sua attenzione e quella dei Suoi gentili Lettori su due fenomeni che in materia si stanno sviluppando. Fenomeni non nuovi ma poco analizzati.
Il primo è il sostegno economico tra i partiti; il secondo è il finanziamento contemporaneo a più partiti.
Finanziamento tra partiti.
Ci sono partiti che finanziano (o prestano fidejussioni) altri partiti.
In pratica, in una medesima competizione elettorale, si presentano due partiti concorrenti sul mercato elettorale, ma uno di essi finanzia l’altro. Ciò avviene tenendo (nel momento elettorale) all’oscuro gli elettori, in quanto questa evidenza risulta in un momento successivo, in occasione del deposito obbligatorio dei bilanci di ogni partito.
Si può trattare di partiti che si presentano nella medesima coalizione, ma non necessariamente.
E’ come se un soggetto impegnato a governare organizzi l’offerta politica in vari segmenti (proprio come se stesse vendendo un prodotto), per meglio catturare il voto degli elettori.
La segmentazione si concretizza in una pluralità di contenitori (partiti), ognuno caratterizzato da una sensibilità diversa, in maniera da cogliere target diversi di mercato, ma tutti riconducibili ad una medesima fonte ispiratrice (finanziatrice).
Un poco come avviene, a quanto mi dicono nel mercato degli spaghetti che vengono venduti con una marca; il quantitativo invenduto viene riconfezionato con un’altra marca, percepita dal consumatore in maniera diversa dalla precedente (ad esempio più economica).
E’ illegale? No, non è un comportamento illegale.
Tuttavia è un comportamento distorsivo della logica democratica, che naturalmente dovrebbe prevedere offerte realmente concorrenti, talvolta alternative (anche se non necessariamente).
Come tutti sanno, le imprese che sono soggette a direzione e controllo di altre imprese sono obbligate a darne pubblicità su ogni atto o documento (carta intestata compresa). Per i partiti questo non è previsto.
Sic transit gloria mundi.
Finanziamento contemporaneo a più partiti.
Avviene che unici soggetti finanzino indifferentemente più partiti.
E’ l’attività delle lobbies, svolta indipendentemente dalle idee, dai propositi e dai programmi. Le lobbies, dovendo alla fine fare i conti con coloro che andranno a governare, per prudenza finanziano tutti. Non importa il risultato, importa solo crearsi canali di collegamento con coloro che governeranno; l’incognita di chi andrà all’opposizione si concretizza unicamente in un maggior costo da sostenere.
E’ illegale? No, non è un comportamento illegale.
Tuttavia è un comportamento distorsivo della logica democratica. La forza dei partiti deve venire dalla forza delle loro idee, dei loro programmi e degli interessi che rappresentano.
Se gli interessi sono indifferenti, in quanto esercitano sull’intero sistema politico la medesima influenza, è chiaro che il sistema risulta alterato.
Si parla molto di una legge che regoli le forme di finanziamento della politica, e credo che anche questi due aspetti dovrebbero essere regolamentati.
Regolamentazione che, a mio parere, deve andare verso una chiarezza dei comportamenti descritti. Non tanto prescrivendo la pubblicità degli stessi, quanto la loro interdizione.
Grazie dell’ospitalità.
Luigi Milanesi
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