Siamo con Paolo Martino, docente di Linguistica generale alla Libera Università “Maria SS. Assunta” (LUMSA). Egli ha scritto un confutatorio, serio e faceto allo stesso tempo, Codice Odifreddi, dal quale l’ateo professore di logica matematica (di cui abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo) esce mal ridotto. Martino ha denunciato gli strafalcioni linguistici di Odifreddi, a partire dalla presunta equivalenza tra “cristiano” e “cretino”, per finire ad affermazioni più grossolane come quella contenuta a pag. 95 del pamphlet di Odifreddi Perché non possiamo dirci cristiani (e meno che mai cattolici): “un minimo di linguistica basta a smascherare l’anacronismo della fede in Dio Padre”.
“Cerchiamo di ricostruire il personaggio – dice Martino – non perché sia importante in sé, ma perché emblematico di un fenomeno in grande espansione: quello dell’anomìa, cioè della mancanza dei valori (relativismo, nichilismo, etc.), per cui non è tollerabile che ci sia un’autorità morale, per esempio il Papa. E’ un modo di ragionare molto diffuso, impregnato di riduzionismo, che attacca in modo molto forte quelli che considera nemici della società, della libertà e della democrazia. E chi sono questi? Bin Laden, Al–Qaeda, la camorra, la politica cialtrona? No, il nemico numero uno, nella nostra società democratica, tollerante e aperta, è il Papa. Vale la pena di chiedersi perché: che fastidio dà, dal momento che il Papa, soprattutto con Giovanni Paolo II, è diventato la massima autorità morale in campo planetario? Evidentemente, va contro determinate impostazioni mentali. Come possiamo inquadrare questo fenomeno?
"Io penso che ci sia una grande responsabilità del mondo dell’informazione. Augias, per esempio, ha dato molto credito a questo personaggio, investendolo di un’autorità che non merita. Quello di cui molti non si rendono conto è che quando Odifreddi dice, ad esempio: «vi dimostro come sono balordi i cristiani, perché la stessa parola “Dio”, latino deus, greco theos, antico indiano dyaus, indica il Sole, quindi in origine il Cristianesimo era un paganesimo», dice una grossa banalità. In primo luogo perché è risaputo nel campo della glottologia che deus e theos non hanno parentela etimologica tra di loro: un mio studente, se lo sostenesse, sarebbe bocciato. E poi, anche se l’analisi linguistica fosse giusta, cosa cambierebbe? Possibile che Odifreddi, professore universitario, non si rende conto che dice una banalità, entrando in un campo che non capisce e millantando una scientificità che non esiste?
"Allora mi viene il sospetto che anche nel suo campo abbia dei problemi, perché, quando si mette a polemizzare con Zichichi sulla nozione di infinito, egli dice: «non hai capito niente, te lo spiego io cos’è l’infinito». Questa è l’arroganza tipica degli ignoranti. Non entro nel merito della polemica, però quella di infinito è una nozione di fronte alla quale anche le menti più eccelse si sono fermate, perché l’uomo, finito, non riesce a comprenderla. Se riuscissimo a comprendere l’infinito, comprenderemmo Dio. L’uomo di scienza deve avere l’umiltà che aveva Socrate; invece questi sedicenti scienziati di oggi sono caratterizzati da una sorta di sicumera, da una boria che sa di sbornia scientista: Dio non può esistere perché la scienza è Dio; e Odifreddi non ha infatti ritegno a dichiarare che Dio è la matematica. Vorrei però sapere qual è il potere salvifico della matematica per l’uomo.
"La creazione di questi «mostri» si spiega anzitutto per la superficialità e la banalizzazione della cultura corrente. Si aggiunga che, alle spalle di alcuni personaggi, ci sono forze non sempre evidenti. Basti pensare che Odifreddi si fregia del premio Rotary.
