articolo di riferimento: Halloween: carnevale o vigilia d’Ognissanti?
In una non dimenticata intervista rilasciata alla radio poco prima della sua immatura scomparsa, l'insigne antropologa Cecilia Gatto Trocchi, attenta osservatrice ed acuta studiosa dei comportamenti individuali e sociali, aveva avuto modo di mettere a fuoco la differenza tra moda e tradizione nella giornata di Ognissanti, sottoposta ormai da diversi anni all'invasione di Halloween.
In quell'occasione, aveva sottolineato negativamente l'influenza di usanze importate da altri paesi, fino al punto di constatare, non senza preoccupazione, l'abitudine di molti insegnanti, semi-ignoranti o morsi dalla tarantola dell'esterofilia (tanto per cambiare!), d'indurre i propri allievi ad indossare, senza tanti complimenti, in questa ricorrenza, costumi da streghe e diavoli.
Per ricordare la festività del primo novembre in maniera originale e creativa, non si trova di meglio che scimmiottare costumanze anglosassoni o protestanti, confondendo, in un unico bailamme, questa giornata con la successiva, dedicata alla commemorazione dei defunti, e da ritenersi obiettivamente una "festa" diversa, risalente peraltro ai primordi della civiltà.
E’accertato, infatti, che l’uso di celebrare la memoria delle persone scomparse ebbe inizio nell’età neolitica e fu il contrassegno della separazione tra il mondo primitivo e quello civilizzato.
Ora, che in Italia si voglia, per ragioni di pura mondanità consumistica, tendere ad esaltare un insensato potpourri, in cui la festività dedicata ai santi, e denominata Halloween oltre atlantico e nell’Europa del nord, si estenda arbitrariamente al culto dei defunti, con festini e balli in discoteca, è quanto di più volgare e miseramente insulso possa inventarsi, per aggiungere alla voglia di evasione una delle poche ricorrenze, che, in tutte le epoche, comprese quelle precristiane, classiche, pagane ed antecedenti, è stata riservata alla riflessione e all’approfondimento di temi legati ad un evento naturale, inevitabile, fatale ed indelebile come la morte.
Una fastidiosa sensazione accompagna ormai, presso le moltitudini acritiche, la coscienza della morte.
E’ più salutare e comodo, evidentemente, far finta che il problema della fine non esista e che possa essere esorcizzato con travestimenti posticci e danze, bevute e sniffate in locali notturni.
Ma non siamo già abbondantemente incalzati da miriadi di occasioni dedicate alla spensieratezza del vivere, per crearne un’altra?
Perché non lasciamo che Halloween continui ad essere festeggiata, con le sue origini massoniche o la fede tipica di altri paesi, laddove è nata, e torniamo, se possibile, a rispettare, come si meriterebbe, una tradizione che ha contraddistinto per secoli la nostra civiltà.
A tali sberleffi, grotteschi e caricaturali, sarebbe addirittura preferibile un atteggiamento d’indifferenza laicista, che lasci trascorrere quietamente, foscolianamente, una giornata importante per la nostra memoria, ma ineluttabilmente diversa da quelle solitamente avvolte da un clima vacanziero.
In fondo, se ci pensiamo bene, un giorno per una ricorrenza "gioiosamente triste " vola via presto.
Né più né meno come la vita.
Piero Sampiero
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