Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio
La società sparente
Neftasia editore, Pesaro, 2007
Con la prefazione di Gianni Vattimo, La società sparente è il racconto di una fuga dalla terra d’origine. Dolorosa, necessaria.
È un’indagine sul binomio politica-’ndrangheta come causa della nuova e tragica emigrazione dalla Calabria. Nasce dall’esperienza sul campo di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio: un impegno per l’emancipazione della Calabria, avviato con la realizzazione del sito emigrati.it e del giornale La Voce di Fiore, oltre che con la fondazione, nel 2005, del movimento Vattimo per la città. Quasi una missione, intrapresa al prezzo di minacce di morte, persecuzioni ed emarginazione, che hanno costretto gli autori ad andarsene.
La società calabrese sta sparendo: storie distrutte, cadaveri scomparsi, fughe obbligate, silenzio e clamore.
Oggi la ’ndrangheta (la malavita calabrese, ndr) è, secondo i giudici Luigi De Magistris e Nicola Gratteri, «la struttura criminale più potente al mondo». Arriva dovunque, come a Duisburg, in Germania, il 15 agosto del 2007. L’«onorata società» impone la sua legge nella gestione dei rapporti fra Stato e cittadino, in stretto legame con la politica.
In Calabria, i consiglieri regionali indagati sarebbero più della metà, accusati di truffa, massoneria e criminalità. Molti amministratori pubblici sono collusi, il loro potere è sconfinato. La critica degli autori alla classe politica (al cui interno, peraltro, ci sono state vittime come Francesco Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale) è nominativa, diretta e spietata.
La società sparente documenta irregolarità, indagati e reati eccellenti della Calabria, terra di nessuno. I fatti calabresi degli ultimi anni sono ricostruiti con minuzia. Ne sono indicate le fonti e gli sviluppi. Dal caso di padre Fedele alle indagini a carico di Nicola Adamo, dalle inchieste verso i componenti del Consiglio regionale ai tentativi di emarginare e strumentalizzare i giovani di Ammazzateci tutti. Dagli accordi trasversali fra sinistra e destra alla corruzione, ai dubbi comportamenti della magistratura, agli abusi a San Giovanni in Fiore, comune determinante dal punto di vista elettorale, al progetto politico di privare la società calabrese di una voce e di una reazione. Dalla vicenda di Gianluca Congiusta e Federica Monteleone ai danni all’erario, dalle complicità romane agli accordi della politica con la ’ndrangheta, all’omicidio Fortugno, al silenzio su Antonio Silletta, il giovane sparato e carbonizzato per causa dell’indifferenza collettiva. Dal futuro impossibile dei giovani, al loro reclutamento nell'esercito della 'ndrangheta o nei gruppi politici capeggiati da personaggi in debito con la giustizia.
Suggestionati dall’utopia del mistico Gioacchino da Fiore e dalle teorie sull’autonomia dei filosofi Gianni Vattimo e Alfonso Maurizio Iacono, Morrone e Alessio auspicano l’avvento di un’altra «età» in Calabria, caratterizzata dall’«uscita dalla minorità» e dal ritorno alla responsabilità politica degli emigrati. La speranza è che, anche grazie alla potenza di internet, sia proprio un rientro generale, dopo la «fuga», a produrre un’azione, effettiva ed efficace, contro la ’ndrangheta.
Nella sezione delle lettere il commento di un lettore a questo articolo