"A questo punto si potrebbero fare concreti i dubbi espressi da più parti anche sulle procedure di selezione del personale accademico: evidentemente non tutti i professori che siedono su una cattedra hanno le competenze per fare questo.
Resta un fatto acclarato: il libro di Odifreddi è composto di ovvietà e di assurdità, espressione del più grossolano anticlericalismo”, ma, dal punto di vista editoriale, tira...
Per esempio, scrive che il versetto d’apertura del Genesi (“in principio Dio creò il cielo e la terra”) in ebraico sarebbe Bershit Barà Elohim, dove il verbo barà è singolare ed il soggetto Elohim plurale e da questo si ricaverebbe un politeismo.
E’ una cavolata, che una persona di media cultura, non dico un accademico, tacerebbe per pudore. Quello che lui ignora tranquillamente e serenamente è l’immensa letteratura di studi che esiste su queste cose.
Però è corretta l’etimologia di “cretino” che deriva da “cristiano”.
Hanno la stessa origine: cristiano e cretino derivano dal latino christianus, il primo direttamente, il secondo per via indiretta. Però l’interpetazione che il prof. fornisce è totalmente sbagliata: il percorso semantico è esattamente l’opposto di quello ipotizzato. Questa interessante vicenda semantica e culturale dimostra semplicemente la grandezza del Cristianesimo.
Vittorio Messori ha scritto che questa comune etimologia è motivo di fierezza.
Sì, l’ho scritto anche io. C’è un’ipocrisia diffusa per cui la parola handicappato deve essere resa con “diversamente abile”. Il popolo ha da sempre chiamato “cristiano” la persona debole e sofferente, e poi, per naturale estensione, qualsiasi persona. Anche nei dialetti cristiano significa “essere umano”. Non so da quale area lei proviene, ma quasi in tutta Italia si dice: “sono passati due cristiani” per indicare due persone, oppure si usa anche “due poveri cristi”… Dunque i cretini (i malati di cretinismo) e tutti gli altri sofferenti sono considerati dalla Chiesa cristiani, cioè esseri umani; molti professori laicisti razionalisti non se ne occupano affatto, impegni più importanti li reclamano altrove per potersi chinare sulle piaghe dei cottolenghi. Odifreddi capovolge la verità per desiderio di sensazionalismo. Forse crede di far arrabbiare i preti. Ma da dove proviene questo livore?
Per sostenere l’omosessualità, in un passo scrive sarkos heteros che lei ha definito un monstrum grammaticale.
Sì, sarks, la carne, fa al genitivo sarkòs, ed è femminile, dunque dovrebbe seguire heteres. Non c’è la concordanza. Ha pensato che sarkos fosse un nominativo… Ci sono piccoli indizi da cui si capisce che… non ha fatto il liceo. In quel passo sostiene che, dato che le balene e i topi praticherebbero l’omosessualità, anche per l’uomo sia normale praticarla… Ma ha mai visto due balene di sesso maschile fare all’amore? Ed anche se le avesse viste?
E’ un assertore della razionalità all’estremo grado, e gli animali non hanno razionalità.
E’ il delirio dell’ignoranza. D’altronde, quando si afferma che la matematica è Dio, c’è da rimanere a bocca aperta. E il comune di Roma, giunta Veltroni, ha chiamato da Torino - come se a Roma non ci fossero matematici all’altezza - ha chiamato lui per presiedere il Festival della Matematica, e lui si presenta qui come fosse un santone. Queste sono operazioni sporche della politica. Io non ce l’ho con lui, ha fatto strada, come non ce l’ho con Wanna Marchi e altri imbonitori televisivi; casomai ce l’ho con chi ha permesso quell’operazione.
L’altra etimologia di Odifreddi che ha illuminato anni e anni di studi è quella di Europa: eurys ops, faccione.
