La folla immensa del Family Day
"Lo schema delle 'due piazze' si è rivelato forzato, inadeguato. Sarà brutale dirlo così, ma ieri se n'è vista soltanto una reale: quella di San Giovanni, gremita di circa un milione di persone per il Family Day. L'altra, intestata maldestramente al Coraggio laico in piazza Navona, è risultata troppo piccola e prigioniera degli amarcord per rappresentare il mondo che pretendeva di incarnare." Così Massimo Franco, sul Corriere della Sera di domenica 13 maggio, sintetizza nella maniera più efficace l'evento politico e sociale che ha animato Roma (e l'Italia) sabato scorso. Piazza di Porta S. Giovanni (ma anche le zone limitrofe: p.zza S.Giovanni in Laterano, via Emanuele Filiberto, via Carlo Felice) è stata riempita da oltre un milione di persone festanti. Savino Pezzotta, che ha concluso la manifestazione, ha parlato di "un milione e mezzo di persone che sono transitate per questa piazza". E' importante sottolineare il concetto di "transitate": la zona era così piena (lo diciamo per esperienza diretta) che non riusciva a contenere tutti, e già alla cinque, mentre frotte di romani accorrevano per assistere al momento clou, intere comitive di manifestanti giunte dal resto d'Italia, e presenti sin dal mattino, si allontanavano per paura di restare imbottigliati al momento del deflusso.
(A proposito di calcolo dei partecipanti, ci sia consentita una richiesta: si può sapere chi è - nome e cognome - il funzionario della questura che ha avuto il coraggio di parlare di duecentocinquantamila presenti? Ma le ha viste le foto aeree come quella che vi proponiamo? Noi siamo soliti prestar più credito ai dati della questura, piuttosto che alle abituali esagerazioni degli organizzatori delle manifestazioni. Ma ieri le cose sono andate ben diversamente, e l'oscuro funzionario - pagato da noi cittadini - ha dimostrato di non fornire cifre obiettive).
Veniamo a piazza Navona, alla manifestazione indetta da radicali e socialisti. L'inizio era previsto alle 15,30, ma a quell'ora... non c'era nessuno! Per cui hanno dovuto rinviarlo di un'ora, sperando che qualche partecipante si decidesse ad intervenire, così da consentire - mescolato ai turisti - un esordio non surreale. Alla fine, le cifre riferite da chi ha assistito (nessuna foto d'insieme è circolata...) oscillano dalle poche centinaia, ai dieci/dodicimila dichiarati dagli organizzatori, ai ventimila sparati da un Cecchi Paone in vena di boutade. Insomma, fatto credito anche in questo caso di un transito di persone superiore a quelle che hanno stazionato fisse, possiamo parlare di qualche migliaio.
Un gigantesco autogol per chi aveva promosso questa manifestazione lo stesso giorno del Family Day, in aperta contrapposizione.
Intendiamoci: noi non riteniamo che le buone ragioni siano misurate dall'imponenza delle manifestazioni di piazza. Ma in questo caso il braccio di ferro numerico era stato ricercato proprio dagli organizzatori di Coraggio laico, che prevedevano per la propria manifestazione un'affluenza molto superiore, con lo scopo di segnalare che la voglia di Di.Co. e il fastidio per una presunta ingerenza della Chiesa fossero argomenti sentiti dagli Italiani. E, contemporaneamente, non immaginavano la gigantesca affluenza a S. Giovanni, prigionieri dei loro schemi ideologici secondo cui la questione famiglia sarebbe solo un fantasma agitato da gerarchie ecclesiastiche lontane dal sentire del popolo.
I fatti hanno dimostrato l'esatto contrario: i Di.Co sono una manovra di lobbies ben organizzate, influenti in alcuni partiti politici e sovraesposte mediaticamente, che non esprimono bisogni reali del Paese, ma vogliono imporre allo Stato una loro etica.
