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Notizie - Attualitą e Costume
I vizi privati dei politici vanno resi pubblici?
Tra riservatezza e diritto all'informazione. Il nostro SONDAGGIO
14/03/07
sircana_luxuria_vignetta.jpg
vignetta di Vincino, da Il Foglio

Il Giornale ha rivelato gli "altarini" di un noto personaggio politico, Sivio Sircana, portavoce del Presidente del Consiglio: dalle indagini condotte dalla magistratura di Potenza, risulta che alcuni paparazzi - per poterlo ricattare - lo hanno fotografato mentre 'abbordava' un transessuale.

Nessun addebito penale a carico di Sircana, che anzi potrebbe essere parte lesa di un tentativo di ricatto (da lui però negato), che ha coinvolto numerosi altri personaggi del mondo dello spettacolo (lo scandalo è nato l'estate scorsa ed è stato ribattezzato "vallettopoli"), dello sport e - pare - della politica.

E' certo, però, che non emerge un'immagine 'edificante' delle persone coinvolte. E nelle loro famiglie queste notizie non saranno ben accolte...

Due grandi domande sono quindi diventate d'attualità.

La prima - che è anche quella del sondaggio che abbiamo proposto: i vizi 'privati' dei politici devono essere pubblicati sui giornali anche se non configurano un reato penale? Ha fatto bene a pubblicare questa notizia il direttore de Il Giornale, Maurizio Belpietro (peraltro già indirettamente 'redarguito' dal fratello del suo editore, Silvio Berlusconi)?

Riportiamo allora le ragioni già esposte da Belpietro (il virgolettato non riproduce le sue parole esatte, ma una nostra sintesi).
"La notizia che abbiamo pubblicato non era un segreto inaccessibile, ma era inserita negli atti processuali già consegnati agli avvocati e accessibili ai cronisti giudiziari".
"Sono già state pubblicate notizie simili - cioè attinenti a questioni private, e non a reati - su personaggi famosi non politici. Od anche su politici non di sinistra, coinvolti - e poi assolti - in passate inchieste giudiziarie: qualcuno si è anche suicidato. Vicende private della famiglia di Fazio sono state pubblicate durante la campagna politico-giornalistica per spingerlo alle dimissioni. E da ultimo la scorsa estate, proprio nella prima fase di "vallettopoli", è stato pesantemente chiamato in causa - e poi assolto da ogni addebito - un altro portavoce, quello del Presidente di Alleanza Nazionale, senza che nessuno abbia gridato allo scandalo"
"Se queste notizie 'infangano' le persone, perché può essere infangata la vita di ragazze ventenni e non quella di un politico? E perché si possono infangare i politici di centro-destra e non quelli di sinistra?"
"Il vero scandalo non è che noi abbiamo pubblicato tale notizia. Lo scandalo è che non l'abbiano pubblicata altri, gli stessi che in passato hanno avuto molto meno scrupoli".
"Noi siamo d'accordo a che sia stabilita una maggiore tutela per la reputazione delle persone. Ma questa tutela deve essere stabilita per legge a favore di tutti, evitando che le notizie screditanti siano utilizzate a piacimento solo contro alcuni, magari i nemici politici".

Diciamolo subito: le argomentazioni di Belpietro sembrano molto forti. Il direttore de Il Giornale è persona che in passato, quando era direttore de Il Tempo, ha mostrato coraggio nell'andare contro le direttive del suo editore, che gli aveva suggerito maggiore 'prudenza' in una campagna contro Scalfaro. E questo gli costò il posto. Ed ora che ha fatto arrabbiare Berlusconi?

Anche noi troviamo insopportabile il moralismo spietato contro i vizi - veri e presunti - degli altri, ma pronto a difendere a spada tratta i propri. Moralismo ancora più insopportabile quando viene dai potenti, che "deplorano" le fughe di notizie, ma si guardano bene dall'approvare leggi conseguenti. Ed è altresì insopportabile l'autocensura che - solo in questo caso - si sono imposti gli altri mezzi di comunicazione.