Sì, faccia larga, quindi siamo tutti cretini. Poi ho scoperto che lui utilizza Wikipedia quando vuole cercare un’etimologia, ma questo non lo fa neanche uno studente che prepara la tesina. Oppure usa il dizionario etimologico del Pianigiani, del 1907, che si trova in rete e che ignora cento anni di studi contemporanei. Non usa strumenti scientifici come questo (indica un dizionario etimologico tedesco-latino, ndR).
Singolare è la definizione che dà di se stesso: matematico resistente, mentre Benedetto Croce sarebbe filosofo collaborazionista perché disse che “non possiamo non dirci cristiani”. D’altronde metà della popolazione ha un’intelligenza inferiore alla media, secondo lui.
Si definisce anche, con civettuola ironia, “matematico impertinente”. Affermazioni rivelatrici della sua concezione: la stupidità del genere umano può dare gloria e successo. Questo è un atteggiamento deplorevole.
E’ vero che, come scrive Odifreddi, il Cristianesimo avrebbe “contagiato” la civiltà occidentale e sarebbe stato un “freno” per lo sviluppo della scienza?
C’è un unico cemento culturale e spirituale dell’Europa che va dalla Scandinavia alla Sicilia, dal Portogallo alla Russia: questo è il Cristianesimo, che lo si voglia o no. Non bisogna essere cristiani o credenti per affermarlo; è quello che onestamente ha riconosciuto anche Croce: il nostro retroterra è cristiano, nei suoi valori.
La stessa terminologia di cui gli stessi atei odierni si servono è quella cristiana, a partire dal termine “laico”.
Tutti sanno che anche Marx non sarebbe esistito se non avesse avuto alle spalle la cultura ebraico-cristiana…
Odifreddi e compagnia bella possono pubblicare le loro tesi e le loro opere perché vivono in terre dove c’è sempre stato il cristianesimo. In Arabia non potrebbero mai scrivere Perché non possiamo dirci islamici.
Eh eh… Non se la prende con l’Islam, ma col Cristianesimo e col Buddismo che tanto è inoffensivo; offende Cristo, il Papa, ma mai Maometto.
In diversi passi, soprattutto dove scrive di Maria (usando termini ed allusioni irriguardose), Purgatorio, reliquie, processioni, esalta il protestantesimo e Lutero. Dice che Lutero ha iniziato quel soggettivismo che poi ha fatto sì che la scienza progredisse. Ed è vero che Lutero fu l’iniziatore del soggettivismo, ma è pure vero che Lutero definì Copernico un “pazzo” perché si permetteva di stravolgere l’interpretazione letterale delle Sacre Scritture (i protestanti attingono la fede sola Scriptura).
E non ci dobbiamo scandalizzare degli errori del passato, perché se ci scandalizziamo siamo veramente piccini. Lo scienziato di oggi è un nano sulle spalle di giganti. Aristotele, Platone erano i giganti, noi siamo i nani. L’arroganza di un certo tipo di cultura nega questo.
L’equazione assai discutibile proposta dal “matematico resistente” è non solo tra cristiano e cretino, ma anche tra “povero di spirito” (così nella Beatitudini del Vangelo) e cretino.
E’ veramente amena questa cosa, sa di cialtroneria. Le Beatitudini da tutti e da tutto il mondo sono riconosciute come il vertice dello spirito umano. Lo stesso Cacciari, che a me sembra una persona seria, ha detto: “l’Europa ha abdicato al sermone della Montagna”. E l’ha detto, lui laico, con amarezza. Pure il Papa ha detto che abbiamo “rimorso” del nostro passato come se fosse un passato vergognoso. Se 500 anni fa hanno fatto il processo a Galileo non c’è nulla di strano. Era l’ottica del tempo che si spiega benissimo, c’era la visione tolemaica, ci volle una crisi per arrivare al copernicanesimo. Non dobbiamo guardare con l’occhio nostro, ma con l’occhio di allora. Non ci sono parole per commentare l’asserita “stoltezza” delle Beatitudini: Gesù stesso avrebbe detto che i cristiani sono cretini! Io penso che l’amore cristiano, il porgere l’altra guancia, sia una rivelazione celeste, non può essere dottrina di uomini.
