In questi ultimi mesi si è molto parlato di una crisi della politica e del sempre maggiore distacco fra cittadini e mondo politico il quale è avvertito dai più come una casta lontana e incurante dei problemi dei cittadini.
Non per nulla il best seller dell’estate è risultato il libro di Rizzo e Stella “La Casta” (sui privilegi dei politici); le inchieste dell’Espresso sull’ “Altra Casta” (i privilegi dei sindacati) e su “Casa Nostra” (gli immobili acquistati a prezzi stracciati dagli uomini del potere) hanno riempito le pagine dei giornali e animato i dibattiti sotto l’ombrellone.
Non per nulla trova spazio un fenomeno di protesta come quello animato da Beppe Grillo.
Nei mesi scorsi Massimo D’Alema aveva parlato di un vento forte dell’antipolitica che soffiava in Italia.
Indubbiamente c’è una fortissima avversione da parte dei cittadini verso il mondo politico in generale (sindacati, poteri economici e istituzioni varie inclusi) che però, a parere del sottoscritto, non è un sentimento di antipolitica, ma di profonda critica verso una politica incapace di svolgere il proprio ruolo.
Una crisi grave che non può essere disconosciuta e che deve essere analizzata con attenzione. Questa crisi ha elementi radicati da anni, e investe a 360° la classe dirigente italiana. Ma non si può ignorare che questa crisi si è manifestata in maniera così radicale in quest’ultimo anno, contestualmente alla nascita e all’azione del governo Prodi.
Si tratta del'attacco dei "poteri forti" al Governo Prodi, come insinuano molti da sinistra? Ma non sono gli stessi poteri forti che avevano sostenuto proprio l'Unione alle ultime elezioni?
Forse vi sono altre ragioni che – seppur in sintesi - bisogna cercare di comprendere.
1) Volontà degli elettori e governo. Una prima ragione di disagio nei cittadini viene dall'assoluta miopia politica e dall’arroganza con la quale si è proceduto alla formazione del primo Governo Prodi (durato meno di 300 giorni), nonostante la non vittoria elettorale; miopia che si è manifestata nuovamente con l'identica riproposizione di tale Governo, dopo la crisi parlamentare, nonostante il suo evidente fallimento.
Infatti, senza entrare nella polemica sui brogli elettorali, il dato emerso dalle elezioni era quello di un paese diviso a metà. Orbene, in una simile situazione di stallo politico non serviva essere dei grandi statisti per comprendere come l’unica soluzione ragionevole fosse quella di un governo di transizione di larghe intese.
Se non ci si arrivava da sé, bastava guardare un po’ più a nord, all’esperienza tedesca. In analoga situazione, in Germania si è andati alla formazione di una grande coalizione guidata dal cancelliere Angela Merkel, che sta anche governando ottimamente, trasformando la Germania da fanalino di coda dello sviluppo europeo a locomotiva della ripresa.
L’ipotesi della grande coalizione era stata fatta propria da Berlusconi e Casini, ma ha visto il rifiuto di Prodi e della sinistra. Un rifiuto molto grave perché, di fronte ad una coalizione che tutto si può dire meno che unita ed omogenea, di fronte a un risultato elettorale quale quello prima ricordato, di fronte alla mancanza dei numeri in parlamento, il rifiuto ha radicato nell’opinione pubblica l’impressione che l’importante non fosse il governo del Paese, ma il potere.
Un'impressione che è divenuta certezza quando, dopo la caduta del governo che era durato 281 giorni, si è avuta la sfrontatezza di riproporlo identico, senza neanche far finta di fare un rimpasto.
2) Moltiplicazione delle poltrone. Altro gravissimo errore è l’aver dato vita ad un governo che ha moltiplicato le poltrone per accontentare tutti e cercare di tenere insieme tutto e il contrario di tutto, sino ad arrivare al disonorevole record di 102 poltrone ministeriali. Per non parlare della corsa alle poltrone negli enti pubblici, che se è fatta da altri si chiama "occupazione del potere", se è fatta da questo Governo, "legittimo spoils system".