Se però riteniamo che combattere il moralismo significhi uniformità di trattamento, questa come la raggiungiamo? Infangando 'democraticamente' tutti, o cercando di ristabilire maggiore rispetto?
Forse Belpietro - che afferma di condividere la seconda posizione - avrebbe potuto scegliere una strada diversa. Forse avrebbe potuto lanciare una notizia del tipo: "Noto politico del centro-sinistra coinvolto nell'inchiesta "vallettopoli". Ma noi non facciamo il nome". Forse uno scossone ci sarebbe stato lo stesso. O forse così avrebbe dato l'idea di un ricatto sospeso...

E' vero che quando si accusa un politico c'è il rischio che l'accusa sia montata solo per colpire la sua posizione politica. E dunque una particolare tutela serve a difendere i diritti dei suoi elettori, oltre che la sua dignità.

Ma è anche vero che questo rischio non dovrebbe impedire ai cittadini di sapere a chi va il proprio voto.

A noi sembra che un punto di equilibrio vada ricercato ragionando su cosa significhi "privato" per un politico. La dimensione riservata di un personaggio pubblico, che ha particolari doveri verso la collettività, che da questa deve essere giudicato con il voto, non può avere la stessa estensione di quella di un privato cittadino. La privacy non può essere invocata come un feticcio.

I fatti meritevoli di essere resi pubblici non sono solo quelli penalmente rilevanti. Per cui possono essere meritevoli di divulgazione fatti che, pur personali, hanno rilievo sociale: le 'raccomandazioni' fatte o ricevute, le amicizie, la coerenza con quanto affermato pubblicamente. Il politico è libero di tenere comportamenti moralmente discutibili (seppur penalmenti leciti), ma deve saper affrontare il giudizio dei cittadini.

La tutela del ruolo istituzionale, dunque, non va ricercata tanto nella segretezza, quanto nella trasparenza delle notizie pubblicate: devono essere vere (non calunnie o 'voci'), acquisite legalmente (non violando, ad esempio, il segreto istruttorio), usate dai mezzi di informazione con correttezza (non come arma di ricatto, o distinguendo tra politici amici e nemici).

D'altronde, anche tenere una notizia nel cassetto si presta ad essere arma di ricatto. E' sottinteso - anche quando non ci sia esplicita richiesta - che un politico dovrà ricambiare il giornalista che gli fa il favore di non pubblicare una notizia sconveniente.

Concludiamo con un'annotazione. Noi abbiamo ripreso la notizia e riportato il link alle foto di Sircana. Abbiamo violato la sua riservatezza? Evidentemente no, visto che le riflessioni sull'opportunità di divulgare una notizia e una foto si riferiscono al primo momento in cui avviene la divulgazione. E' ovvio che una notizia già resa pubblica... non è più riservata (la frittata è fatta, se così si può dire), e su di essa si può esercitare il diritto di cronaca. A meno che non contenga elementi gravemente lesivi della dignità della persona (per esempio, accuse infamanti non provate), per cui rimane opportuno non offrirne un'ulteriore divulgazione.


P.S. Dicevamo inizialmente che diventano d'attialità due domande. Oltre a quella sull'opportunità di pubblicare certe notizie, l'altra domanda è:

qual è il livello etico cui è scesa la nostra classe politica?

I festini dei parlamentari con belle donne sembrano non essere una rarità. Nel Palazzo si fa largo uso di cocaina e altre droghe, come ha dimostrato anche un'inchiesta-provocazione delle Iene (che ci è sembrata molto meno censurabile di altre iniziative di quella trasmissione TV, anche perché non si accusavano persone precise). I politici che parlano di rigore per le pensioni o di difesa della famiglia hanno approvato discipline che elargiscono prebende abbondanti a sé, ai propri famigli, ai conviventi, ecc.

Restiamo convinti che un politico vada valutato innanzitutto per la sua capacità di risolvere i problemi di un Paese, e non perché sbandiera cristalline virtù private (Hitler era igienista, vegetariano, animalista, monogamo...)

Ma questo significa che la coerenza morale di un politico sia irrilevante? Riteniamo auspicabile - ammesso che sia possibile - avere politici totalmente dissociati tra un integerrimo rispetto del bene pubblico e un cinico sfruttamento di sé e delle persone che li circondano?

Porsi questo interrogativo significa "fare demagogia"?



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