Luigi Firpo, che certamente non era cattolico, ha detto che il processo a Giordano Bruno, finito arso come sappiamo, è stato tecnicamente perfetto perché all’epoca si doveva fare così.
Firpo è uno dei più grandi conoscitori di Tommaso Campanella: anche per Campanella la stessa cosa.
Ci vorrebbe solo un po’ di onestà intellettuale per giudicare i fatti del passato in una prospettiva storica.
Onestà intellettuale che la Chiesa ha dimostrato, perché Giovanni Paolo II è arrivato a chiedere perdono. Ora, il fatto di chiedere perdono, per chi non ha una mentalità cristiana, è un fatto di debolezza, un atto di confusione di chi si trova nell’errore. Non si capisce la grandezza di questo gesto. Siamo nell’equivoco continuo.
Molti si rifanno allo scientismo e sono quasi convinti che il mistero della morte, della sofferenza sia risolvibile con la scienza. Credono che le masse li seguano e finalmente abbandoneranno “l’impostura” delle religioni.
Esatto, ma proprio quando si allenta la presa della Chiesa e del Cristianesimo, avanzano le superstizioni, i maghi ed altre sette. C’è una dimensione interiore dell’uomo che è insopprimibile, e che però è equivocata da molti, non solo da Odifreddi.
"E’ il caso di uno studioso della linguistica come Mario Alinei, il quale ha fondato la sua teoria, scantonando dal campo della linguistica, sul fatto che le religioni monoteiste sono fondate dall’antropomorfismo classico, che a loro volta deriva dal totemismo neolitico e mesolitico. Teorizza un’evoluzione darwiniana delle religioni. Fa affermazioni risibili: perché – si interroga - lo scarafaggio si chiama in alcuni dialetti “prete”? Perché – risponde - lo scarafaggio, nella preistoria, era un totem che rappresentava il capo della comunità; questa figura si sarebbe evoluta darwinisticamente sino alle comunità cristiane odierne, dove il prete è il capo della comunità. Non gli viene in mente che la strana denominazione data allo scarafaggio deriva dalla salace ironia del popolo (cristiano!) che ha accostato la figura tutta nera del prete allo scarafaggio…
Alinei ha una visione così schematica da non arrivare a capire la cultura contadina, popolare, beffarda, che quando vede passare un prete vestito di nero lo chiama scarafaggio. Adesso i preti non si vestono più di nero ed il problema è risolto… Alinei è più serio di Odifreddi, ma, come lui, è arrivato a definire “servi dei padroni”, secondo il suo materialismo storico ortodosso, coloro che non la pensano come lui.
Si aspettava una reazione più forte da parte di alcuni intellettuali a questo neo–ateismo pseudoscientifico?
Questo ateismo credo che sia bollato da tutte le persone serie, tanto è grossolano. Non è il caso di perderci tempo per smentirlo. Piuttosto, dietro di esso c’è un andazzo della filosofia e della cultura contemporanea che è di tipo riduzionista, e questo è un problema più serio. Se l’uomo di cultura non si pone problemi di senso della vita, è segno che il disorientamento esistenziale attanaglia ampiamente anche l’uomo della strada, i giovani, ai quali è stato come occultato il cielo. La Chiesa, naturalmente, fa bene a non scendere sul piano della polemica spicciola: su che polemizzare? Eppoi, il credente non ha necessità di difendere dogmi, la sua posizione genuina è quella della Bibbia, che dice a chi sta soffrendo: 'coraggio, forse c’è speranza…'.
"In conclusione, posso confessare che sono stato personalmente invitato da un professore di fisica dell’università di Perugia alla cerimonia della consegna del primo premio dell’Asino d’oro, che si è tenuta in un albergo romano. Odifreddi ha vinto con la maggioranza schiacciante per “il peggiore articolo scientifico dell’anno 2007”...