3) Presidenza della Repubblica. Al di là dell’uomo, sicuramente stimabile, nella descritta situazione politica è certamente stato un errore scegliere e imporre Napolitano (fingendo di voler imporre D'Alema) quale Presidente della Repubblica. In una situazione di divisione, la Casa delle Libertà ha responsabilmente fatto buon viso a cattivo gioco; ma la scelta del Presidente doveva essere ampiamente condivisa, e sarebbe stato auspicabile se fosse caduta su un uomo o una donna fuori dalle logiche di partito (e che non abbia trascorso tutta la vita nel Partito Comunista Italiano).
4) Presidenza del Senato e della Camera. Il problema della seconda e della terza carica dello Stato non è solo che anch’esse sono andate al centrosinistra, ma che entrambi i Presidenti sono due ex sindacalisti. Un fatto politico di enorme rilievo che non è visto positivamente dalla stragrande maggioranza della gente, la quale - come evidenziato anche dall’ultima inchiesta dell’Espresso - alla parola "sindacato" non associa certo le parole modernizzazione e riforme.
5) L’indulto. In un paese in cui la sicurezza era una delle prime emergenze, l’idea di rimettere in libertà i criminali – anche con il consenso di parte dell’opposizione – ha rappresentato un vero e proprio schiaffo per chi ogni giorno vive con la paura di andare alla posta a ritirare la pensione, di girare da sola la sera o in luoghi non molto frequentati, di non ritrovare la macchina al parcheggio, di ritrovarsi i ladri in casa mentre tua moglie e i tuoi figli dormono. E le conseguenze negative già si sono viste.
6) L'impunità dei politici di sinistra. Finché le indagini dei pubblici ministeri sono indirizzate verso Berlusconi o altri politici di centrodestra, quelle indagini sono già sentenze. Guai a chi fa critiche, perché vuole "delegittimare i giudici". Se poi emergono fatti eclatanti ed incontrovertibili come le intercettazioni telefoniche che provano gli intrecci tra vertici DS (Fassino, D'Alema) e finanza (caso Unipol), ci si affretta a sostenere che non sono rilevanti politicamente. E se un magistrato (certo non inviso alla sinistra) come il giudice Forleo dice che sì, sono penalmente rilevanti, e chiede l'autorizzazione ad utilizzarle, subito ci si irrigidisce, si parla di "irricevibilità": i politici (certi politici) hanno la pretesa di essere intoccabili.
7) La crisi economica delle famiglie. A sentire la sinistra quando era all'opposizione, il bilancio pubblico era allo sfascio, le famiglie non arrivavano alla fine del mese. Oggi, magicamente, il risanamento dello Stato è cosa fatta, le famiglie cavalcano il vento della ripresa...
In realtà, il "buco" di bilancio che la sinistra diceva di aver ereditato non c'era, e sul risanamento strutturale - taglio delle spese insostenibili - si prende tempo.
Le famiglie - che non erano alla fame - hanno visto la loro condizione peggiorare a causa dell'aumento delle tasse voluto dalla Finanziaria per il 2007. La ripresa è una conseguenza di quella internazionale, in Italia le tasse la rendono più lenta, e ne beneficiano soprattutto i profitti di banche, assicurazioni, grande industria. Gli Italiani che vedono il loro tenore ridotto dall'imposizione fiscale elevata nutrono rabbia verso i politici e i dipendenti dei diversi palazzi della politica quando, come in questi mesi, si scoprono gli stipendi da nababbi che quelli percepiscono. E' qualunquismo?
Non abbiamo elencato alcune scelte del Governo Prodi che riteniamo politicamente sbagliate. Abbiamo evidenziato comportamenti che investono la moralità dell'agire politico, e che hanno tolto a molti cittadini (soprattutto di sinistra) l'illusione che la "questione morale" possa avere una soluzione moralistica, basata sul colore politico: scelgo il partito dei "buoni" contro quello dei "corrotti". Disillusione che si somma a quella già diffusa verso l'azione delle giunte rosse.
La crisi di sfiducia verso la politica, che si è aggravata negli ultimi mesi per le ragioni descritte, non nasce però - ovviamente - col Governo Prodi. Come accennavamo inizialmente, esistono altri elementi, radicati da anni e comuni a tutta la classe dirigente, che rendono la politica (ma anche l'economia) italiana incapace di svolgere il suo ruolo, e determinano la sfiducia del cittadino: si tratta del sistema di potere italiano e dei passi falsi commessi dalla politica negli ultimi anni, di cui parliamo in appositi articoli.