La laicità, invece, sabato era di casa piuttosto a S. Giovanni, dove è stata posta una questione concreta: quella della famiglia protetta dalla Costituzione, delle penalizzazioni di cui è oggetto, degli aiuti di cui ha bisogno. Una questione che investe tutti gli Italiani, ma sin qui negletta perché troppo spesso, in Italia, i problemi di tutti sembrano i problemi di nessuno; perché non aveva trovato una rappresentanza capace di un discorso chiaro e forte. C'era dunque bisogno di questa manifestazione (ed è una grande ingenuità quella di chi non ha partecipato solo "per non creare divisioni"); come nel 1980, a Torino, c'era stato bisogno della marcia dei quarantamila della FIAT, per dar voce alla maggioranza silenziosa che chiedeva di lavorare e vedeva le porte delle fabbriche bloccate da facinorosi simpatizzanti delle BR.
A S. Giovanni erano protagonisti i cittadini, i movimenti cattolici (una nuova confortante dimostrazione di unità nel variegato mondo del laicato cattolico) e i "laici" che hanno condiviso questa battaglia. Il clima era festoso e propositivo. I politici che hanno raccolto l'invito a partecipare (in gran parte del centro-destra, ma con apprezzabili partecipazioni dell'altro schieramento) erano spettatori, chiamati ad ascoltare; e a far seguire fatti più concreti che in passato.
A quanti hanno fatto facile ironia sulle condizioni familiari di alcuni di quei politici, rispondiamo che sì, sarebbe apprezzabile una maggiore coerenza tra privato e pubblico. Ma è anche apprezzabile la capacità di un politico di andare oltre i propri travagli personali, di non volersi creare leggi che siano uno scudo alle proprie debolezze. Anche un politico che ha subìto traversie familiari può aver la capacità di riconoscere che le famiglie che esercitano una funzione sociale hanno bisogno di maggiore sostegno pubblico.
Nelle manifestazioni anticlericali c'è sempre qualcuno che si distingue per stile e tolleranza...
A piazza Navona il popolo non c'era. I pochi presenti erano soprattutto politici, datisi convegno per rievocare battaglie passate che non hanno nulla a che vedere con i problemi presenti. Per invocare un laicismo che vuole essere bavaglio al mondo cattolico. Per denigrare l'altra piazza, popolata - a loro dire - da persone facilmente abbindolabili dalla Chiesa (come no!). Per trovare alibi al loro fallimento nella disparità di forze organizzative e di pubblicità (mentre di pubblicità ne hanno avuta pure troppa, sfruttando l'effetto-contrapposizione al Family Day). Una parte dei presenti ha anche pensato bene di concludere la giornata dirigendosi verso Ponte Garibaldi, per commemorare la morte di Giorgiana Masi gridando 'laicamente' "Cossiga boia!"...
La perla di questa triste manifestazione è nelle dichiarazioni della Bonino: "C'è un'Italia un po' bigotta, difficilmente tollerabile". Difficilmente tollerabile... speriamo che la tolleranza torni ad albergare dalle sue parti, ministro Bonino.
Alla 'perla' della Bonino ha fatto da triste eco una perla della terza carica dello Stato, il presidente della Camera Bertinotti; il quale, rispondendo ad una domanda sul Family Day (su Il Mattino del 13 maggio), ha affermato (voce dal sen fuggita...): "La manifestazione è fuorviante, non vi attribuisco un grande valore. La gente è davvero un altra cosa".
Manifestazione fuorviante? La gente è un'altra cosa? Ci perdoni, Presidente: non le sembra un'affermazione vagamente razzista ? Qual è la gente 'giusta', secondo lei: quella con tre narici?
Per un resoconto della giornata di S. Giovanni, leggi qui l'articolo di AsiaNews.
Per leggere l'intervento del presidente del Forum delle Associazioni familiari, Giovanni Giacobbe, clicca qui.
Per leggere l'intervento della portavoce del Family Day, Eugenia Roccella, clicca qui.
Per leggere l'intervento del portavoce del Family Day, Savino Pezzotta, clicca qui.